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Calcio

Il punto sul Campionato – 07 Nov

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SERIE A  10° e 11° Giornata

Il doppio turno di campionato appena passato è servito a delineare almeno in parte l’andamento di questa Serie A 2013-14. Undici gare infatti non sono poche, e si possono già trarre alcune conclusioni, pur se manca – ed è scontato dirlo – ancora molto al 18 Maggio 2014, quando tutto si concluderà e ci prepareremo ad assistere ai Mondiali di Brasile.

Ho purtroppo avuto seri problemi al computer che hanno limitato pesantemente la mia possibilità di scrivervi, mi scuso e mi auguro di non avere più di questi ritardi prossimamente.

La classifica è guidata dalla Roma di Garcia, che a questo punto non può essere più considerata una sorpresa ma una seria candidata alla vittoria finale: dopo nove vittorie in altrettante gare, i giallorossi si sono presi anche il decimo trionfo in casa contro il Chievo Verona, salvo poi fermarsi a Torino nel turno infrasettimanale. Un pareggio, quello con i granata, figlio di alcune sviste arbitrali. Sviste che però hanno fatto riaffiorare uno dei più grandi limiti dei capitolini, e cioé parte della tifoseria eccessivamente vittimista e pronta a gridare al complotto non appena capita qualche evento contrario. Detto che vincere tutte le gare era impensabile e che prima o poi uno stop doveva arrivare, e pur riconoscendo il peso della scarsa prestazione dell’arbitro, il pari con il Torino ha sottolineato anche qualche limite ovvio di una squadra che sul piano tecnico non partiva certo per vincere il campionato. Così, con Capitan Totti e la freccia Gervinho fermi ai box, sono emersi i limiti offensivi di una squadra forse un po troppo attendista, limiti che il modesto Chievo non aveva saputo sfruttare così come hanno fatto Cerci e compagni. Se la Roma ha infatti una difesa di ferro è ovviamente merito di tutta la squadra, che però in attacco potrebbe patire più del previsto l’assenza del suo capitano: per carità, difettucci in un complesso tutto sommato ottimo e che può senz’altro dire la sua per la corsa al titolo, ma rimane il fatto che adesso potrebbe essere cominciato il difficile.

Anche perché alle spalle della prima Juventus e Napoli, come prevedibile, non mollano: avere solo tre punti di distacco da una squadra che ha vinto tutte le gare giocate meno una la dice lunga sul rendimento dei team di Benitez e Conte, che in più hanno il non trascurabile impegno in Champions League. Impegno probante soprattutto per i partenopei, privi di ricambi di livello e che hanno faticato sia con la Fiorentina a Firenze (ma era prevedibile) che con il nuovo Catania di De Canio. Con i Viola è servita bravura e fortuna, traducibile nella clamorosa svista che ha negato ai padroni di casa un rigore netto su Cuadrado nelle battute conclusive, mentre con gli etnei è indubbio che l’impegno è stato preso un po sotto gamba, ragionamento logico considerando l’importante sfida in Europa che attendeva Higuain e compagni contro il Marsiglia. In ogni caso il Napoli regge, e Hamsik pare piano piano entrare nei meccanismi offensivi del tecnico spagnolo, che già esaltano il bomber Higuain e lo spagnolo Callejon, vera sorpresa del torneo. La Juventus invece sorprende poco: pur avendo pagato dazio ad un modulo che dopo due stagioni gli avversari cominciano a conoscere, gli uomini di Conte giocano praticamente a memoria e, dopo aver stritolato il fragile Catania, prendono i tre punti anche a Parma al termine di una gara difficile contro un avversario chiuso e insidioso. Il gol, contro i ducali, porta la firma di Pogba, sempre meno promessa e sempre più campione, un talento che maschera anche gli acciacchi di Pirlo e l’inspiegabile involuzione di Marchisio, che solo la scorsa stagione era per rendimento il più forte centrocampista italiano. I bianconeri rimangono per me ancora i favoriti principali alla vittoria, principalmente per un carattere di ferro e per avere la vittoria nel proprio DNA: una squadra che, con tutti i problemi e gli impegni che ha avuto la Juve, mette comunque insieme 28 punti in 11 turni dovrebbe fare paura a tutti, soprattutto visto e considerato che la sola sconfitta patita (contro la Fiorentina) è stata figlia di venti minuti di follia difficilmente ripetibili.

