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Calcio

The Road To Europe – George Best, il Genio del calcio – 21 Novembre

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GEORGE BEST, IL GENIO DEL CALCIO


Best nasce e cresce in Irlanda del Nord a Belfast da una famigli tipica della working class nordirlandese.
George andava bene a scuola, ma impazziva per il calcio e questo gli creò qualche problema: la scuola che lo accolse adolescente non contemplava negli sport praticati il calcio.
Per un ragazzino patito per il football sembrava la fine, senonchè la salvezza gli arrivò da un club chiamato Creghan Boy’s Club, con cui inizio la sua carriera.
E di talento Best ne aveva da vendere: quelli che lo ricordano da bambino raccontano di numeri sudamericani regalati sui campi polverosi della periferia, dribbling ubriacanti e colpi di genio.
Proprio grazie a queste doti, gli osservatori del Manchester United rimasero impressionati dalla tecnica e dal talento del nordirlandese, tanto che spedirono immediatamente un telegramma al manager della squadra definendo il ragazzino un “genio del calcio”.
Così George Best partì alla volta di Manchester, la grande città industriale inglese, per un periodo di apprendistato presso una delle più grandi squadre del Regno Unito.
Il secondo giorno il ragazzo era già di ritorno a Belfast, un po’ per la nostalgia dell’Irlanda  e anche per il fatto che è facile intimorirsi alla vista di grandi campioni come Bobby Charlton e Harry Gregg.
Due settimane dopo, i dirigenti del Manchester convincono il giovane Best a ritornare allo United: questa volta l’ambiente sa come convincere quel ragazzino talentuoso a restare.
Inizia un periodo di allenamenti mirati alla costruzione fisica di George: dal punto di vista tecnico non aveva nulla da imparare, ma fisicamente lasciava molto a desiderare, essendo molto magro e piccolino.
Alla corte del Manchester, Best matura e cresce fisicamente: nel 1963 (a 17 anni) debutta in prima squadra e alla seconda partita di premier League realizza la sua prima rete in campionato.
L’attacco del Manchester del ’63 è entrato nella storia: Best, Charlton e Law restarono una decina d’anni nello United, formando un trio di attaccanti da favola.

Giocatore talentuoso, dotato di immensi mezzi tecnici e di una fantasia sudamericana, George Best sarà ricordato da tutti i suoi innumerevoli fans per la strepitosa prestazione del 1966 a Lisbona: si gioca la coppa Campioni, quarti di finale, nel Benfica gioca Eusebio, considerato il più grande giocatore del tempo.
Il Manchester rifila ben 5 goals ai lusitani, Best segna due bellissime reti e impazza per tutto il campo, folleggiando palla al piede e sbeffeggiando la difesa.

Negli anni sessanta Best era una vera e propria forza della natura: ala destra, ala sinistra, centrocampista avanzato, seconda punta…. non c’era ruolo d’attacco che lui non potesse ricoprire.  Ed in ogni ruolo faceva la differenza.

Nel 1968 (a soli 22 anni) George guidò il Manchester alla conquista della Coppa Campioni, dopo aver disputato una stagione fantastica: ancora giovanissimo Best è considerato dalla critica sportiva come il più grande giocatore offensivo dell’area britannico-irlandese.
Eppure dopo questo trionfo la parabola di Best e del Manchester Utd prenderà una piega discendente: i campioni più carismatici (come Charlton) lasciano il calcio, Best è sempre più attratto da donne, pub ed eccessi.
George Best rimase al Manchester sino al 1974, non senza dissidi e delusioni.
Più di una volta vi furono aspri contrasti con la dirigenza, accusata da Best di acquistare giocatori di livello inferiore a quello richiesto per vincere.
Nonostante tutto, “Geordie” (altro soprannome di Best) non volle lasciare i red devils fino a che il manager restò Matt Busby.
Ma nel 1974 arrivò dal Chelsea Tommy Docherty, che iniziò a rimodellare la squadra a propria immagine (amava il gioco duro) e a cui non serviva quel piccolo irlandese anarchico e difficilmente inquadrabile.
Dissidi precedenti e nuovi problemi di incompatibilità tra i due portarono al divorzio tra il talentuoso giocatore e il club che lo aveva lanciato nel grande calcio.
Fu, quello, un giorno triste per gli sportivi inglesi, che furono privati del piacere di ammirare uno dei giocatori più divertenti per modo di gioco presenti sul palcoscenico mondiale.
A soli 28 anni Best scelse di terminare la carriera: emigrò negli Stati Uniti nella neonata American League di soccer, dove già militivano campioni “in pensione” come Pelè.
Eppure per un giocatore della sua classe e di solo 28 anni non doveva essere difficile trovare un buon ingaggio in Europa..

Di Best ho voluto parlare solo di quello che ha fatto in campo, il suo essere anarchico e fuori dalle righe all’esterno del campo, l’hanno portato verso una morte prematura il 25 novembre 2005
 
Per tutti quelli che non hanno avuto la fortuna di vedere i suoi splendidi goals o i dribbling, chiudiamo l’articolo ripetendo le parole dell’osservatore del Manchester che lo notò in un campetto polveroso del Nord Irlanda: E’ UN GENIO DEL CALCIO.

 

ALESSANDRO BARBACINI

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