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Gianni Morbidelli, una carezza al sogno

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Un bel caratterino

Non ci stanchiamo mai di raccontare le storie dei piloti che sono diventati grandi passando per la Motor Valley. Tra l’altro, Gianni Morbidelli, nato a Pesaro il 13 gennaio 1968, per approdare nella “Terra dei Motori” di chilometri non ne ha dovuti neanche fare molti. Arrivato giovanissimo a Maranello in qualità di collaudatore, accarezza per tre anni il sogno di diventare uno dei due piloti titolari della Ferrari. Tutto ciò diviene realtà, ma l’esperienza è destinata a durare un solo Gran Premio. Quando sfuma per lui la possibilità di restare Formula 1, la sua carriera è ancora ben lungi dal concludersi. Per due decenni abbondanti si dedicherà alla guida delle Gran Turismo, spaziando tra i vari campionati che il mondo dell’automobilismo, che non si limita di certo alla massima serie, offre. Una carriera così longeva, e vincente, è possibile solo grazie a quella voglia di divertirsi che Gianni conserva da quando aveva iniziato a gareggiare sui kart. Una passione trasmessagli dal padre Giancarlo, il fondatore della storica casa motociclistica che portava il loro cognome, che durante i primi weekend di gara gli faceva anche da meccanico. Questo fuoco, accompagnato da una dedizione costante e inevitabili sacrifici, hanno permesso a Morbidelli di non fermarsi mai, nemmeno davanti a una porta che si chiude. Viene ricordato dal pubblico, grazie soprattutto alle interviste pre-gara, come un pilota simpaticissimo, anche se, per sua stessa ammissione, tendeva spesso a lamentarsi, e ha dovuto lavorare sul suo carattere per renderlo meno spigoloso. Ai tempi della Formula 3, le sue continue manifestazioni di malcontento gli sono costate addirittura un paio di schiaffi da parte del suo team manager Guido Forti. Morbidelli confessa che questo episodio ha contribuito in modo significativo alla sua crescita: alcune volte un ceffone ben assestato da chi ti vuole bene è più educativo di mille parole. E i frutti si sono visti da lì a poco, perché Morbidelli, al termine del suo percorso nelle serie propedeutiche, è considerato come uno dei prospetti più interessanti in chiave futura a livello internazionale.

Divertimento e successi

Ben presto ci si accorge, durante quelle domeniche trascorse tra padre e figlio a condividere la comune passione per i motori, che Gianni è dotato di ottime capacità di guida. E già tra i kart riesce a togliersi le prime soddisfazioni, diventando vicecampione del mondo junior e ottenendo diversi altri piazzamenti nelle competizioni continentali e mondiali. Quella del 1987 è la sua prima stagione nel campionato italiano di Formula 3, alla quale accede inizialmente grazie all’aiuto economico del padre. La scommessa si rivela, ben presto, vinta: chiude l’anno da miglior rookie e nel 1988 entra a far parte della Forti Corse, uno dei team di vertice della categoria. Il 1989 è la stagione della consacrazione: domina la stagione con sei vittorie e si laurea campione italiano. Prende parte alla Coppa Europa di Formula 3, competizione in gara unica tra i migliori piloti delle varie serie nazionali. Davanti al pubblico di casa, a Misano, Morbidelli taglia il traguardo per primo. Non ha ancora compiuto ventidue anni ed è già sul tetto d’Europa: una nota scuderia di Formula 1 non vuole lasciarsi sfuggire il suo talento.

 

Una Ferrari 641 all’ Historic Minardi Day 2017. Con questa monoposto Gianni corse il Gran Premio d’Australia 1991 (Foto Claudio Fargione)

Il sogno si avvera

Nel 1990 approda a Maranello come collaudatore della Scuderia Ferrari. Sotto l’ala del direttore sportivo Cesare Fiorio, con il quale nasce un buon rapporto, Morbidelli può lavorare fianco a fianco con il suo idolo Alain Prost e contribuire effettivamente allo sviluppo della macchina. Contemporaneamente, è impegnato in Formula 3000 e partecipa ai suoi primi Gran Premi di Formula 1: disputa i primi due della stagione a bordo della Dallara targata Scuderia Italia, mentre a partire dal penultimo appuntamento e per i due anni successivi sarà alla corte di Gian Carlo Minardi. Avendo a disposizione vetture che più di tanto non possono offrire, per lui la grande occasione arriva al GP di Adelaide del 1991, quando è chiamato in Ferrari a sostituire Prost. Al termine di una gara rocambolesca, Morbidelli si classifica in sesta posizione e porta a casa il suo primo mezzo punto.