Dietro il terzetto che guida la classifica ecco Inter, Verona a 22 punti e la Fiorentina a 21. Mazzarri ci ha mostrato finora una squadra forse priva di spunti offensivi ma dalla grande forza fisica e morale, quasi un miracolo considerando il finale-horror dell’Inter della scorsa stagione. Milito servirebbe come il pane, ma nel frattempo ne fa bene le veci un Palacio tornato il bomber di inizio carriera, ben supportato tra l’altro da quel Ricky Alvarez troppo presto bollato come bidone. I nerazzurri sono una squadra seria, e se Gennaio porterà un paio di rinforzi (principalmente negli esterni e magari in difesa) oltre i recuperi di alcuni uomini-chiave ecco che, pure se per lo Scudetto è presto, un posto nell’Europa che conta appare ampiamente alla portata pur con fior di rivali. Il Verona è invece la sorpresa del campionato, ed il merito è sia del tecnico Mandorlini che di alcuni uomini su cui in pochi avrebbero scommesso: Jorginho era un fenomeno in Serie B, e si è confermato un ottimo giocatore anche col salto di categoria, mentre in attacco Toni ha sorpreso forse persino se stesso, arrivando a richiamare (pare) persino l’attenzione di Prandelli. Magari in Brasile non ci andrà, ma se il fisico reggerà il bomber pavullese potrà essere uno dei protagonisti del campionato. Sorprende anche la Fiorentina, certamente squadra da tutti più accreditata del Verona per competere in certe posizioni ma che ai più era parsa in difficoltà dopo l’infortunio di Mario Gomez, vero e proprio colpo estivo che aveva scatenato l’entusiasmo di tecnico, società e tifoseria: e invece Montella è stato bravissimo a tornare al vecchio spartito, quello che prevedeva la mancanza di un punto di riferimento fisso in attacco, e i risultati si sono visti. La sconfitta con il Napoli è stata tutto sommato meritata, ma a fronte di un avversario decisamente superiore sul piano tecnico, mentre la vittoria a San Siro contro un derelitto Milan è stata di gran carattere, visto che si parla sempre e comunque di tre punti presi ai rossoneri in casa loro. Cuadrado prosegue la sua crescita ed è probabilmente ad oggi il miglior esterno destro della Serie A, Neto pare essere diventato padrone della porta e diversi giocatori aumentano di rendimento di partita in partita: i Viola sono sicuramente una buona squadra, e con il rientro di Gomez potrebbero anche loro tornare a vedere quella zona-Champions che solo un mese e mezzo fa pareva irraggiungibile con l’infortunio del bomber tedesco. Un bomber tedesco ce l’ha anche la Lazio, e quando è in giornata sa fare molto male, ma purtroppo per i capitolini Klose non sempre è affidabile dal punto di vista fisico e mentale. Ricordando quel che accadde anche due stagioni fa in vista degli Europei, con il buon Miro che preferì non forzare il rientro da un infortunio per mantenersi fresco in ottica Nazionale, Lotito e Tare dovevano premunirsi trovandogli una riserva adeguata, visto che questa è la stagione che porta a quelli che per Klose saranno gli ultimi possibili Mondiali: il mancato acquisto di Yilmaz peserà sulla stagione della squadra di Petkovic, colpevole forse solo di insistere un po troppo nelle proprie idee. Lo scialbo Hernanes visto fin qui, oltretutto, non aiuta, e così la Lazio pare destinata ad una stagione da comprimaria. La zona-Europa è lontana, mentre ad un passo c’è il rinato Genoa di Gasperini, autore del più bel Grifone degli ultimi anni e che da quelle basi è ripartito: e se per il sottoscritto Liverani non aveva grandissime colpe, va pur detto che “il Gasp” è uno dei migliori tecnici in circolazione sul piano tattico ed in più con i rossoblù ha un feeling davvero speciale. La vittoria in casa con il Parma, cui ha fatto seguito il blitz corsaro in trasferta con la Lazio, ha portato sei punti e soprattutto una convinzione prima assente: Perin pare aver ritrovato se stesso, sulle fasce si muovono interessanti novità (Centurion e Feftatzidis) e in attacco amici c’è Gilardino, e cioé un nazionale italiano. Spiace solo per l’accantonamento di Lodi, arrivato in pompa magna quest’estate ma messo da parte nel 3-4-3 di Gasperini che richiede ai due centrali di centrocampo polmoni decisamente più capienti di quelli del regista campano.

