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ALEJANDRO DE TOMASO – L’ARGENTINO DI MODENA

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Alejandro de Tomaso è un uomo che ha cambiato, a suo modo ma a nostro dire, il panorama motoristico italiano. La storia di oggi inizia con una domanda: Qual è la città con più napoletani al mondo? “ma cosa mi chiedi: è Napoli, ovviamente!”

Niente di più sbagliato. La città con più napoletani (o di origine napoletana) è San Paolo del Brasile, che nel corso dei secoli ha accolto intere generazioni di nostri concittadini. Lo dice uno studio di ricerca di un istituto specializzato americano. La cosa strana è che Napoli città non occupa nemmeno le posizioni da podio, ad appannaggio di Buenos Aires (Argentina) e Rio De Janeiro. Ma cosa c’entra con De Tomaso?

NAPOLI E BUONOS AIRES. Alejandro de Tomaso nasce a Buenos Aires, il 10 luglio 1928. In quei anni se vivi a Buenos Aires non stai male, per niente a dire il vero. Non a caso viene da una famiglia ricca, il padre è Antonio de Tomaso, nato a Napoli e ministro dell’agricoltura argentino negli anni ’30 mentre la madre appartiene ad una delle famiglie più facoltose del paese sudamericano. La sua fortuna economica lo porta subito ad avvicinarsi al mondo dei motori e così inizia a correre con le automobili fin da ragazzo.

BACK HOME, AGAIN. Si, il titolo del capitolo è lo stesso di un capitolo recente della saga di Spiderman. De Tomaso non è sicuramente un supereroe e men che meno l’uomo ragno, ma è un visionario e quindi di permette di sognare più in là di quanto gli altri possano farlo.

La sua vita cambia a 18 anni. La vittoria di Juan Perón alle elezioni del 1946 stravolge l’assetto politico argentino: la famiglia dei “De Tomaso”, legata alla vecchia classe dirigente, perde diversi privilegi. Negli anni Cinquanta Alejandro, uno spirito non proprio semplice da gestire, viene coinvolto in un fallito colpo di stato ed è costretto a rifugiarsi in Italia, la nazione d’origine del padre. Un ritorno alle origini. In realtà non torna nella terra di Totò e Pulcinella, perché Alejandro si trasferisce a Modena nel 1955 in quella che ancora non si chiamava Motor Valley ma era già la terra dei motori. Il giovane argentino inizia a correre con la Maserati e la OSCA. Alejandro incontra anche la sua “prima” fortuna tra le strade di Modena. Nei primi anni nel nostro Paese incontra Elizabeth Haskell, pilota americana, nonché sorella del presidente della Rowan Industries, un’azienda che produce componenti automobilistici per colossi come la Ford e la GM. In poco più di due anni quindi si sposa e inoltre riesce a realizzare il suo sogno. Esordire in F1.

L’AVVENTURA SBAGLIATA. Il debutto in F1 di Alejandro risale al GP d’Argentina del 1957: al volante di una Ferrari 500 della Scuderia Centro Sud conquista il nono posto. La seconda – e ultima – esperienza nel Circus come pilota è meno soddisfacente: su una Cooper motorizzata OSCA è costretto al ritiro nel GP degli USA del 1959 per un problema ai freni. In due anni colleziona due Gran Premi. Fine. Non forse il racconto più appariscente per un personaggio storico dei motori, ma il “meglio” deve ancora venire.

NASCE LA DE TOMASO. Nel 1959 Alejandro de Tomaso – grazie anche al supporto finanziario della Rowan e di sua moglie – fonda la De Tomaso, azienda specializzata nella produzione di vetture da corsa. Alejandro diventa l’uomo simbolo di una scuderia, non più da pilota ma da presidente. Il debutto delle monoposto modenesi in F1 non è dei migliori: nel 1961 le vetture – dotate di propulsori OSCA e Conrero – gareggiano in Francia e in Italia senza riuscire a tagliare il traguardo, ma nel corso degli anni ’60 le vetture di De Tomaso diventano marchio prestigioso e ambito e la sua notorietà cresce sempre di più.

LA SECONDA E ULTIMA PARENTESI IN F1. All’apice del successo, Alejandro non può non ritornare lì dove ha fallito. Nella “febbre” della F1.

Ai nastri di partenza del campionato mondiale di F1 1970, c’è quindi una De Tomaso. Il team è gestito da una volpe inglese, che di nome fa Frank Williams e che di sicuro ne avrete sentito parlare: al contrario venite da Marte. Il progetto realizzato da un giovane e promettente ingegnere, tal Giampaolo Dallara, mentre il pilota di quel team è un certo Piers Courage: un giovane aristocratico con ottime qualità, che ancora oggi viene ricordato come un Gilles Villeneuve di quegli anni.

La macchina, però come già successo nella massima categoria, non è competitiva. Solo ritiri. In Spagna addirittura la non partecipazione. Unica luce nel tunnel, il terzo posto nella gara fuori campionato all’Internationl Trophy, disputata a Silverstone. Poi, però, tutto cambia il 21 giugno 1970. La fatidica quinta prova del campionato in Olanda, sullo storico circuito di Zandvoort. A dire il vero il trend migliorativo sembrava essere confermato: nono posto in qualifica e, grazie a bei sorpassi in gara, la risalita fino al settimo posto. Dopodiché la fine di una vita e di un sogno sportivo: Courage, uscito di pista, rimane vittima del furioso incendio che avviluppa senza tregua la vettura. Un’immagine storica che segnerà anche la fine di Alejandro De Tomaso nel mondo della F1.

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