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Calcio

SPECIALE: Balotelli e il Vasco da Gama contro il razzismo – 11 giugno

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C’è un po’ di 1000cuorirossoblù in quello che è successo oggi allo Hotel Sheraton di Barra da Tijuca di Rio quando Roberto Dinamite, uno dei più grandi giocatori e attuale presidente del Clube de Regatas Vasco da Gama, ha consegnato a Mario Balotelli una lettera datata 1924 scritta contro il razzismo dall’allora presidente del Vasco, tradotta in Italiano.

E adesso che la consegna è ufficiale vi spieghiamo il perché: quella traduzione è stata fatta ieri sera qui a Bologna dal sottoscritto, su richiesta dell’amico João Ernesto da Costa Ferreira che è il vice presidente del patrimonio storico del club. 

Durante la mia visita allo stadio São Januario fatta nel febbraio scorso, João mi ha spiegato brillantemente la storia dei primi anni del Vasco e la storia di questo importante documento.

Storia che nel 1924 ha toccato uno dei suoi momenti più significativi quando, ad una richiesta dei principali club di Rio de Janeiro di estromettere dalla squadra vascaina dei giocatori di colore per potersi iscrivere al successivo campionato, il presidente del Vasco scrisse quella famosa lettera di rifiuto rimasta nella storia della Società vascaina e del Paese verde-oro. Senza questa lettera, mi disse João quando l’incontrai nell’enorme salone dei trofei del Vasco, il Brasile non avrebbe potuto conoscere Pelè.

E un Club che è sempre stato in prima linea nella lotta contro il razzismo, ha fatto l’omaggio della lettera e di una maglia a un giocatore simbolo Mario Balotelli, il quale è rimasto molto contento e ha ricambiato con una maglia della nostra Nazionale.

Qui il video della consegna della maglia a Balotelli.

 

 

Qui invece la traduzione che ho inviato stanotte al Vasco e la foto della lettera tradotta in italiano consegnata a Balotelli (www.vasco.com.br).

 

Rio de Janeiro, 7 Aprile 1924.

Documento n. 261

Esimio Sig. Dr. Arnaldo Guinle

Presidente dell’Associazione Metropolitana di Sport Atletici (AMEA)

Le decisioni prese nella riunione di ieri dalla dirigenza della Associazione che Sua Eccellenza presiede con tanta dignità, e che sono state divulgate oggi attraverso gli organi di stampa, collocano Il Club de Regatas Vasco da Gama in una tale posizione di inferiorità che non può essere assolutamente giustificata né per le carenze del nostro campo di gioco, né per la semplicità della nostra sede né tanto meno per le condizioni di vita modeste del grande numero dei nostri associati.

I privilegi concessi ai cinque club fondatori dell’AMEA e la forma attraverso la quale sara esercitato il diritto di discussione e di voto, ci obbligano a manifestare la nostra protesta contro Le sopracitate decisioni.

Inoltre, in merito alla condizione a noi richiesta di eliminare dodici (12) nostri giocatori dalle nostre squadre del Club, questa viene respinta all’unanimità dalla direzione del Club de Regatas Vasco da Gama, in quanto in completo disaccordo con il modo con il quale è stata condotta l’indagine dello status sociale su questi giocatori nonché soci, indagini che hanno portato a un giudizio senza possibilità di replica e di difesa.

Siamo certi che Sua Eccellenza sarà il primo a riconoscere che sarebbe da parte nostra un atto di scarsa dignità, per il desiderio di affiliarsi all’AMEA, di sacrificare e estromettere dalla squadra alcuni di quei giocatori che hanno contribuito a vincere il campionato di calcio della città di Rio de Janeiro del 1923.

Questi giocatori sono dodici ragazzi giovani, quasi tutti brasiliani all’inizio della loro carriera, e la decisione che possa infangarli pubblicamente non sarà mai presa con l’appoggio dei nostri colori che loro stessi hanno contribuito a coprirli di gloria con le loro gesta.

In questi termini, dobbiamo comunicare a Sua Eccellenza che desistiamo di far parte dell’AMEA.

Con preghiera di accoglimento da parte di Sua Eccellenza delle presenti contestazioni.

Ringraziando per la Sua Attenzione

José Augusto Prestes

Presidente

 

Per chi voglia rileggersi, invece, il mio articolo dell’aprile scorso (pubblicato su 1000cuori per la rubrica Caminho ao Brasil 2014) ve lo riporto qui sotto. Ne vale la pena.

