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Davvero a Monaco è stata la “solita” Virtus?

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Questo mercoledì, a Monaco, la Virtus è riuscita a portare a casa una partita difficile, agguantando il primo posto matematico nel proprio girone di Eurocup e mantenendo l’imbattibilità nel torneo. Tutto questo contro un avversario ostico e combattivo e all’indomani di una vicenda che sicuramente non prospettava una trasferta dai migliori auspici. La partita è cominciata con una Virtus che si ritrova sotto di 18 punti all’intervallo lungo, con un attacco abulico, foriero di soli 22 punti. Un copione apparentemente già visto, sia quest’anno che quello scorso, in cui un approccio alla partita poco concentrato e pressappochista ha costretto in molte occasioni a inseguire e vincere nel finale partite che avrebbero dovuto essere molto più tranquille, per la gioia dello spettacolo e la disperazione del sistema cardiocircolatorio dei tifosi.

Ma è davvero andata così? 

L’impressione in diretta era quella di una Virtus più tesa, preoccupata, e fredda, che svagata e in ciabatte, ma è riguardando a freddo la prestazione, a risultato acquisito, che si possono realmente fare delle considerazioni tecniche più precise, e magari interpretare correttamente quello che succede in campo. 

L’inizio è apparentemente spiazzante: un 7 a 0 immediato, che indirizza immediatamente la partita verso l’inseguimento, per le V nere. Ma l’inizio difensivo non è così disastroso: una stoppata su un closeout da tre punti, una serie di buoni possessi difensivi, e anche sui canestri più che altro il merito va ai monegaschi di aver saputo sfruttare un’indecisione di qualche istante su un paio di rotazioni difensive, e un rimpallo fortunato sul ferro che ha favorito il rimbalzo in attacco per la prima tripla. Tripla segnata con la mano in faccia del difensore, non certo aperta e concessa. Che l’intensità difensiva non sia la solita degli inizi in difficoltà lo dimostrano anche vari tuffi, e l’anticipo di Adams su Knight, che porta ad una palla recuperata per un contropiede, poi non concluso positivamente per una riapertura di Alibegovic sui piedi di Adams, che non aiuta a metterlo in ritmo per un tiro da tre punti viziato da un fallo non rilevato dalla terna arbitrale.

L’ottima comunicazione difensiva tra Weems e Gamble che si segnalano vicendevolmente il taglio dalla punta e l’uomo libero nell’angolo
L’ottima copertura di Weems sulla tripla di O’Brien, che segna un gran canestro

 

Anche il 10 a 4 è più frutto della bravura dell’attacco che di pecche difensive: un doppio blocco porta Weems a inseguire da dietro il tiratore, Markovic legge correttamente e va ad aiutare per evitare il tiro, Adams completa la rotazione per andare a chiudere sull’uomo di Markovic, ma questo riceve a 9 metri dal canestro, decide di tirare lo stesso e segna. Fosse stato sull’arco, la posizione più pericolosa, l’aiuto di Adams sarebbe giunto col tempismo perfetto.

Il tentativo di closeout di Adams.

 

Non solo la difesa, anche in attacco le cose non sono così grigie come sembrano. Il gioco gira, anche se parecchio affaticato da una difesa asfissiante del Monaco, che oppone una strenua resistenza con fisico, intensità, e pure qualche colpo, concesso da un metro arbitrale molto “inglese”. Non sono tiri forzati quelli che non entrano, per le V nere, ma tiri aperti, in ritmo, e frutto di una buona costruzione dell’azione. Il tiro di Alibegovic, ad esempio, arriva dopo una doppia uscita di Adams e Alibegovic, con consegnato a Markovic in modo da poter creare un pick&roll dinamico sul lato destro con Gamble a difesa mossa. La palla, come spesso succede nell’attacco V, va al terzo uomo del pick&roll, in questo caso sul lato forte, per poter servire il tagliante da una posizione più favorevole, ma il passaggio non c’è, e Alibegovic ripiega dando palla al proprio playmaker, ricrea il pick&roll, la difesa compie un errore di comunicazione disinteressandosi di lui, l’aiuto arriva parecchio dopo il pallone, servito bene da Markovic, ma il tiro, apertissimo, va corto sul ferro.

Alibegovic avrebbe tutto lo spazio per segnare dopo lo short roll, ma la mette sul ferro.

