Altri Sport
Vincenzo Sospiri, l’imbattibile dallo strano destino
A volte ci sarà capitato, facendo un bilancio del nostro percorso di vita, di non aver raccolto quanto pensiamo di avere seminato. Da spettatori, nel motorsport, tante volte ci sarà successo di pensare: “quel pilota, ha avuto meno di quello che si sarebbe meritato”.
Su Vincenzo Sospiri l’idea di molti è proprio questa, condita dal rammarico di non aver visto spiccare il volo ad uno dei talenti più cristallini che la Motor Valley abbia conosciuto. In tanti lo ricordano per il tentativo di qualificazione in Formula 1 a bordo della Lola sponsorizzata Mastercard in Formula 1, ma è quantomeno riduttivo limitarsi ad un solo, sfortunato episodio, per raccontare la storia di uno dei piloti italiani più veloci della fine del secolo scorso. Vincenzo Sospiri può vantare un curriculum di tutto rispetto, sia da pilota che da proprietario di team, che ancora adesso contribuisce alla formazione degli assi del domani nel mondo delle competizioni a ruote coperte.
Gli inizi in kart e l’approdo in Inghilterra
Vincenzo Sospiri nasce a Forlì nel 1966 e sin dagli inizi della sua carriera si fa riconoscere per la sua velocità. Angelo Parrilla, fondatore della nota casa costruttrice di kart DAP, fece scrivere di lui, in un poster celebrativo: “fast as usual”, veloce come sempre. Iniziò a 15 anni nel mondo dei kart, quasi per gioco, dimostrandosi subito competitivo e veloce, nonostante le poche risorse a disposizione. Tra il 1982 e il 1986 vince quattro campionati italiani, arrivando secondo nel 1987 al campionato del mondo ‘Formula C’. Erano anni in cui le griglie dei vari campionati erano gremite e la concorrenza agguerrita. Nella sua ultima intervista Michael Schumacher riconobbe il pilota romagnolo come uno dei colleghi che più ammirava, insieme ad Ayrton Senna, considerandolo imbattibile. Nel 1988 Sospiri andò a correre in Inghilterra, in campionati propedeutici e altamente formativi come la Formula Ford che avevano costi decisamente minori rispetto alle categorie analoghe in Italia. Nello stesso anno arrivò terzo nel campionato inglese della Formula Ford, aggiudicandosi però il Formula Ford Festival di Brands Hatch, la competizione più importante per quella tipologia di vetture. 178 iscritti, qualifiche, eliminatorie e finale a 16. Come un torneo del Grande Slam di tennis. E i piloti più forti c’erano tutti. Hakkinen, Salo, Coulthard, i quali raggiunsero la finale arrivando dietro al forlivese. C’era anche Schumacher, che quell’ultima gara la vide da fuori, in quanto eliminato nelle fasi precedenti.
Dopo quell’exploit in Inghilterra Vincenzo continuò a vincere, aggiudicandosi la Formula Vauxhall Lotus nel 1990, per poi passare alla Formula 3000, nell’Eddie Jordan Racing, con il quale aveva corso due gare l’anno prima. All’interno della squadra il suo compagno era il futuro campione del mondo Damon Hill, ma le prestazioni dell’auto non erano affatto buone ed arrivò il momento di guardarsi intorno.
Vincenzo Sospiri in Formula Ford (source: flickr.com, copyright: unknown)
La toccata e fuga dall’Italia e il trionfo in Formula 3000
Nel 1992 Sospiri tornò in Italia e partecipò al campionato Formula 3 tricolore ma l’anno successivo fu nuovamente in pista nell’International Formula 3000, a bordo di una Reynard del Mythos Racing, con la quale conquistò due podi e il settimo posto finale. Nel 1994 approdò nel Super Nova Racing di David Sears, sponsorizzato appunto dal gruppo industriale giapponese Nova Group. Nel primo anno con la Super Nova i risultati non furono eclatanti, ma sospiri conquistò comunque tre podi e un giro veloce, classificandosi quarto al termine del campionato. Il suo compagno di team, quel Taki Inoue celebre per la sua breve ma intensa carriera in Formula 1 nel 1995, non agguantò alcun piazzamento utile.
L’anno successivo il team non cambiò ma arrivò un nuovo vicino di box, Ricardo Rosset. La Super Nova si dimostrò la scuderia da battere e Vincenzo Sospiri vinse tre gare. Grazie a questi successi e a due secondi posti, vinse il campionato davanti proprio a Rosset, distaccato di tredici punti.
