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JOSÈ FROILAN GONZALEZ – Un toro alla conquista del Regno Unito

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Il racconto di oggi ci porta di nuovo nella terra del tango. Più precisamente a Arrecifes, Argentina. Tutto comincia il 5 ottobre del 1922 dove un concessionario, di una delle tante sedi della Chevrolet del paese, mette sulla porta un centrale un fiocco azzurro. Sta per nascere il “toro della pampa”: José Froilan Gonzàlez.

Il piccolo José vive i primi anni della sua vita con i motori accessi e l’odore dell’olio che penetra le sue magliette; e grazie al lavoro del padre che vende le macchine americane, il giovane José diventa presto amante delle auto e dello sport. Tuttavia, la sua natura fisica lo porta ad acquisire peso in una velocità disarmante, come le sue macchine quando è al volante. Poco importa. Anche se corpulento ha una propensione innata per lo sport che lo porta ben presto ad innamorarsi della competizione.

MOTORE NEL SANGUE. José viene mandato a scuola in un seminario vicino a Santa Fè. Una terra che ha conosciuto tanti prodigi dello sport e dei motori: uno su tutti, Carlos Reutemann. (per leggere di Carlos – http://www.1000cuorirossoblu.it/news/56-altri-sport/33981-carlos-reutemann-la-solitudine-di-un-pilota).

Gioca al fùtbol, ma se la cava bene anche nel nuoto e con le bici. I frati del seminario, però, sapendo che sa guidare, gli affidano una camionetta per portare in giro le merci, il cibo del seminario e di tanto in tanto anche i frati, che non avranno bei ricordi di quei viaggi. José non ci pensa due volte. Prende la camionetta e la fa volare per le “ruedas” delle città argentine: guida sempre al limite, ma la sua sensibilità lo porta ad avere sempre il controllo del camion. Finisce presto gli studi e con l’aiuto del padre fonda una piccola azienda di trasporti. L’azienda riscontra un notevole successo nel paese cos’ da garantire al giovane José, la possibilità di correre nelle “carretteras” – le tipiche strade del Sudamerica – su strada con le moto. Si, perché in quei anni se sei un pilota lo sei anche di moto e Gonzàlez è un signor pilota e nel campionato nazionale guida una Ford V8, vincendo numerose gare nazionali tra il 1947 ed il 1948.

EL CABEZON. Siamo nell’Argentina degli anni 50. Il governo di Peron crede fortemente nello sport e aiuta a finanziare i grandi club sportivi locali. A partire dal calcio fino ad arrivare ai motori con la “Generaciòn dorada” dell’automobilismo argentino. Peron finanzia l’Equipo Argentina che correrà nel 1950 con le vetture firmate Maserati in tutta Europa. “El cabezon” – soprannome dato a José per via della sua enorme testa che ciondolava fuori dalla vettura – è uno dei due piloti argentini più promettenti; l’altro, Invece, è un ragazzo che farà la storia del motorsport, nonché suo amico: Juan Manuel Fangio. I due ragazzi del tango iniziano insieme la stagione con le gare della Temporada Argentina e poi attraversano l’oceano per gareggiare contro i migliori piloti del mondo. Gonzàlez, però, non era alle prime armi in Europa. A dirla tutta José aveva già corso in Europa e con una Ferrari F2 nel 1949 a Reims, con scarsa fortuna a causa della rottura del cambio, ma la sua bravura era già nota a tanti addetti ai lavori.

José Froilan Gonzàlez nel 1950 si mette subito in evidenza, grazie soprattutto per lo stile di guida, irruento, aggressivo che spesso lo porta oltre il limite ed in mezzo ad incidenti. Il più famoso avviene con la “carambola al Tabaccaio” nel G.P. di Montecarlo, dove il José rischia di perdere la vita. Alla fine ne esce indenne e nonostante uno stile di guida tendente all’eccesso porta a casa grandi risultati. Nel 1951 inizia la stagione al volante di una Ferrari 166 dell’Automòvil Club Argentino con cui vince due gare nella capitale Buenos Aires. Enzo Ferrari, che viene a conoscenza dell’impresa, invia un telegramma per complimentarsi con José e si segna il nome dell’argentino sull’agenda per un futuro posto nella squadra di Maranello. Il giorno della chiamata non tarda ad arrivare: Dorino Serafini, storico pilota della scuderia di Maranello ha subito un grave incidente alla Mille Miglia che decreta così la fine della sua carriera. Bisogna cercare un nuovo pilota, ma questa volta uno di quelli fuori dagli schemi. Nello Ugolini, il direttore sportivo, offre il volante della monoposto a Gonzàlez per il G.P. di Francia. L’argentino mostra subito di che pasta è fatto e diventa subito protagonista. La gara parte bene e sembra vicino al primo podio in carriera con la Ferrari, ma mentre è secondo deve cedere il sedile al suo caposquadra Alberto Ascari, a piedi per noie meccaniche. Il milanese mantiene la posizione arrivando alle spalle dell’Alfa di Fangio. La frustrazione del toro è tanta, ma la sorte lo ricompenserà a dovere.

La gara successiva è il G.P. d’Inghilterra a Silverstone e Gonzàlez ottiene subito la Pole Position nelle prove. E’ il 14 luglio del 1951, una data che cambia per sempre la storia della F1.

FIRMA NELLA STORIA. La gara si corre di sabato nel vecchio aeroporto militare inglese. Gonzàlez parte in Pole position con la sua Ferrari 375. Quella macchina ha un vantaggio chiave rispetto alle altre macchine in griglia: consuma meno benzina dell’Alfa Romeo di Fangio, e può quindi effettuare meno soste ai box rispetto ai rivali storici. La gara parte subito fortissima e si accende con sorpassi e controsorpassi tra Fangio e Gonzàlez. Nonostante l’amicizia, in pista non si guarda in faccia a nessuno e i due rischiano più volte di uscire fuori pista. Dopo 3 soste diventa decisiva l’ultima sosta e all’ultimo rientro in pista “el cabezon” riesce ad avere lo spunto vincente per prendere un grande vantaggio su Fangio e tagliare il traguardo per primo. Dopo uno sforzo disumano di 3 ore con delle macchine ingestibili, il toro della pampa domina il regno unito. La storia è fatta. José Froilan Gonzàlez vince la prima gara della storia del cavallino rampante per la gioia del primo tifoso della rossa: Enzo Ferrari.

Un uomo che ha sempre creduto nell’argentino per il suo stile unico e la grande propensione al rischio. “Quando nel 1951 Gonzàlez su Ferrari, per la prima volta nella storia dei nostri confronti diretti, si lasciò alle spalle la 159 e l’intera squadra dell’Alfa, io piansi di gioia.” Così, scrive Enzo Ferrari nel suo libro “Ferrari80” e ci avvicina anche all’impresa di José. Perché non è facile essere sempre i secondi e lottare per diventare i primi ma la neonata Ferrari ci riesce. Grazie ad un argentino, cicciottello e con il viso di un uomo semplice, che in una giornata di luglio del 1951 riscriverà per sempre la storia della Formula 1.

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