 

Paradossalmente, l’unico tiro veramente forzato di questo inizio, una tripla di Weems lanciata senza costruire nulla dopo un rimbalzo d’attacco, funge da prodromo del tap-in poderoso di Alibegovic che ha deliziato in tutte le top 10 di questa settimana.

E anche quando la pallacanestro espressa è semplice ed efficace, l’uomo libero non segna. Qui Gamble, servito dal play dopo uno short roll, legge molto bene le praterie a disposizione di Weems, aperte dall’aiuto portato dal difensore in marcatura su di lui, ma il pallone arriva forse un po’ lento, e comunque Weems, tiratore da 47.8% nella competizione, sbaglia una tripla apertissima.

La difesa monegasca aggredisce altissima, tentando di chiudere tutti gli spazi. Quando la palla esce dai raddoppi le praterie per la V sembrano prese più da una pellicola western che da un parquet di pallacanestro.

 

Djordjevic chiaramente non è contento dell’inizio dei suoi. Sul 15-8 chiama timeout, e del quintetto iniziale rimanda in campo il solo Markovic, cambiando 4 uomini su 5. Il parziale da questo momento sarà di 10 a 2 in favore dei monegaschi. Il gioco in campo con Teodosic cambia un po’, ad esempio quando è lui a portare su il pallone a difesa schierata il gioco parte direttamente dal pick&roll. Il primo tentativo è per una bella schiacciata di Tessitori, ma il questo primo assist non è forzatamente l’unica soluzione. Un esempio dell’andamento della partita è nel video sotto: Monaco non riesce a prendere vantaggi, improvvisa un pick&roll sul lato sinistro, Rebic (26% da tre due anni fa, quando giocava in Eurocup) trova in allontanamento qualche centimetro e segna da tre punti. Dall’altro lato del campo, il classico gioco Virtus con apertura per il lungo dal lato debole, passaggio consegnato per Teodosic, che sfrutta Ricci per una sorta di finto pick&pop, poi gioca il pick&roll dinamico con Gamble, sfrutta il terzo uomo, Pajola, che legge benissimo la situazione, aspetta che si apra lo spazio dopo il taglio di Gamble e serve Ricci (47% da tre in Eurocup quest’anno) per una tripla con metri di spazio. Anche questa si infrange sul ferro.

 

L’inizio del secondo quarto è forse il momento di peggior lucidità per le V nere, con qualche palla persa banale, e un attacco un po’ più fermo dell’inizio, preda sia dell’evidente tensione in campo, un po’ della fiducia che sta calando a causa degli errori al tiro, ma soprattutto della difesa di Monaco, che sta buttando sul parquet tanto cuore e una dose altissima di energia. Un paio di azioni finiscono con un tiro impiccato dopo non aver ribaltato il campo nemmeno una volta, e Ricci in un’occasione prova ad attaccare in post un avversario più leggero, ma esegue lentamente e viene stoppato. La difesa, fortunatamente per Bologna, regge e non si scompone davanti alle difficoltà offensive. La Virtus viene doppiata sul 29-14 su un’azione emblematica per quello che si sta vedendo in campo: il difensore bolognese riesce a fermare con una buona stoppata il tentativo di penetrazione di un monegasco, ma questo, estremamente reattivo, riesce a ripescare il pallone che è rimasto lì, e ad infilarlo nel canestro.

Ma la V continua a macinare la sua pallacanestro: la pressione difensiva comincia già dalla metà campo, il passaggio di entrata nel gioco non può avvenire per il trattamento a base di buone maniere di Knight su Teodosic, Markovic allora legge bene la posizione del difensore, più preoccupato di chiudere il primo passaggio che la strada per il canestro, sfrutta un mezzo blocco di Hunter e si butta dentro. Viene chiuso dall’aiuto, ma mantiene vivo il palleggio, riapre per Ricci, il quale, memore degli errori precedenti, rifiuta un tiro aperto e gioca un consegnato per Adams. Il lungo è in ritardo e troppo lento per contenerlo, Adams lo batte, forza la chiusura in aiuto, ma il buon taglio di Ricci e l’ottimo posizionamento di Hunter trasformano l’azione in un 3 vs 1. Le possibilità di passaggio sono: Ricci a destra sul taglio e Hunter a sinistra rintanato nel dunker-spot. Adams fa la scelta giusta: schiacciatona di Hunter impreziosita da un fallo della difesa.

