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Servus, Freunde!

Sorride al Bayern – che guadagna, così, la vetta in solitaria – lo scontro diretto del Signal Iduna Park, in una gara emozionante e giocata a ritmi sempre alti. Passa per primo il Dortmund, con Reus, pareggia Alaba e Lewandowski porta in vantaggio i bavaresi, Sané sembra chiuderla, Håland la riapre ma non basta: i tre punti sono appannagio dei Bullen. RB Lipsia liscio sul Friburgo grazie a Konaté, Sabitzer e Angeliño e si porta ai piani alti l’Union Berlino che travolge l’Arminia Bielefeld con Endo, Andrich, Becker, Kruse e Teuchert. Hertha corsaro ad Augusta per merito di Cunha, Lukébakio e Piątek mentre il Wolfsburg piega l’Hoffenheim con Steffen ed il solito Weghorst: non basta Adamyan ai Biancoblu. Fa tutto da solo il Werder Brema: un’autorete di Moisander manda avanti il Colonia ma nel finale Bittencourt mette una toppa. A Stoccarda, Gonzalez e Castro infilano l’Eintracht Francoforte nel primo tempo ma vengono ripresi nella seconda frazione da Silva e Abraham. Primo punto della stagione per il Magonza che segna con Brosinski, viene raggiunto dallo Schalke 04 con Uth, torna a condurre con Mateta ma fa harakiri con un autogol di St. Juste. Grande spettacolo nel posticipo domenicale alla BayArena di Leverkusen, con i due bomber Stindl e Alario che si rincorrono nelle prime quattro marcature della partita: nella ripresa le Aspirine prendono il largo con Bailey e Baumgartlinger e serve a poco il gol di Lazaro per gli ospiti allo scadere.

 

RISULTATI

Werder Brema-Colonia 1-1

RB Lipsia-Friburgo 3-0

Union Berlino-Arminia Bielefeld 5-0

Magonza-Schalke 04 2-2

Augusta-Hertha Berlino 0-3

Stoccarda-Eintracht Francoforte 2-2

Borussia Dortmund-Bayern Monaco 2-3

Wolfsburg-Hoffenheim 2-0

Bayer Leverkusen-Borussia Mönchengladbach 4-3

 

CLASSIFICA

Bayern Monaco 18

RB Lipsia 16

Borussia Dortmund e Bayer Leverkusen15

Union Berlino 12

Wolfsburg e Borussia Mönchengladbach 11

Stoccarda, Werder Brema, Augusta ed Eintracht Francoforte 10

Hertha Berlino e Hoffenheim 7

Friburgo 6

Arminia Bielefeld 4

Colonia e Schalke 04 3

Magonza 1

 

La Germania, in fatto di stranieri è di certo stata una delle prime nazioni ad aprirsi anche a Paesi che – in quegli anni – col calcio avevano poco a che vedere. L’Islanda, ad esempio. Una terra strana, dove la gente è usa ad ingegnarsi per cavare il meglio da quel poco che la natura offre a quelle latitudini. Si convogliano geysers per riscaldare le case e le serre, senza le quali i prodotti della terra sarebbero sconosciuti, si preparano merluzzi e salmoni (quelli sì, abbondanti) nei più svariati modi, si allevano resistenti ovini dei quali non si spreca nulla. La necessità ha fatto sì che l’Islanda sia oggi una delle nazioni più civili e progredite sia dal punto di vista sociale che tecnologico. Il calcio è solo un hobby: le squadre sono finanziate in gran parte dai tifosi stessi, il professionismo è quasi sconosciuto. E loro, gli Islandesi, si considerano tutti una grande famiglia, al punto da non usare cognomi ma distinguersi solo per il patronimico. E’ qui che viene alla luce, l’8 Maggio 1955, Asgeir Sigurvinsson, a Vestmannæyjar, un’isoletta del sud dove da secoli riposa un tranquillo vulcano. Asgeir conquista la coppa d’Islanda a soli 17 anni, con la squadra della sua cittadina, ma non ne ha ancora 18 quando il vulcano si sveglia d’improvviso e solo la proverbiale efficienza degli abitanti permette che le case siano evacuate in poco più di mezz’ora, scongiurando una tragedia. Non è dato sapere se sia per quello ma sta di fatto che Asgeir farà in breve le valigie per il Belgio, destinazione Liegi, dove si accasa allo Standard. Viene lanciato immediatamente in prima squadra, appena maggiorenne, e conquista subito dirigenza e pubblico per la serenità da veterano con cui affronta il debutto. Si fermerà otto stagioni nella Città Ardente, collezionando 250 gare, 57 reti e una coppa del Belgio. Abbastanza perché Uli Hoeness, neo-dirigente dei Bullen, se ne accorga e lo acquisti in contanti. A Monaco durerà, però, solo una stagione, chiuso da campioni già affermati come Breitner e Dürnberger, vincendo la terza coppa nazionale (in altrettanti paesi) ma raccogliendo poche presenze ed un solo gol. I Bullen lo mettono sul mercato e si fa avanti lo Stoccarda: sarà la svolta della sua carriera. Sotto la guida di Helmut Benthaus diventa un punto fermo della squadra che l’anno successivo conquisterà il Meisterschale: giocate lineari, grande senso della posizione e costanza di rendimento sono le caratteristiche che ne faranno uno dei giocatori più amati dalla tifoseria. Le stagioni in biancorosso, alla fine, saranno undici: otto da giocatore (194 gare e 38 reti) e tre da osservatore. Torna in patria nel 1993 per allenare il Fram Reykjavik ma l’esperienza è breve e poco fortunata. Ritenta in panchina 10 anni dopo e questa volta deve portare la sua nazionale (per la quale ha giocato 45 volte mettendo a segno 5 reti) agli europei di Atene: mancherà l’impresa per un solo punto e gli sarà fatale la sconfitta nell’ultima gara proprio in terra tedesca. La favola di Asgeir Sigurvinsson ha sdoganato il calcio al circolo polare ed ha insegnato ai talent-scout del continente a guardare ancora più a nord.

Per domande, approfondimenti e curiosità potete venirmi a trovare su FUSSBALL, BITTE!

Friedl25

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