Basket
Trentadue anni fa il derby di Sugar
20 novembre 1988. Derby in casa Fortitudo, una delle stracittadine più attese, infatti, nella primavera precedente, negli ottavi dei playoff, la Yoga, proveniente dalla serie A2, aveva eliminato la Dietor, posizionandosi così davanti ai bianconeri, fatto che non avveniva dal 1971, quando le V nere si salvarono negli spareggi di Cantù. Dopo però era iniziata l’ascesa della Virtus, con la conquista della Coppa Italia, di quattro scudetti, il raggiungimento della finale di Coppa delle Coppe e di Coppa dei Campioni, mentre la Fortitudo oscillava tra qualche acuto, come il terzo posto e la finale di Coppa Korac del 1976, ma anche le delusioni di alcune retrocessioni in serie A2. Poi era venuto quel 2-0 nei playoff come una rivincita attesa tanti anni e ora era la Virtus alla ricerca del riscatto, della rivendicazione del primato cittadino. Le cose in estate erano molto cambiate: l’avvento dello sponsor Knorr, l’arrivo del direttore tecnico Dan Peterson di ritorno a Bologna, il nuovo allenatore Bob Hill, le stelle NBA Clemon Johnson e Sugar Micheal Ray Richardson, l’ennesimo ritorno di Bonamico, l’arrivo di Gallinari, a formare, con i confermati Villalta, Brunamonti, Binelli e Sylvester, una squadra di grande esperienza: l’età media dei primi otto giocatori, quelli che si dividono la quasi totalità del minutaggio, è elevatissima, quando la stagione sarà terminata, a parte Binelli, saranno tutti oltre i trent’anni, da Brunamonti che li avrà appena compiuti, a Sylvester prossimo ai trentotto. Il palazzo è pieno come sempre, nella Virtus assente Marcheselli, al suo posto Setti, ma è un dettaglio. Subito si vede che Sugar sente la partita e quando Richardson è ispirato il risultato non è in discussione e lo spettacolo neppure. Michael Ray segna 33 punti (come quattro giorni prima nella vittoria per 87 a 85 contro l’Olimpia Milano capolista, quando fece anche l’assist per il canestro vincente di Villalta), manda a bersaglio nove triple e domina letteralmente la gara. All’intervallo le V nere conducono già 39 a 50 e il finale è di 83-100. Johnson segna 21 punti, cattura 7 rimbalzi e stravince il duello con Artis Gilmore, Bonamico 16 (con un curioso 66,7 % da due punti, da tre e ai liberi), Brunamonti 15 più 8 rimbalzi (migliore dei suoi per ciò che riguarda i palloni catturati sotto i tabelloni) e Sylvester 11. Soprattutto, però, le V nere mettono in campo un’intensità che fa, a volte, apparire storditi i giocatori di Di Vincenzo: i bianconeri sono più reattivi a rimbalzo, nei recuperi, sulle palle vaganti, sono letteralmente scatenati e Sugar è il trascinatore con le sue braccia levate al cielo e i baci alla folla dopo i canestri più significativi; come la leggendaria tripla dopo il taglio lungo la linea di fondo, sotto il canestro sovrastato dalla Fossa, quando Micheal Ray raccolse e buttò via un rotolo di carta igienica, prima di scoccare il tiro che terminò nella retina. Sei giorni dopo Sugar fu MVP e migliore realizzatore con 37 punti (e ancora nove canestri pesanti) nell’All Star Game di Roma.
Virtus Knorr: Bonamico 16, R. Brunamonti 15, Silvester 11, Gallinari, Villalta 4, Setti, Cappelli, Binelli, Richardson 33, C. Johnson 21.
Fortitudo Arimo: Albertazzi 14, Masetti 7, Zatti 4, Pellacani 5, Bucci 14, Dallamora, Neri, Giarletti 8, Gilmore 14, Banks 17.
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