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Quarant’anni fa l’impresa della Virtus a Mosca

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1980/81 Coppa dei Campioni. La Sinudyne, che in campionato è partita male con tre sconfitte nei primi quattro incontri si è poi ripresa vincendo nove delle successive undici gare, ma ancora meglio è andata in Coppa dei Campioni vincendo il Girone D a punteggio pieno. Certo le avversarie non erano dei colossi, Partizan Tirana, C.S.K.A Sofia e Eczacibasi Istanbul, ma la Virtus ha solo faticato un po’ in Turchia e Bulgaria. Ora, però, il livello si alza esponenzialmente e nel girone di semifinale a sei, occorre arrivare nelle prime due per accedere alla finale di Strasburgo. Bisogna fare meglio dell’anno precedente, quando cinque vittorie garantirono solo il quarto posto. L’esordio è da far tremare i polsi: il C.S.K.A. Mosca, il club sportivo dell’Armata Rossa non sarà più la squadra che dal 1961 al 1973, guidata da Gomelski in panchina ha conquistato quattro volte il titolo europeo e tre volte si è arresa in finale; non ha più tra i suoi giocatori il grande Sergei Belov, ma è sempre un avversario temibile, soprattutto tra le mura amiche. La Virtus è reduce da due sofferte vittorie in campionato, a Gorizia e in casa contro il Bancoroma, ma l’allenatore Zuccheri conta in una buona risposta dei suoi ragazzi. Nel viaggio di andata in aereo il direttore sportivo Mancaruso ha comunicato le sue dimissioni, ma questo non turba la squadra, che l’11 dicembre 1980 nel moderno palazzetto situato sul Leningradsky Prospekt, grande arteria moscovita, gioca un grande primo tempo: la progressione è costante, 12-18, poi 23-34 e i primi venti minuti si chiudono sul 29-44 con un ottimo 19 su 28 al tiro. Caglieris 2 su 2, McMillian 4 su 8, Bonamico 2 su 3, Villalta 5 su 6, Marquinho 3 su 4 e Generali 3 su 5. All’inizio di ripresa reazione locale, 37-46 al terzo minuto e mezzo, poi dopo otto minuti e quaranta secondi Villalta commette il quarto fallo e la squadra si mette a zona, ma la rimonta russa continua, fino al 51-52, parziale di 22-8 sulle ali di Mishkin, 17 punti alla fine come pure Lopatov. La Virtus regge, si riporta subito sul 52-56 e quando McMillian firma il 60-71 al 17’ subito puntellato da un libero di Caglieris, la vittoria è ormai al sicuro. Finisce 66-78. Le percentuali rimangono buonissime anche alla fine, 33 su 51, Caglieris 3 su 6, McMillian 9 su 15 (21 punti totali il più alto bottino tra i bianconeri), Bonamico 3 su 5, Villalta 7 su 9, Marquinho 6 su 8 e Generali 5 su 8. Dopo la vittoria della nazionale italiana contro l’U.R.S.S. in estate, proprio alle Olimpiadi di Mosca, decisiva per la conquista dell’argento da parte della squadra azzurra (di cui facevano parte Villalta, Bonamico e Generali) un altro smacco per la pallacanestro sovietica. Fu l’inizio di un girone finale trionfale, le V nere sconfissero due volte il Real Madrid, il Bosna Sarajevo e lo stesso C.S.K.A. che perse anche a Bologna, vinsero a casa contro il Maccabi e persero solo tre volte: a Tel Aviv e due volte contro il Den Bosch, ma la seconda sconfitta, nell’ultima giornata a Bologna avvenne a qualificazione per la finale già ottenuta. A quel punto in panchina non c’era più Zuccheri. In gennaio, con la Virtus in procinto di affrontare la terza giornata del girone, fu sostituito da Renzo Ranuzzi, con la supervisione tecnica, soprattutto in Coppa, di Aza Nikolic, che guidava la squadra dalla panchina nelle gare europee. La finale di Strasburgo contro il Maccabi, con la Virtus priva dell’infortunato McMillian, e vittima di un arbitraggio palesemente ostile, fu beffarda, per un solo punto le V nere dovettero rinviare il trionfo europeo.

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