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Il semaforo rosa – The Doctor’s Last Home Dance
Quel giorno non te lo vuoi mai immaginare. Quel giorno non vuoi mai che arrivi davvero. Quel giorno vorresti essere da tutt’ altra parte, piuttosto che davanti alla tv a vederlo realizzarsi. Ma quel giorno prima o poi arriva e quando arriva devi farci i conti.
L’ultima gara del tuo idolo, sulla pista di casa, rappresenta un po’ un cerchio che si chiude, quasi un passaggio da affrontare nella vita, perché quando il pilota, che ha segnato la tua infanzia, che quando nascevi aveva già un titolo mondiale nella sua bacheca e che ha scritto pagine su pagine della storia del motociclismo mondiale, si ritira, è come se si chiudesse un capitolo con la consapevolezza che certe emozioni non saranno più le stesse.
Io l’ho vissuta così. Con malinconia e un leggero vuoto che si fa sempre più ampio nello stomaco, nel cuore e anche nella mente, lì dove si annidano tutti i ricordi e le sensazioni che ti hanno accompagnato per ben vent’anni di vita. Certo era un evento in programma, perché ormai da tempo era nata l’idea che Valentino potesse ritirarsi e chiudere la sua carriera in MotoGP quest’anno. Quindi quanto successo alle porte del Gran Premio di Stiria il 5 agosto 2021, non è altro che la conferma di una sensazione che aleggiava da tempo. Quel giorno come la gara di Misano, rimarrà indelebile nei miei ricordi. Perché anche se dentro di me ero certa di cosa stesse per annunciare, sentire il dottore pronunciare le stesse parole che altri suoi colleghi hanno detto prima di lui in conferenze stampa speciali, mi ha fatto un certo effetto.
“Ho deciso che questi saranno i miei ultimi sei mesi in MotoGP”, queste sono state le parole che hanno messo un punto decisivo alla tanto attesa decisione che tutti stavano aspettando. Se devo essere sincera, da una parte però ho sentito come un sollievo. Non voglio essere fraintesa, per me non vedere più il quarantasei giallo sfrecciare sulle piste di tutto il mondo, mi lascerà un enorme senso di vuoto; ma negli ultimi anni vedere il tuo pilota preferito e in generale uno del calibro di Valentino Rossi lottare con la propria moto per le ultime posizioni, senza trovare mai una via d’uscita ai problemi di set-up o feeling che da tre anni lamentava, non mi rendeva felice, soprattutto se consideriamo chi è e cosa ha fatto Valentino Rossi per il Motomondiale.
Valentino Rossi in Austria, nel momento dell’annuncio del suo ritiro (copyright: motogp.com)
Venendo al suo ultimo ballo in casa, devo dire che è stata una giornata ricca di emozioni, anzi un week end. Partito dal giovedì e terminato la domenica dopo la gara. Tra video ricordo, interviste e immagini della storia di Valentino mi sono goduta ogni singolo momento del fine settimana sul circuito intitolato al Sic. Forse come non facevo da tempo, ma non potevo perdermi una delle gare più emozionanti di Vale, non in termini di risultati, ma di emozioni, che non sarà seconda, forse nemmeno all’ultima di Valencia. E nonostante sul circuito spagnolo calerà definitivamente il sipario su quella che è stata una delle stelle più luminose del mondo motociclistico, la festa fatta a Misano, davanti al suo Popolo Giallo, nella sua casa con amici, parenti e addetti ai lavori che conoscono il personaggio e la persona di Valentino Rossi, per gli occhi di un suo tifoso rimarrà indimenticabile. Sulla gara c’è poco da dire, anche se è stata comunque una delle migliori performance stagionali, poiché partito in fondo alla griglia e ultimo alla prima curva, Vale ha rispolverato le sue doti a cavallo della Yamaha M1 vestita con i colori Petronas ed è riuscito a risalire fino alla decima posizione. La cornice però prescinde dalla prestazione pura perché c’erano troppe emozioni da vivere, che anche se fosse arrivato ultimo sarebbe stata una giornata memorabile. In più la coincidenza di correre il Gran Premio sul circuito intitolato al suo eterno amico Marco Simoncelli nell’anniversario dei dieci anni dalla sua scomparsa, ha quel retrogusto di romantico che piace a noi appassionati di moto e motori.
Una storia che finisce dopo ben 25 anni di vittorie, battaglie, record, cadute, sconfitte e parentesi buie. Una storia che sarà irripetibile o ineguagliabile. Una storia per la quale ringrazierò sempre Valentino, perché nel mio piccolo mi sono sentita di farne parte. Credo che un ringraziamento, per un momento del genere, per uno sportivo del genere sia doveroso. E non solo perché ci ha regalato momenti straordinari come Welcom 2004, Laguna Seca 2008, Barcellona 2009, Assen 2015 che sono solo alcune battaglie epiche in cui con ferocia e determinazione ha battuto i suoi rivali, oltre a tutti i mondiali e le gare vinte, le scenette post-vittoria e le esultanze che sono state copiate e ammirate in tutto il mondo; ma soprattutto perché il dottore ha smosso una marea gialla infinita che si è appassionata al mondo delle moto grazie a lui. Perché se oggi la MotoGP è seguita da milioni di persone nel mondo è soprattutto merito suo. Un campione semplice, gentile e mai una superstar. Il suo essere sempre sé stesso, nonostante la fama mondiale, lo ha reso speciale in mezzo agli altri, e per questo anche se non sarà il motociclista più vincente, numericamente parlando, rimarrà per sempre la personalità più importante passata dai circuiti di tutto il mondo.
Le tribune nei prossimi anni saranno un po’ più vuote e un po’ meno gialle, ma l’eco della sua storia e delle sue gesta continuerà a riecheggiare ad ogni curva in ogni pista, e nelle parole di chi racconterà e tramanderà la sua storia infinita. Nel suo ultimo ballo in casa, io ho sentito dentro una frase, quasi nata spontanea nella mia testa, che ha trovato certezza nelle immagini rivissute per tutto il fine settimana. “Oltre la leggenda. Oltre il mito. Questo è Valentino Rossi.”
Il lancio del casco di Valentino Rossi sotto la tribuna Brutapela (copyright: You Tube – Andrea Nongio)
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