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Quella sera che Cipriani fece impazzire Maldini

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Si chiamano meteore. Sono giocatori che arrivano, illuminano, e lasciano. Restano a imperitura memoria i grandi eroi della pedata (come direbbe Brera…), ma non si sa perché e per come, il calcio riesce a conservare un posto anche per loro. Se a Bologna dici Giacomo Cipriani, tutti si ricordano chi fosse e che segno abbia lasciato in rossoblù. Bolognese born and bred come direbbero gli inglesi. Nato in città, entrato a soli 9 anni nelle giovanili del club e un esordio in prima squadra col botto. Stagione 1999-2000, Coppa Uefa, avversario lo Zenit S.Pietroburgo: a un quarto d’ora dalla fine la sua bomba da fuori area da il 2-1 al Bologna, che all’andata aveva già ipotecato la qualificazione vincendo per 3-0.

Taciturno e riservato, abile tecnicamente ma anche potente, pian piano Cipriani si scava la sua nicchia nel club. Poi però va in prestito al Lecce, torna con Guidolin in panchina e viene scavalcato da Julio Cruz, attaccante arrivato dal Feyenoord. Ed è proprio col Milan che il 17 febbraio 2001 il nostro ha la sua occasione e la sfrutta appieno. Ne viene fuori un pirotecnico 3-3, con il Milan avanti nel primo tempo con una doppietta di Shevchenko, prima che i rossoblù sprechino dal dischetto la possibilità di accorciare le distanze con Abbiati che para il rigore di Maresca, ma che nella ripresa ribaltano tutto. Ed è proprio Cipriani a riaprire la contesa con una girata in mezzo a due difensori, prima di pareggiare poco dopo con un imperioso stacco di testa sovrastando niente meno che un certo Maldini, che già aveva commesso su di lui il fallo da rigore di cui sopra.

Signori porterà in vantaggio il Bologna con un preciso piatto sinistro all’angolino, completando la rimonta, ma al minuto novantaquattro arriverà la beffa firmata Luigi Sala: l’ex difensore del Bari viene dimenticato in area e fulmina a botta sicura Pagliuca. Nel frattempo, Cipriani è promesso sposo della Juventus, dove non arriverà mai. La società bianconera lo aveva infatti opzionato con lo scomparso metodo della comproprietà, che viene rinnovata anche quando il ragazzo soffre di un infortunio al ginocchio. Un girovagare di prestiti e ritorni (dal 2004 al 2008 vestirà ancora la maglia rossoblù in A e in B) è ciò che segna l’ultima parte della sua carriera, conclusa tra Sampdoria, Ascoli, Rimini, Spal e Benevento, togliendosi pure lo sfizio di giocare una decina di partite con la Nazionale Under 21 di Tardelli.

Segnerà ancora, ma i problemi ai legamenti lo freneranno di nuovo. Chiuderà nel 2015 al Savoia, e qualche rimpianto resta, ma rimane anche negli occhi quella fredda serata di un inverno di vent’anni fa. Il triste destino delle meteore: una sera fai girar la testa a Maldini, e poi il Dio del pallone, che ti ha regalato così tanto, viene a chiederti il conto.

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