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Storie Olimpiche – Carlo Airoldi, il vincitore senza medaglia
A distanza di un anno dalle Olimpiadi di Tokyo 2020 ecco che riprende il percorso di Storie Olimpiche, un viaggio attraverso le storie più incredibili delle passate edizioni dei giochi olimpici.
Purtroppo, nello sport, come nella vita, chi non vince non viene ricordato. Ci sono storie che però trascendono le medaglie e i successi. Storie che meriterebbero un posto nei libri di storia. Storie come quella di Carlo Airoldi.
Nato nel 1869 a Origgio, in provincia di Varese, da genitori contadini, Carlo lavorava in una fabbrica di cioccolato coltivando la passione per lo sport, in particolare per la corsa. Dopo i trionfi in diverse gare di paese, il suo più grande successo fu la vittoria alla Milano-Barcellona nel settembre del 1895. Sempre in quell’anno, Airoldi sfidò addirittura Buffalo Bill in una gara di 500 km dove l’italiano avrebbe gareggiato a piedi contro l’americano che invece sarebbe stato a cavallo. Tuttavia, l’attore e cacciatore statunitense si rifiuto perché pretendeva di avere due cavalli a disposizione.
Nel 1896 ad Atene si disputarono i primi giochi olimpici dell’era moderna e Airoldi sognava più di ogni cosa di parteciparvi. Provenendo da una famiglia povera non si poté permettere i soldi per il viaggio e così decise di partire per Atene a piedi.
Airoldi partì da Milano il 28 febbraio 1896, un mese prima dell’inizio della manifestazione e in questa impresa si fece sostenere da un giornale sportivo dell’epoca chiamato “La bicicletta”, a cui inviò tutti gli aggiornamenti del suo viaggio. Un’odissea in cui il corridore rischio la vita. Da Milano fino a Spalato il percorso fu molto tranquillo e senza intoppi. Nella città croata insorsero i primi problemi. Infatti, dopo avere sfidato il campione di corsa della città e avere vinto, venne aggredito da un gruppo di scommettitori slavi furiosi per la sconfitta. Ripreso il viaggio, cadde e si ferì a una mano prima di giungere a Ragusa, successivamente ad avere passato due notti all’aperto dato che non trovò ospitalità. In seguito, tramite un piroscafo giunse a Patrasso, dopo che gli venne consigliato di non attraversare l’Albania a piedi, in quanto priva di strade. Nelle vicinanze di Elusi, nella periferia dell’Attica, Airoldi sbagliò strada e percorse 14 km nella direzione errata. Il giorno seguente, il 31 marzo 1896, giunse aa Atene.
La sua fama lo precedette e gli organizzatori dei giochi olimpici iniziarono a preoccuparsi: la maratona era la disciplina simbolo dello sport greco e a trionfare in essa doveva assolutamente essere un ellenico. Fu per questo che trovarono il modo di impedire l’iscrizione di Airoldi alla competizione. Il maratoneta italiano venne considerato un professionista e i giochi erano riservati esclusivamente ai dilettanti. Le numerose richiese del consolato italiano furono inutili e la gara venne vinta da Spiridon Louis, un dilettante greco.
“E’ necessario che io parta al più presto, giacché ieri ed oggi dura fatica feci a reprimermi. – dichiarò a “La bicicletta” Airoldi dopo avere assistito alla maratona, che continuò manifestando tutta la rabbia per l’accaduto – Mi sentivo il prurito nelle mani e non posso tollerare più a lungo i sorrisi ironici di certi villani, ai quali avrei voluto far vedere, se non mi avesse trattenuto il timore di passare per un farabutto, che oltre alle gambe possiedo anche delle buone braccia. Dopo tutto mi consolo perché a piedi vidi l’Austria, l’Ungheria, la Croazia, l’Erzegovina, la Dalmazia e la Grecia, la bella Grecia che lasciò in me un ricordo indelebile“.
Carlo Airoldi è la dimostrazione del celebre detto “L’importante non è vincere, ma partecipare”. Il suo scopo era quello di partecipare e ha insegnato a coloro che conoscono la sua storia che la passione per ciò che ami è più forte di qualsiasi cosa, più importante di qualsiasi medaglia, più significativo di qualsiasi successo. Non ha mai smesso di credere nel proprio sogno e ha fatto letteralmente di tutto per realizzarlo. Non importa se non ci è riuscito, l’importante è che la sua storia resterà da esempio per tutti i sognatori.
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