 

 

 

Durante il mio ultimo soggiorno a Rio, un mio caro amico carioca Fabio Rejgen (“vascaino doente”, come si dice a Rio ossia “malato del Vasco”) sapendo di questa mia rubrica sul Brasile e calcio brasiliano, mi ha portato allo Stadio São Januario, stadio di proprietà del Vasco da Gama, per un incontro con il vice presidente del patrimonio storico del club João Ernesto da Costa Ferreira. Una mezza giornata da ricordare e che vi riporto qui di seguito, mantenendo anche i video originali per gli amici che ci seguono dalla terra carioca, incentrata sulla bellissima storia del Vasco negli anni venti che giustamente inorgoglisce chi è tifoso di questa squadra ed ha emozionato anche chi, come me, tifa altri colori ma si sente accomunato nella passione per questo bellissimo sport.

Il materiale raccolto è stato talmente tanto che ho deciso di rimandare i video della visita allo stadio e il racconto del millesimo gol di Romario alla prossima puntata di Caminho. Ringrazio di cuore ovviamente Fabio e João Ernesto per la infinita disponibilità oltre che la grandissima simpatia.

Ultimo appunto: insieme a noi c’è stata la visita di uno dei produttori inglesi di un film recentemente vincitore di un Oscar in quanto interessato alla storia del Vasco negli anni venti, che diventerà, con ogni probabilità, oggetto di un film….tanto per dirvi quanto è importante e significativa questa storia che proverò a raccontarvi qui di seguito e che in futuro potremmo vedere sui grandi schermi di tutto il mondo.

OBS pelo amigos brasileiros: os videos são em portugues.

 

La mattinata comincia con la visita alla immensa sala dei trofei: un salone pieno di trofei vinti di ogni tipo (dalla Coppa Libertadores alla semplice coppa ricordo di un’amichevole vinta) non solo dalla sezione calcio ma anche dalle altre sezioni degli altri sport del Club.

 

Perché, come ci spiega all’inizio João (video parte 1), il Club fu fondato il 21 agosto 1898 e prese il nome di Clube de Regatas do Vasco da Gama perché inizialmente il Club (come ad es. il Flamengo) nacque per le regate di canottaggio. Perché Vasco da Gama? Quando i fondatori, essenzialmente 

giovani immigrati provenienti dal Portogallo, decisero di fondare il Club si chiesero giustamente come chiamarlo e siccome ricorreva, in quell’anno il quarto centenario del viaggio dell’ammiraglio portoghese Vasco da Gama alla scoperta delle Indie, il Club prese il nome del grande navigatore in suo omaggio.

Vasco, ci spiega João, già nacque come un grande club dovuto all’eccezionale numero di affiliati al club che aderirono durante l’assemblea di fondazione del club che non si tenne allo Stadio, che a quei tempi non esisteva ancora, ma nel centro di Rio.

Subito dopo molti altri giovani di discendenza portoghese si unirono al nuovo club e cominciarono i primi trionfi nelle regate che avevano, anche perché essendo Rio a quei tempi la capitale del Brasile, risonanza a livello nazionale.

Altri sport si stavano affacciando dal continente europeo però alla ribalta carioca e nazionale, tra questi il calcio che divenne subito lo sport più famoso e più amato. Il vasco fondò la sua sezione calcio nel 1916 e pur cominciando dalla serie inferiore, dalla terza divisione (la nostra serie C per intenderci), presto arrivò a disputare la massima serie nel 1923 dopo aver vinto il campionato di categoria l’anno precedente. Fu motivo di grande orgoglio per tutti i torcedores della squadra che si trovarono a disputare finalmente il campionato carioca al fianco delle squadre già famose e affermate come il Flamengo, Fluminense, Botafogo e America che avevano fondato la federazione carioca chiamata AMEA (Associação Metropolitana de Esportes Atléticos). E in quell’anno grande era la partecipazione dei tifosi vascaini alle partite della loro squadra che avvenivano in trasferta, visto che lo stadio non c’era ancora, con grande sorpresa di queste squadre già affermate, che si trovavano a giocare contro un club proveniente dalla serie B ma con un seguito notevole di tifosi.

João ci ricorda che a Rio a quei tempi il calcio, non era come oggi, ma era uno sport di elite, legato al ceto medio/alto della popolazione e quelle 4 squadre sopracitate erano espressione dell’aristocrazia (se così vogliamo esprimerci) della città (e lo capiremo meglio tra poco).

In quello stesso anno, nel suo primo massimo campionato, il Vasco con questo seguito incredibile di tifosi vince il campionato carioca con grande stupore di tutti e una risonanza mediatica che giunge sino a livello nazionale.

A quel punto i 4 grandi club sopracitati, infastiditi dalla vittoria di questo outsider che aveva rotto gli schemi tradizionali del calcio carioca, al fine di escluderlo dai futuri campionati, decisero di fondare nel 1924 una nuova Federazione, con delle nuove regole finalizzate, appunto, a non fare partecipare il club vascaino.