Sospiri a Pergusa nel vittorioso 1995 in Formula 3000 (source: f1forgottendrivers.com, copyright: Autosprint)
Il fugace sogno chiamato Formula 1
Nel frattempo un Sospiri alla soglia dei trent’anni ebbe diversi ammiccamenti con il mondo della Formula 1. Nel 1994 sostenne un test a Estoril con la Simtek, ma l’accordo non si concluse a causa della mancanza di budget del pilota romagnolo.
Dopo la vittoria in Formula 3000, per Sospiri si schiuse la porta della massima competizione automobilistica, anche se solo come tester. Dopo dei colloqui poco fruttuosi con la Ligier, che gli preferì Pedro Diniz per via della dote economica portata grazie alla Parmalat, Sospiri divenne il terzo pilota della Benetton, all’epoca campionessa del mondo costruttori in carica, ma all’inizio del lento e inesorabile declino. Nei test Sospiri si dimostrò all’altezza dei due piloti titolari, ovvero Jean Alesi e Gerhard Berger, senza tuttavia convincere Flavio Briatore ad affidargli un posto da titolare.
Vincenzo Sospiri a bordo della Benetton B196 (source: Twitter UnracedF1, copyright: unknown)
Alla fine del 1996 però, si palesò davanti a Sospiri quella che sembrava essere la grande occasione per debuttare in Formula 1: un quadriennale con la Lola, sponsorizzata Mastercard, che era al rientro nel Circus. Il progetto di Eric Broadley, patron della casa inglese, era ambizioso e aveva bisogno del necessario tempo di sviluppo. Infatti anche il motore avrebbe dovuto essere prodotto internamente. Il tempo spesso è però tiranno e gli sponsor di più. Furono infatti questi ultimi a spingere la Lola a scendere in pista nel 1997, nonostante la vettura fosse tutt’altro che pronta per competere.
Il telaio, ultimato poche settimane prima dell’inizio del campionato, non visitò praticamente mai la galleria del vento e i test si limitarono a poco più di qualche shakedown prima del debutto in Australia. Fu proprio nella terra dei canguri che si concretizzò il dramma sportivo della Lola. La vettura era inguidabile e Sospiri pagò ben 11,6 secondi di distacco dalla pole di Jacques Villeneuve. Nonostante il pilota della Motor Valley fosse stato più veloce del compagno di scuderia, il ben conosciuto Ricardo Rosset, di 1,1 secondi, la prestazione non fu sufficiente per rientrare all’interno del 107%, ovvero il tempo massimo rispetto alla miglior prestazione. Le due Lola non si qualificarono e quella fu anche l’ultima volta che le variopinte vetture inglesi presenziarono ad un weekend di Formula 1.
Infatti, alla vigilia del secondo appuntamento del campionato, ad Interlagos, lo sponsor principale ritirò l’appoggio e la Lola si ritirò.
L’unica drivers parade di Sospiri (source: pilotiemotori.blogspot.com, copyright: unknown)
Si chiude una porta, si apre un portone…
Proprio in quello sfortunato fine settimana, quando Vincenzo era già in Brasile per disputare il Gran Premio, gli arrivò una telefonata dagli Stati Uniti. Venne contattato dal Team Scandia, quando era ancora a San Paolo, che gli disse che c’era la volontà di allestire una quinta auto per correre l’Indy Racing League, alla sua seconda stagione. Anche se non aveva nessun tipo di esperienza con gli ovali, ci pensò ventiquattr’ore, poi accettò. Il debutto dall’altra parte dell’Oceano fu in una delle gare mitiche dell’automobilismo mondiale, la 500 miglia di Indianapolis.
Sospiri si abituò molto in fretta al nuovo habitat e, dopo aver svolto i rookie test, conquistò il secondo tempo in qualifica. Il team Scandia era una scuderia valida, ma la Dallara era al debutto e il pacchetto non era il migliore del lotto, considerando anche gli pneumatici. La prima fila sembrava un obiettivo non plausibile, ma così non fu per Vincenzo Sospiri, trasformatosi, parole sue, in “una pallottola che doveva cercare di entrare dentro la canna di un fucile”.
Anche in gara Sospiri dimostrò di essere veloce e, nonostante una penalità, era nel gruppo dei primi. Nella seconda metà di gara un guasto elettrico lo mise fuori dai giochi, costringendolo ai box per oltre quaranta giri. Il debutto in America fu siglato da un diciassettesimo posto finale, decisamente onorevole se ottenuto in una gara simbolo del motorsport mondiale. Quell’inizio fu il preludio di una stagione che si rivelò brillante, chiusa con il titolo di Rookie of the Year, grazie anche a un secondo posto ottenuto nell’ovale corto di Loudon, quando arrivò a soli 64 millesimi dal vincitore Robbie Buhl.
