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Domani ricorrono i 55 anni dalla morte del grande Gianfranco Bersani

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Era uno dei tanti di Castiglione e finì inevitabilmente in Santa Lucia e capitan Vannini lo prese sotto la sua ala protettrice. Vinse i quattro scudetti consecutivi dell’immediato dopoguerra e smise nel 1954, subito prima degli ultimi due scudetti vinti in Sala Borsa. Le ultime quattro stagioni fu capitano. Era una difesa sinistra e aveva il braccio sinistro più corto del destro. Questo faceva sì che stesse anche intere gare senza tirare, ma aveva un lancio in contropiede formidabile. Così raccontava il suo compagno Rapini: “Non ho mai visto lanciare il contropiede come lo lanciava lui. Ricordo che lui giocava sulla sinistra del canestro, pigliava la palla a rimbalzo, Negroni partiva e lui gli lanciava la palla oltre metà campo. Quando vedevo arrivare quella palla veloce e tesa come un proiettile, non era Negroni che prendeva la palla, ma la palla che prendeva Negroni, è come il Barone di Munchhausen  Poi aveva un’altra particolarità: se veniva battuto e l’uomo gli andava dentro lui lo seguiva e quando andava al tiro, da dietro, gli dava una manata che adesso si chiamerebbe stoppata, piuttosto commetteva fallo ma non voleva farsi fare canestro”. Lo chiamavano la nonna e aveva grande carisma, infatti fu lui, dopo un’inaspettata sconfitta della Virtus a Reggio Emilia in precampionato il 29 settembre 1949, contro l’AP Reggiana, da non confondere con l’attuale Pallacanestro Reggiana, in una simpatica lettera indirizzata all’arbitro internazionale Pietro Reverberi, riportata sul libro nel libro “La Pallacanestro a Novellara”, a proporre la rivincita della partita. Pregevole anche la carriera in nazionale, di cui fu anche capitano; 24 presenze, le partecipazioni alle Olimpiadi di Londra del 1948 e agli Europei del 1951 a Parigi. La sua più bella gara in azzurro fu il 9 gennaio a Parigi in amichevole: mise a segno sei punti e contribuì alla vittoria dell’Italia, 36 a 35, decisivo dalla lunetta il suo compagno Carlo Negroni. Pochi giorni prima di compiere i 47 anni scomparve prematuramente. Più tornei furono disputati in sua memoria. A Bologna in un’unica edizione, al campo dei Salesiani nel 1967, a poco più di un anno dalla scomparsa del campione: terzo posto per i bianconeri, grazie alla vittoria su Ravenna, ma anche alle nette sconfitte contro Gira e Fortitudo, quest’ultima vincitrice della competizione. A Borgo Val di Taro il torneo ebbe più edizioni. La prima si disputò il 20 e 21 settembre 1969. Nella prima semifinale i bolognesi superarono nettamente i padroni di casa 53-85, ma l’indomani persero in finale contro All’Onestà Milano. La Virtus si ripresentò per la terza edizione e la conquistò battendo la Mobilquattro Milano, La Torre Reggio Emilia e Forst Cantù. L’anno successivo le V nere persero da entrambe le formazioni milanesi e giunsero quarti nel torneo vinto da Cantù. Identico piazzamento nel 1973, con le sconfitte contro Mobilquattro Milano e Mens Sana Siena, che si aggiudicò il torneo. Assente nella sesta edizione, la Virtus si ripresentò nella settima: successo su Siena, ma sconfitta in finale contro la Fortitudo. Perché il Trofeo Bersani a Borgo Val di Taro? Perché nel 1958 Gianfranco fu chiamato ad allenare proprio la Valtarese Borgotaro e nel libro “Diavoli Rossi” che racconta la storia di cinquant’anni di basket a Borgo Val di Taro, sulla copertina c’è proprio la formazione con l’allenatore Bersani. In quel comune del parmense la pallacanestro era partita grazie alla passione di un professore di ginnastica, Augusto Quarantelli, che portò la squadra juniores della Valtarese per due volte, nel 1953 e 1954 a disputare le finali juniores a Bologna e la stagione 1953/54 è anche l’ultima da giocatore di Gianfranco Bersani con la sua Virtus; a Quarantelli è dedicato un torneo giovanile che ha visto la Virtus partecipare e vincere nel 2011, 2012 e 2014. 

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