Infatti, tutti possono entrare a far parte della nuova federazione ma tutti i Club invitati, tra cui il Vasco, per partecipare dovevano sottostare a una sola condizione: tutti i giocatori dovevano dimostrare di avere un lavoro “decente” o di essere studenti. Ricordiamo che ufficialmente il calcio a quei tempi era ancora amatoriale anche se la maggior parte degli atleti era pagata sottobanco. In quel “decente” stava l’inghippo…andando a leggere bene dentro queste nuove regole, per il Vasco l’ultimatum significava allontanare dalla squadra 12 giocatori, ragazzi di colore o comunque non di colore ma appartenenti ai ceti poveri, che non avevano un’occupazione lavorativa fissa e che non avevano le possibilità economiche per mantenersi agli studi: erano situazioni che non si ritrovavano negli altri club “di elite” sopra citati. In sostanza, questa condizione posta dai grandi club era stata studiata appositamente per eliminare il Vasco dal nuovo campionato.

E qui arriva il passaggio chiave che sarà ricordato come dei momenti più alti della storia del calcio carioca e brasiliano: di fronte a tale ultimatum, il 7 aprile 1924 l’allora Presidente del club José Augusto Prestes (João lo mostra all’inizio del video n. 2) mantenendo fede ai principi di uguaglianza al di là delle differenze di razza, etnia e posizione sociale che sempre si era contraddistinta nel suo club diversamente agli altri, scrisse una lettera dove rinunciava a far parte del nuovo campionato creato, assumendosi il forte rischio che il Club per questo scomparisse dal panorama calcistico carioca.

Questa lettera rappresenta un valore enorme per i vascaini ma ritengo per tutti quelli che nello sport vedono il superamento delle barriere sociali ed economiche; come dice nel suo racconto, la risposta che dà João a chi gli chiede quali siano i trofei, le vittorie più grandi del suo Club, lui risponde con fermezza e decisione: questa lettera e lo Stadio São Januario (il perché lo vedremo tra poche battute). Senza questa lettera il calcio brasiliano probabilmente non avrebbe conosciuto Pelè.

Cosa dice quella lettera il presidente (in foto l’originale)? Siamo onorati del vostro invito ma purtroppo non possiamo accettare le vostre condizioni. Non possiamo impedire a giovani brasiliani di proseguire la loro carriera calcistica soprattutto dopo tanto che hanno dato alla causa vascaina aiutando il club a vincere il campionato. Pertanto, dispiace profondamente ma non faremo parte della nuova federazione. Resteremo nella vecchia federazione, in compagnia degli altri club “minori” che non saranno accettati o che non decideranno di passare alla nuova.

A causa di questa risposta e delle ripercussioni enormi che ebbe non solo a Rio ma anche a livello nazionale, come dicevo, il Club venne invitato di nuovo l’anno seguente a entrare nella nuova federazione, in virtù del fatto che quella antica regola discriminatoria era stata un “grande fraintendimento”. Si sottolinea anche il fatto che le entrate in termini economici del campionato dove era rimasto a giocare il Vasco erano superiori a quelle della nuova federazione, sempre a rimarcare il grande seguito che aveva questa squadra in quell’anno.

Nel 1925 il club era stato invitato di nuovo ma per poter giocare il campionato, i 4 club misero un’altra regola che loro soddisfavano già, ma non il Vasco: avere uno Stadio di loro proprietà dove poter giocare.

La dirigenza del club lanciò una vasta campagna popolare per raccogliere fondi per costruire lo stadio: tantissimi tifosi, tra cui il nonno di Joao che possedeva un bar a Rio, diedero il proprio contributo ognuno per le proprie possibilità economiche sapendo che, comunque, quei soldi non gli sarebbero tornati indietro ma sarebbero serviti per costruire la casa del loro Club.

Il terreno dove oggi sorge lo stadio São Januario fu comprato nello stesso anno, la costruzione dell’impianto cominciò nel1926, inun tempo record di 11 mesi lo stadio fu terminato.