La rivincita

Al termine della stagione 1992, il vento a Maranello è cambiato. Fiorio non c’è più, e Morbidelli si trova a fare i conti con una nuova dirigenza, che non è intenzionata a proseguire il rapporto con lui. Alcuni sponsor vengono meno, per cui non c’è possibilità per lui di disputare la stagione in Formula 1. Ma, come abbiamo detto, se sono la passione e la volontà a guidarti, non ti perdi d’animo e sai anche come tornare in sella. E così fa Gianni: nel 1993 corre nel campionato italiano Superturismo, e un anno dopo è di nuovo nel Circus, questa volta a bordo della Footwork Arrows. La scuderia, con poche risorse, mette assieme una vettura con delle buone potenzialità, seppure non molto affidabile. E così riesce in un paio di gare a concludere in zona punti. A metà del 1995, ancora per motivi economici, viene lasciato a piedi, per poi essere richiamato a disputare le ultime tre gare dal boss Jackie Oliver, che crede in lui a tal punto da farlo correre nonostante gli sponsor non lo sostenessero a sufficienza. Proprio in una di queste occasioni, e per giunta sempre ad Adelaide, ottiene il terzo posto, suo miglior risultato in carriera, salendo sul quel podio che quattro anni prima gli era sfuggito per colpe non sue. Le sue ultime apparizioni in Formula 1 risalgono al 1997, in Sauber. Purtroppo ci si mettono di mezzo anche un paio di incidenti, uno nei test di Magny-Cours, e uno in qualifica a Suzuka, per i quali sarà costretto a saltare alcune gare e ad avere a che fare con degli strascichi fisici per più di un anno.

Gianni Morbidelli sale sul podio al termine del Gran Premio d’Australia 1995 (Antonino Ghes [Formula 1] su YouTube)

Il mondo delle Turismo

Lasciato per sempre il mondo della Formula 1, la voglia di correre per Morbidelli non si è affatto esaurita. Sceglie infatti di proseguire la sua avventura da pilota al volante delle Turismo, vetture veloci e divertenti da guidare, optando in particolare per le gare sprint, in cui si lotta corpo a corpo e si spinge a tutta dal primo all’ultimo metro. Come aveva già avuto modo di saggiare, nel 1993 con Alfa Romeo e poi su BMW nel 1995 e 1996, campionati del calibro del Superturismo italiano sono popolati di nomi di altissimo livello: si trova a lottare con Emanuele Pirro, Dindo Capello, Fabrizio Giovanardi, Gabriele Tarquini e Emanuele Naspetti, giusto per citarne alcuni. Nonostante la concorrenza, nel 1995 si aggiudica entrambe le gare all’autodromo di Pergusa, circuito dove si era già affermato in Formula 3000 cinque anni prima, suo unico trionfo nella serie cadetta. Lo sguardo di Morbidelli si estende però anche oltre i confini nazionali. Nel 1998 corre nel British Touring Car Championship, che in patria è seguito da migliaia di appassionati, poi, nel 2000, nello European Touring Car Championship, chiuso al terzo posto finale. Nella stagione 2006 ottiene due podi nel campionato mondiale riservato alle vetture del medesimo tipo, il WTCC. Nel 2007 e nel 2008 si aggiudica il campionato italiano Superstars Series, a cui aggiunge nel 2009 e nel 2014 anche quello internazionale della stessa categoria. Nel 2014 ritorna nel WTCC, portando la sua Chevrolet alla vittoria in Ungheria. Dal 2015 è uno dei protagonisti della TCR International Series, confluita nel 2018 nel nuovo campionato WTCR, del quale disputa la prima metà di stagione. Nel 2019 corre quella che è, ad oggi, la sua ultima stagione completa da pilota, nel campionato ETCR. Degne di nota sono anche le sue apparizioni in Australia in alcune gare del campionato V8 Supercars e nel FIA World Rallycross Championship. Dopo quarant’anni al volante, oggi Gianni Morbidelli fa da coach ai giovani piloti nel Mini Challenge e sarà, dal 2022, Team Principal del Ten K Motorsport, attivo nel campionato monomarca BMW M2 CS Racing Cup

 

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