L’anno seguente Sospiri si spostò nelle competizioni per sport-prototipi, pur mantenendo un piede nelle monoposto partecipando a quattro gare nel campionato CART al volante di una vettura dell’All American Racing, il celebre team fondato da due pilastri delle competizioni come Dan Gurney e Carrol Shelby. Nelle competizioni a ruote coperte Sospiri ebbe modo di guidare la mitica Ferrari 333 SP, insieme a Emmanuel Collard. Al termine del 1998 arrivò l’alloro nell’International Sports Racing Series, bissato nel 1999, a bordo della Ferrari 333 SP con Emmanuel Collard. Gli ottimi risultati nell’ISRS gli garantirono due partecipazioni consecutive alla 24 Ore di Le Mans.
Sospiri a bordo della Ferrari 333 SP (source: doubledeclutch.com, copyright: John Brooks)
Il debutto al Circuit de La Sarthe fu a bordo del già citato prototipo del cavallino rampante sotto le insegne del team francese Jabouille-Boursche. La prima avventura si concluse con un ritiro dopo 187 giri percorsi. Nella seconda partecipazione alla classica dell’endurance, nel 1999, a Sospiri fu affidata una delle tre Toyota GT-One. Il suo equipaggio conquistò la prima posizione in griglia di partenza, ma la gara si concluse poco prima di mezzanotte per una foratura occorsa a Martin Brundle, il quale danneggiò la vettura e non riuscì a rientrare al box per le riparazioni necessarie.
Una video-compilation di immagini della mitica Toyota GT-One (copyright: George Bobotsis)
Il nuovo inizio, dall’altra parte del muretto
In quegli anni però la fiamma della competizione si affievolì, a causa di quella brutta esperienza in Formula 1. La delusione era cocente e i risultati conseguiti non bastarono a lenire quella ferita. Nel 2001, dopo un periodo di riflessione, Sospiri si ritirò definitivamente e decise, all’età di trentacinque anni, di diventare team manager. Dopo una breve collaborazione con la Fortec Motorsport si mise in società con David Sears e fondò il team Euronova. Sospiri si sentiva ancora un pilota ma, dopo non essere riuscito ad approdare stabilmente in Formula 1, decise di lasciare spazio ai giovani, aiutandoli ad arrivare dove lui non riuscì. Negli anni si sono seduti all’interno delle sue monoposto tra gli altri piloti del calibro di Luca Filippi, Vitaliy Petrov, Sergey Sirotkin e Jerome D’Ambrosio. Alcune gare con Euronova le fece anche Robert Kubica che tenne a battesimo anche Antonio Giovinazzi. La prima gara nelle formula avvenne proprio su una vettura allestita dalla scuderia di Vincenzo Sospiri.
Ora l’attività della squadra di Sospiri si è spostata verso le competizioni Gran Turismo, che a detta di Sospiri garantiscono maggiori possibilità per i giovani di diventare piloti professionisti, rispetto a quanto offre il panorama delle vetture a ruote scoperte. A questo scopo è nata nel 2015 la Vincenzo Sospiri Racing, con sede a Forlì, legata a doppio filo con Lamborghini. Nel corso degli anni nella scuderia di Sospiri si sono visti talenti interessanti, come Nicolas Costa ed Edoardo Liberato, passando per gli attuali protagonisti Andrzej Lewandowski, Frederik Schandorff, Tuomas Tujula e Yuki Nemoto, i quali hanno portato alla scuderia successi nel Campionato Italiano GT, nel Lamborghini Super Trofeo e nell’International GT Open. Nel 2020 il VSR ha trionfato nella serie Sprint del tricolore Gran Turismo, mentre per il 2021 è già stato messo in bacheca il titolo Pro-Am del Lamborghini Super Trofeo Europe, in attesa delle finali mondiali 2021.
La carriera di Vincenzo Sospiri è stata costellata dai successi, nonostante fosse spesso l’underdog delle competizioni, con le finanze mai sufficienti per raggiungere un vero e proprio posto al sole. In questa sua seconda vita, Vincenzo sta dando fiducia e grandi opportunità ai talenti del domani, un modo forse per evitare loro il beffardo destino che lo ha portato solo a sfiorare il Mondiale di Formula 1. Un vero peccato non essere riusciti a vedere battagliare Sospiri insieme al “Kaiser” Schumacher e Hakkinen. Due che, il forlivese, di solito lo vedevano di spalle.
Sospiri insieme a Petrov e D’Ambrosio, due piloti che sono approdati in Formula 1 anche grazie al suo supporto (source: pilotiemotori.blogspot.com, copyright: unknown)
Continua a leggere le notizie di 1000 Cuori Rossoblu e segui la nostra pagina Facebook