Il Vasco, che fino a quel momento aveva usato gli stadi delle altre formazioni, il 21 di aprile del 1927 (si vede la foto nel video n.2) inaugura lo stadio di sua proprietà, stadio che per capienza (circa 35.000 spettatori) rimane il più grande dell’America latina fino al 1930 quando in Uruguay viene costruito, dal governo in carica, lo stadio Centenario di Montevideo per ospitare la prima Coppa del Mondo (allora si chiamava la Coppa Rimet). Passa ad essere il secondo stadio del Brasile nel 1940 quando il Governo dello stato di São Paulo costruisce lo stadio del Pacaembu e diventa il secondo stadio dello stato di Rio de Janeiro solamente nel 1950 quando viene costruito, sempre con fondi pubblici e per volere del Governo federale brasiliano, il Maracanà per ospitare, anche in questo caso, la CoppaRimet.João ci sottolinea questo con orgoglio perché tutti questi stadi sono stati costruiti con fondi pubblici e per volere di governi centrali e non con “o sangue, o suor e as lagrimas” (il sangue, il sudore e le lacrime) dei tifosi vascaini. Nessun aiuto esterno ci fu per la costruzione di quest’opera, anzi… João racconta che quando il terreno era pronto per essere edificato, i dirigenti del club entrarono in contatto con un costruttore che aveva già avuto esperienze simili (nel 1926 aveva costruito l’Ippodromo di Rio): il costruttore segnalò che, come per costruire l’Ippodromo, c’era bisogno di importare il cemento dal Belgio, perché quello brasiliano di allora non possedeva le necessarie caratteristiche di qualità per opere così importanti.

L’importazione del cemento dall’estero doveva però essere autorizzato dal Governo federale, lo stesso che aveva dato l’ok l’anno precedente per l’Ippodromo, ma in questo caso il Governo negò il permesso. A quel punto, i dirigenti non si abbatterono, e realizzarono comunque il sogno dei vascaini costruendo lo stadio con il cemento brasiliano rinforzato con pietre e travi.

João finisce la prima parte del suo racconto (video 2) dicendo che rispetta tutti gli altri club, che anche le altre storie degli altri club sono importanti, ma che la storia del Vasco è differente, al di là delle vittorie sul campo, trofei o quant’altro che sono cicliche periodi che si vince altri che si perde, c’è un messaggio nella storia dei primi anni di vita del Vasco che non si ritrova in nessun altro club carioca ossia un messaggio di uguaglianza tra le persone senza distinzione di razza, colore, religione o status sociale.

Prima di uscire dal salone però diamo uno sguardo ai trofei ritenuti più importanti tra quelli conquistati a livello internazionale: la Coppa Libertadoresdel 1998,la Coppa RivadaviaCorreya Meyer del 1953 (precursore dell’intercontinentale) e il trofeo della Coppa dei Campioni del Sudamerica del 1948 poi diventatata coppa Libertadores (foto trofeo con l’aquila) a Santiago del Chile dove due giornalisti francesi, presenti a quella manifestazione, esportarono poi il modello della competizione in Europa per la futura Coppa dei Campioni. Tra i tornei casalinghi i più importanti sono 4 campionati brasiliani, 1 coppa del Brasile e 22 campionati carioca.

La seconda parte della mattinata (video 3) si svolge all’interno di una sala, ben più piccola della precedente ma sempre dentro al complesso dello stadio São Januario, dove è raccolta tutta la memoria stoica del Club, cimeli, foto, documenti e quant’altro: qui João ci mostra dei cimeli storici di quegli anni.

Il racconto comincia mostrando un quadro che mostra cosa c’era prima dello Stadio: una specie di tenuta dove si narra abitasse l’amante dell’Imperatore Dom Pedro, di discendenza portoghese: la zona, infatti, è vicino alla residenza imperiale che è presente ancora oggi.

Di seguito, ci vengono illustrati essenzialmente foto e documenti, che, dopo molti anni lasciati all’azione del tempo, finalmente stanno per essere digitalizzati ed essere preservati per tutti coloro che verranno.

João dice che è un’operazione lunga e anche costosa ma che dev’essere assolutamente completata.

Nel video e nelle foto qui sotto si possono notare le foto della posa della prima pietra dell’impianto, le foto del primo incontro tenutosi il giorno dell’inaugurazione dello stadio alla presenza del presidente della Repubblica contro il Santos (Vasco – Santos3 a5) più altre foto scattate in occasioni altri eventi (lo stadio serviva anche per discorsi al popolo del presidente della repubblica ad esempio).

Nel video si può vedere la formazione del 1929 ancora con la maglia nera (più avanti si sarebbe aggiunta la fascia trasversale bianca) a cui Joao è molto legato e che, se potesse tornare indietro nel tempo, sarebbe la squadra che vorrebbe vedere, e qui snocciola a memoria la formazione.

La squadra fece una tournee in Europa e due giocatori rimasero là, ingaggiati da squadre europee, una delle due era il Barcellona.

Si può notare anche l’originale scritto a macchina della lettera del 7 di aprile 1924. Qui sotto vi metto alcune foto scattate quel giorno (andando con il mouse sopra c’è la descrizione della foto).

 

Non perdetevi nella prossima puntata di Caminho ao Brasil, con la visita all’impianto con il racconto del millesimo gol di Romario, avvenuto proprio in questo stadio.

 
 
 
 

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