Il bel gioco, però, conta il giusto, e nella pallacanestro conta buttarla dentro. La Virtus chiude sotto di 18 il primo tempo, segnando solo 22 punti, ma per quanto l’impressione in campo sia temporaneamente negativa, a freddo si vedono già tutti gli elementi per presagire quello che sarà il secondo tempo. La squadra sembra più che altro intimorita, molto tesa, contratta, forse più preoccupata dalla necessità assoluta di vincere una partita che fino a due giorni prima era considerata secondaria, contro una squadra che si è dimostrata comunque ostica e ben preparata. In più, le condizioni sono decisamente non ottimali: l’assenza di preparazione, avendo praticamente saltato l’allenamento del giorno prima, l’arrivo al palazzetto di Montecarlo giusto un paio di ore prima della partita. Nonostante tutto, l’attacco di Monaco, che nel primo quarto aveva prodotto 25 punti, ha mostrato di star tornando sulla terra. Le scelte di tiro non perfette, le percentuali gonfiate da alcune triple mandate a bersaglio nonostante una difesa competente, fermano i monegaschi a soli 15 punti nel secondo quarto. Alla Virtus sarebbe bastato segnare con percentuali un po’ sotto la media alcuni degli 11 tiri da tre punti, e un paio di tiri da sotto incredibilmente mancati, come Hunter che si fa stoppare dal ferro dopo l’ennesimo magnifico assist di Milos, e la partita sarebbe su dei binari molto più tranquilli, sotto di poco contro una squadra che fino a questo momento sta giocando la partita perfetta.

Il rientro nel secondo tempo in realtà non modifica né atteggiamenti né il gioco, semplicemente le percentuali di tiro cominciano a riportarsi verso la media. La Virtus torna a prendere pochi tiri dall’arco ben costruiti, e ne segna 4 su 8 tentati, con la solita efficienza estrema da vicino. Monaco cessa di infilare alcuni tiri forzati, e soprattutto comincia a pagare fisicamente il livello di intensità che sta provando a mantenere. La V rosicchia un punticino alla volta, con qualche break a cui Monaco riesce quasi sempre a rispondere, ma sempre meno intensamente. I 16 punti monegaschi del terzo quarto sono molto simili ai 15 del secondo, ma la Virtus ne segna finalmente 25, cominciando semplicemente a scaldarsi al tiro.

Il finale è concitato, ma la Virtus lo affronta con grande lucidità, fatto piuttosto atipico negli ultimi tempi. Invece di forzare tiri non costruiti, l’attacco V ha pazienza, e continua a far trottolare la difesa, che tenta di opporre la stessa resistenza che era riuscita a imbastire finché le gambe erano fresche. 

Nel video la difesa è competente, e Abass tiene molto bene la penetrazione. Nel primo tempo il tiro di Rebic si sarebbe infilato nella retina, o forse il pallone, dopo aver toccato il ferro sarebbe schizzato fuori verso Bost, con tutta la V a rimbalzo sotto canestro. Nel quarto quarto, l’ottimo tagliafuori di Gamble impedisce il rimbalzo d’attacco, e la V può subito spingere di là in contropiede, dove Abass viene fermato con un fallo.

 

 

Il canestro del pareggio a 68 è un ottimo segnale, per la calma con cui viene cercato e ottenuto. Si comincia col passaggio di entrata nel gioco a Gamble da Teodosic, il quale va subito a bloccare per l’uscita di Markovic, che prende il consegnato. Teodosic ricciola in uscita sfruttando il corpaccione di Gamble, ricevendo col difensore praticamente alle spalle, Gamble al proprio fianco che comincia un taglio in una sorta di pick&roll senza palleggi. Il lungo avversario è costretto a chiudere su Teodosic, e perciò il difensore dal lato debole si deve allontanare tantissimo da Abass in modo da chiudere il taglio di Gamble che sta arrivando. Teodosic fulmina la difesa con uno skip pass diretto ad Abass, che attacca, viene chiuso, mantiene vivo il palleggio, torna fuori, aspetta Teodosic che chiede un consegnato, ma legge bene la posizione di Markovic, più aperto. Qui la difesa fa un piccolo errore: Knight tenta l’anticipo sul passaggio, non perde la posizione, ma si sbilancia quel tanto che basta a Markovic per attaccare forte già prima di avere la palla in mano, saltare l’uomo, costringere l’aiuto, e consegnare un cioccolatino a Gamble che si deve solo preoccupare dell’aiuto in ritardo di un giocatore sotto il metro e 90. Monaco di là spreca un paio di volte e la V porta a casa la partita, senza alcun regalo da parte degli dei del Basket.

 

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