A metà classifica stanno l’Atalanta (la meno brillante delle ultime tre stagioni, ma pur sempre una squadra adeguata per inseguire l’obbiettivo stagionale che è la salvezza), l’Udinese (stesso discorso degli orobici, con Muriel che fatica ad esplodere e un Di Natale fatalmente in fase calante), il Parma e il Torino, tutte squadre insomma che sono dove ti aspetteresti che stiano. In mezzo a queste il Milan, caduto in una crisi che sembra irreversibile e che ha diversi padri: la lunga squalifica di Mexes ha indebolito una difesa fragile già con il francese in campo – figuriamoci senza – e mentre il centrocampo non sembra avere personalità, in attacco Balotelli si è trasformato da uomo in più a uomo in meno, crollando psicologicamente sotto il peso di troppe responsabilità. Bene fa Allegri a ricordare che Mario era una riserva sia all’Inter che nel Manchester City, e chi legge una critica probabilmente sbaglia: quel che penso è che il tecnico voglia deresponsabilizzare Balotelli, restituendogli la libertà di giocare come sa senza fargli sentire il peso di una società come il Milan (il club più titolato al Mondo, va ricordato) solo sulle proprie spalle. Sarà difficile che l’arrivo di Rami a Gennaio risolva le pecche di una squadra senza ne capo ne coda e in cui brilla il solo Kaka, peraltro l’acquisto su cui si addensavano più dubbi tra gli addetti ai lavori. La querelle tra Galliani e Barbara Berlusconi, con il patron Silvio che sembra clamorosamente assente e preso da problemi personali ben più gravi (“così, giusto per ricordarlo”) di certo non aiuta, e anche se i rossoneri sono sempre una squadra zeppa di nazionali, sembra difficile pensare ad un bis del girone di ritorno della scorsa stagione, quando agganciarono un terzo posto in cui nessuno poteva credere a Natale.

Chiusura finale come sempre per il Bologna, che inanella una serie di risultati positivi che lo allontanano seppur di poco dalla zona calda della retrocessione: finalmente la qualità di questa squadra sembra venire fuori, anche se ci sarà da lottare fino all’ultima giornata, probabilmente, per scongiurare il rischio di una caduta in cadetteria. La squadra che è andata a vincere alla grande a Cagliari andava replicata anche contro il Chievo, e invece la paura di esporre il fianco alle ripartenze degli ospiti ha negato al team di Pioli tre punti che erano obbiettivamente alla portata. Vero è che i clivensi sono ultimi ma non hanno quasi mai demeritato in questo campionato, ma una squadra che può disporre di gente come Diamanti e Kone potrebbe osare un po’ di più. Incoraggiante il lancio di Khrin in difesa, e se Rolando Bianchi trovasse finalmente la condizione…

Un saluto a tutti gli amici rossoblù e non, ci vediamo dopo il prossimo turno, stavolta conto di potere essere con voi il giorno successivo alle gare e non, come stavolta, con tutto questo ritardo. Buon campionato a tutti!

 

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