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Calcio

Il punto sul Campionato – 29 Ott

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SERIE A  9ª Giornata

Questa Roma sembra davvero non saper perdere. Quando le difficoltà sembrano insormontabili, e maturo appare il primo stop della squadra di Garcia, ecco che anche la fortuna da una mano: una buona Udinese viene fermata dal palo colto da Muriel e addirittura viene infilata dal primo gol stagionale dell’americano Bradley proprio quando i giallorossi, in inferiorità numerica, sembrerebbero accontentarsi del primo pareggio dopo ben otto vittorie.
E invece no, è la nona vittoria in nove gare per la Roma di Garcia, ed è la prima volta dall’insediamento degli americani che questa squadra sembra matura per giocarsi davvero lo Scudetto: la fortuna avuta contro i friulani infatti non inganni, i giallorossi giocano la loro buona partita e dimostrano anche ai più scettici di essere squadra vera e di non volare su facili entusiasmi. Udine era una partita dove c’era da usare più la sciabola che il fioretto, e la squadra ben si è adattata all’occasione. Spicca l’assenza di Totti, che ne Borriello ne chiunque altro può rimpiazzare per il modo di dettare i tempi alla squadra, oltre all’indiscusso carisma. Magari sarebbe potuta andare peggio, ma che nel calcio per vincere ci voglia anche fortuna non è cosa nuova: al prossimo turno, contro un derelitto Chievo, la Roma può addirittura arrivare alla decima vittoria su dieci gare.
Quello che spicca maggiormente è il record difensivo, appena una rete subita in nove gare: è indubbio che Benatia, Maicon e De Sanctis hanno rinforzato il reparto, ma sarebbe sciocco pensare che sia merito esclusivamente loro. No, è tutta la squadra che difende, concede pochissime occasioni agli avversari  e…beh, è così che si vincono gli scudetti.

Non sarà facile però: alle spalle dei giallorossi scalpitano Juventus e Napoli: la squadra di Conte rinasce dopo l’inopinata sconfitta di Firenze e si sbarazza di un mediocre Genoa con una facilità che non è rispecchiata dal risultato finale di “appena” 2 a 0, mentre la truppa di Benitez ritrova Higuain, a livello tecnico tra i primi tre attaccanti in Serie A. Certo gli avversari sono quello che sono, tuttavia si parla di due signore squadre, peraltro impegnate a renderci onore in Champions League: la Juventus, con tutte le sue “crisi”, è comunque appena dietro la Roma che va a punteggio pieno, non ce lo scordiamo. Contro il Genoa si è visto la solita grande squadra di questi ultimi due campionati, ahimè però anche nel computo delle occasioni fallite in attacco: per carità, bravissimo Perin, finalmente riscattatosi dopo diversi momenti bui, ma ai bianconeri sembra mancare quel cinismo sottoporta che solo Tevez possiede.
Il Napoli deve invece ritrovare il miglior Hamsik, passato in pochissime giornate da stella della squadra a corpo estraneo, e deve lanciare definitivamente Insigne, che ha sì una concorrenza dura da superare (Mertens, Callejon, Pandev, dei signori giocatori) ma che non può farsi fermare in un momento in cui tutto sembra pronto per passare da giovane di belle speranze a campioncino. Eppure, anche considerando queste pecche, bianconeri e partenopei sono ancora i favoriti numero uno per lo Scudetto, per me. La forza complessiva e la compattezza della Juve o la fantasia e l’estro del Napoli? Sarà una bella sfida, con la Roma che però non può più nascondersi.

Vittoria di carattere anche quella della Fiorentina, che vince una partita che prima di Montella sarebbe stata persa o tutt’al più pareggiata: decide Cuadrado, decisamente il miglior esterno destro del campionato e un tipo di giocatore che da molto tempo non si vedeva. Il colombiano ha corsa e dribbling, e non è certo una novità, ma ha anche affinato il piede, e la doppietta rifilata alla squadra di Sannino lo testimonia.
Pensare che i Viola sono senza Mario Gomez, e cioè l’acquisto più pesante e strombazzato della campagna acquisti, fa capire che è difficile porre limiti ad una squadra come quella di Montella, e le ultime due gare con Juve e Chievo hanno dimostrato che a Firenze c’è finalmente anche il carattere e la fiducia nei propri mezzi.
Quello che sembra mancare completamente ai clivensi, desolatamente e purtroppo meritatamente ultimi: Sannino per me rimane un buon tecnico, ma forse quest’anno il miracolo non è riuscito a livello di mercato, con il risultato di avere una squadra mediocre che fatica moltissimo per fare gol e crolla psicologicamente alla prima difficoltà. Ovviamente pagherà l’allenatore, ma davvero mi domando se qualcun altro possa fare meglio, con fondata convinzione di no.

