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Quando Pasolini saltò la scuola per festeggiare la vittoria del Bologna

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SINE QUA NON, siamo qua noi – Quando Pasolini saltò la scuola per festeggiare la vittoria del Bologna

Devo ringraziare la redazione di 1000cuorirossoblu che mi lascia molta libertà nella scelta dei temi da trattare nella rubrica “SINE QUA NON. Siamo qua noi”. Già in passato mi è capitato di prendere spunto dalla lettura di un libro sulla città o sula squadra di calcio di Bologna. Questa volta mi sono imbattuto nel libro del giornalista Valerio Curcio, che ha realizzato un lavoro prezioso, ripercorrendo lo speciale rapporto tra Pier Paolo Pasolini e il Bologna. Il libro, che ci sentiamo di consigliare ai nostri lettori, si intitola “Il calcio secondo Pasolini”, edito da Compagnia Editoriale Alberti nel 2018.

Nel libro ci sono preziose curiosità e molti racconti deliziosi. Ci sono anche molti dettagli inediti che emergono e che rendono più netta l’immagine del grande scrittore. La figura complessa dell’uomo di cultura, regista e scrittore, si arricchisce di almeno altri tre aspetti importanti: il calciatore, il tifoso e il narratore sportivo.

Quelle di Pasolini per il calcio e per il Bologna furono passioni molto più importanti di quanto si possa immaginare. Innanzitutto, va ricordato che nel 1966 fu tra i promotori della Nazionale “Attori e Cantanti” insieme agli attori e amici Ninetto Davoli e Franco Citti. Quella Nazionale nasceva con lo stesso scopo benefico di quella che è oggi la più famosa Nazionale Cantanti che raccoglie molti fondi con le Partite del Cuore.

Per descrivere, invece, il Pasolini tifoso basta un episodio. Curcio cita il libro curato da Alessandro GaudioIl linguaggio sportivo e altri scritti (1956-1993)” edito da Ad est dell’equatore (2016), in cui vengono raccolti racconti di argomento sportivo di Paolo Volponi. Il poeta di Urbino raccontò che durante una riunione di redazione della celebre rivista letteraria “Officina”, fondata da Roberto Roversi e Pier Paolo Pasolini, scoprirono che tutti e tre (Volponi, Roversi e Pasolini) la mattina del 7 giugno del 1937 avevano saltato la scuola per andare a festeggiare i giocatori del Bologna che erano di ritorno alla Stazione Centrale dopo aver vinto il giorno prima il Torneo Internazionale dell’Expo di Parigi, battendo il Chelsea in finale per 4 – 1.

Due giocatori del Bologna, in particolare, furono per Pasolini veri e propri idoli: Amedeo Biavati e Giacomo Bulgarelli. Il primo, Amedeo Biavati, celebrato come l’inventore del “doppio passo” (chissà se Cristiano Ronaldo lo sa?), fu protagonista di 4 Scudetti, del trionfo di Parigi e dei Mondiali del 1938. Erano gli anni in cui Pasolini frequentava il Liceo Classico Galvani e poi la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna. Era difficile sfuggire al fascino “dello squadrone che tremare il mondo fa”.

Il secondo, Giacomo Bulgarelli, che debuttò nel Bologna nel 1959, fu tra i protagonisti di una celebre intervista realizzata da Pasolini ad alcuni giocatori del Bologna: Pavinato, Bulgarelli, Pascutti, Negri e Furlanis. L’intervista è contenuta nel film documentario “Comizi d’amore” del 1965. In quel documentario Pasolini porgeva domande sul rapporto che gli italiani avevano con la sessualità. Nell’intervista Bulgarelli fu quello più spigliato. Forse, l’unico che non aveva troppa soggezione della prestigio culturale dell’intervistatore. Il già citato Franco Citti ebbe modo di affermare che quando Pasolini incontrò Bulgarelli per la prima volta “sembrava che avesse visto Gesù” (anche questa citazione è contenuta nel libro di Curcio).

Il tifoso bolognese troverà tantissimi altri episodi che renderanno loro ancora più cara la figura di questo grande scrittore. La lettura del libro su Pasolini potrebbe essere addirittura l’occasione per rileggere le sue opere, romanzi come “Ragazzi di vita”, o raccolte di poesie come “Le cenere di Gramsci” potrebbero diventare davvero parte delle nostre vite di tifosi.

Del resto era cresciuto proprio come tanti altri ragazzini bolognesi. Amava raccontare che aveva vissuto momenti molto piacevoli sui Prati di Caprara nelle lunghe giornate trascorse giocando a calcio; proprio su quei prati nel 1909 era nato il progetto che portò alla nascita della grande storia del Bologna.

Infine, lasciatemi dire che la letteratura sportiva è diventata negli ultimi anni molto ricca e sempre più interessante, anche per quelli che sportivi non sono Risulta evidente che la storia di un popolo passa anche attraverso la narrazione delle sue passioni. A questo proposito il libro di Valerio Curcio ha sicuramente molti meriti. Vogliamo sottolinearne uno  in particolare: quello di riuscire ad avvicinare il tifoso di calcio alla lettura di un autore, che è uno dei più importanti classici del Novecento.

Amedeo Gargiulo

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