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Il Grande Giorno di Imola

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IMOLA

1968 e 2020 sono anni diversi, distinti e distanti ma capaci in egual misura di cambiare il mondo sancendo un prima ed un dopo. Tra la contestazione mondiale e la pandemia globale si è infilato un mezzo secolo irripetibile che lega queste due annate con un sottile filo rosso. Anno olimpico il 1968, altrettanto olimpico sarebbe stato il 2020 senza il rinvio dei giochi di Tokyo.

A Città del Messico Carlos e Smith sollevarono i loro pugni inguantati di nero per difendere i diritti degli afroamericani mentre nel 2020 il campione del mondo di Formula 1 Lewis Hamilton sfoggia lo stesso pugno sulla calotta del casco per le medesime nobili cause, portando la teutonica Mercedes a trasformare le “frecce d’argento” in “frecce nere”. 52 anni fa la mitica 24 ore di Le Mans si disputò per la prima volta a settembre dopo i disordini del maggio francese, evento ripetuto la scorsa settimana in ossequio alle norme anti-Covid. Ma il 1968 fu anche l’anno del Mondiale di ciclismo su strada a Imola. Un Mondiale privato delle gare dei “Dilettanti”, ai quali all’epoca era riservata la gara olimpica, così come quello del 2020 sarà mutilato delle competizioni di Juniores ed Under 23, non materialmente organizzabili con i dovuti standard dopo il “ciclone” Covid. Seppur ridotto nel programma quel Mondiale 1968 fu un evento desiderato, rincorso, fortemente voluto ed infine conquistato soprattutto per la determinazione di un imolese che di nome fa Nino Ceroni.

IL GRANDE GIORNO. Ogni uomo nella vita ha il suo Grande Giorno e quel 1 settembre 1968 fu sicuramente quello di Nino dopo anni passati a lavorare pazientemente e politicamente per centrare l’obiettivo. Fu il Grande Giorno di Vittorio Adorni da San Lazzaro Parmense, splendido, inatteso e scaltro vincitore in solitaria dopo la più grande fuga nella storia della gara iridata. Ma ciò che rende unica quella giornata ancora oggi è l’essere stata il Grande Giorno di un’intera città che, rinata dalle macerie post-belliche, per la prima volta si sentiva grande ospitando un evento mondiale, mostrandosi bella ed orgogliosa come non mai. Il centro che doveva ancora riscoprire i suoi piccoli tesori storico-artistici si illuminò per la prima volta, si organizzarono mostre ed eventi e perfino le “arzdore” (massaie per chi non è avvezzo all’idioma locale) si rifecero la permanente, metti che incontrassero qualche “forestiero” in giro. Fu il Grande Giorno per quelle decine di migliaia di spettatori che in una calda domenica d’estate si assieparono sul circuito dei Tre Monti rendendololeggendario tra bici, bandiere, piadine e sudore in un unico enorme abbraccio agli eroi di uno sport che in quei decenni pre-social raggiunse picchi di popolarità incredibili senza bisogno di “tweet” e “post” ma solo con le storie vere di chi spingeva forte sui pedali portate nelle case italiane dal leggendario “Processo alla Tappa” di un maestro del giornalismo come Sergio Zavoli. Un abbraccio che si trasformò in una spinta immateriale a quella maglia azzurra solitaria in testa dai meno 90 chilometri all’arrivo. Una spinta che si tramutò infine in un’esplosione di gioia tricolore. Quel 1 settembre è stato il Grande Giorno di chi per tanti anni ha raccontato a figli e nipoti emozioni uniche conservando gelosamente i biglietti dell’evento iridato. Fu il Grande Giorno anche per un bimbo di 7 anni che decise che sì, bello il calcio, ma che l’incanto del ciclismo era tutta un’altra cosa per lui e che, un giorno, avrebbe voluto viverlo indossando la maglia azzurra.

 

IL RITORNO. Nei 52 anni successivi quel bimbo avrebbe pedalato per 800000 chilometri, vinto 27 gare in 14 anni da professionista e corso 9 mondiali con quella maglia azzurra tanto desiderata fino a ricoprire il ruolo di commissario tecnico della “sua” Nazionale. Comunque vada il 27 settembre 2020 sarà il Grande Giorno di Davide Cassani da Solarolo, alla guida dell’ammiraglia tricolore sulle strade di casa. Sarà il Grande Giorno anche per Marco Selleri da Mordano, erede “spirituale” del grande Nino Ceroni e capace di organizzare una rassegna iridata in 20 giorni con in mezzo anche un Giro Under 23 gestito impeccabilmente. Sarà il Grande Giorno di una Imola che torna grande ospitando due mondiali in 40 giorni, in attesa del sospiratissimo ritorno della Formula 1 in riva al Santerno. Sarà il Grande Giorno anche per tutti noi, figli e nipoti di chi c’era nel ‘68 e da cinque decenni ci racconta di una giornata indimenticabile. Comunque vada sarà indimenticabile anche il prossimo 27 settembre. Sperando che l’aria delle colline che dalla Romagna vanno a lambire l’Emilia compia ancora la magia di trasformare una maglia monocolore azzurra in una avvolta da una striscia con i colori dell’iride.

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