L’Inter supera il Verona facendo valere tecnica ed esperienza superiori, ma è una sconfitta digeribile per Mandorlini, che tutto sommato non può sempre stupire tutti. Mazzarri lavora bene, anche se manca decisamente qualità negli ultimi venti metri: servirà, se si vorrà puntare almeno ad un posto in Champions League, ma pure andare in Europa League quest’anno sarà maledettamente difficile, e non è che il carattere e l’entusiasmo possono farti andare avanti un intero campionato. Forse rinunciare ad Alvarez (o arretrarlo al centrocampo per non privarsene) e mettere una punta in più potrebbe servire, anche se è chiaro che non sono i numeri a risolvere le partite e che ogni modulo, se ben interpretato, può portare alla vittoria. Purtroppo però questa Inter da l’impressione di poter patire soprattutto con chi, tecnicamente inferiore, la affronta pensando a difendersi: come e più che alla Juve, manca il fuoriclasse che inventa la giocata fuori dagli schemi o che trova il gol imprevedibile. Il rientro di Milito sarà fondamentale.

Il Milan più brutto della stagione crolla a Parma, e non inganni il risultato di appena 3 a 2 per i ducali, con il gol della vittoria per giunta arrivato in pieno recupero: i rossoneri sono stati inguardabili, tenuti su solamente dall’orgoglio di pochi uomini e naufragati nella mediocrità dei Constant e dei Balotelli. Si, proprio Super Mario, che dovrebbe essere l’unica certezza di questa squadra, ha deluso tantissimo, preso com’era dall’ansia di spaccare il mondo. Forse però è sbagliato a priori pensare che un ragazzo di appena 23 anni possa prendersi sulle spalle una squadra ricca di storia, tradizione e aspettative qual’è il Milan.
Il tecnico avrà anche le sue colpe, ovviamente, ma l’impressione che si ha è che ne Mourinho ne Guardiola potrebbero fare poi tanto meglio di Allegri, la cui unica colpa se vogliamo è stata quella di aver accettato una situazione in cui la società intende fare le nozze con i fichi secchi.
Ancora mi rimbomba nella testa Galliani che, preso Matri, disse che “con questo acquisto ce la giochiamo con tutti in Italia e in Europa”, vere frottole a cui i tifosi rossoneri sembrano voler credere sempre meno, soprattutto in mancanza di risultati: evidentemente il terzo posto della scorsa stagione, acciuffato anche per cali altrui e per qualche errore arbitrale (diciamolo) non è stato un sufficiente campanello d’allarme.

Rinascono Sampdoria, Lazio e Bologna, e sono tutte vittorie di carattere arrivate con avversari a dire la verità poco irresistibili: il risultato è che la classifica si accorcia, e sempre più si ha l’impressione che la bagarre-salvezza, a fine stagione, sarà appassionante quasi quanto quella per la zona Scudetto-Europa. I biancocelesti sembrano comunque fondamentalmente nel mezzo, e se da una parte bisogna lodare Lotito per aver mantenuto la massima fiducia in Petkovic, dall’altra bisogna rimproverare l’allenatore serbo per aver lasciato in panchina Klose. E’ il tedesco infatti che entra e sblocca una gara difficile con un avversario molto chiuso, prima che Candreva chiuda su rigore: la morale è che i campioni vanno fatti giocare sempre, soprattutto se le alternative sono assolutamente improponibili nel confronto.
Pioli salva la panchina grazie ad un gol di Crespo, sicuramente il bomber meno atteso dai felsinei, ma deve risolvere molti altri problemi prima di poter ambire alla conferma in Serie A. Ad esempio sul perché, tra tutti gli attaccanti presenti in rosa, non ve ne sia uno in condizione.

Mi scuso per il breve intervento, purtroppo sono in un periodo personale piuttosto incasinato tra progetti di trasferimento all’estero e qualche lavoretto qua e là che mi lascia poco spazio per i progetti più personali. Conto tuttavia di continuare a dire la mia su queste pagine web: il turno infrasettimanale lo commenterò insieme a quello di domenica prossima in uno speciale “Punto del Punto” ( 😀 ) che vedrete mercoledì, ma conto di tornare con qualche analisi più dettagliata e personale di diverse cose che mi hanno colpito di questo campionato.
Che è un bel torneo, dopo tutto: uno spettacolo che non ha bisogno, come oramai ci siamo abituati a vedere ogni domenica, di tifosi che per protesta si degradano a cantare cori vergognosi e basta.
Così si finirà per dare ragione all’opinione pubblica, e da che mondo è mondo combattere la stupidità (dei decreti, comunque criticabili) con altrettanta stupidità non ha mai portato bene.
Ma questa, amici, è un’altra storia….

Alla prossima!

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