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Il Corriere di Bologna — La “leggenda” di King Arthur

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Da qualche parte, in Belgio, qualcuno si starà mangiando le mani, a Genk e a Liegi, sponda Standard: non avere saputo leggere le qualità umane e fisico atletiche di Arthur Theate (e non averlo quindi ingaggiato, ndr), sa molto di principianti del calcio, “giocatori della domenica” di Football Manager. La storia di Arthur, scrive nel suo articolo odierno Alessandro Mossini, sembra uscita da un libro di fiabe di Hans Christian Andersen: scartato prima dal Genk e poi dallo Standard Liegi, squadre militanti nella Pro League, la massima serie belga, Theate, per ammissione del suo procuratore, Patrick De Vlamynck, era sul punto di abbandonare il calcio. Poi l’idea di provare ancora e non darsi per vinto, anche se nemmeno le squadre di serie B (Lierse e Lommel) lo avevano preso in considerazione; sarà l’Ostenda, che gli consegna quella che ai più poteva assomigliare ad un’ultima chance. Arthur prende l’auto della sorella (la sua l’aveva già venduta) e corre dal tecnico Blessin, che lo prende in prova. Theate inizia un cammino di lavoro su se stesso (si fa affiancare anche da un dietologo) e convince a pieno il nuovo tecnico che lo mette in squadra e lo inserisce nelle rotazione del reparto difensivo.

La storia con il Bologna inizia circa un anno fa ed è lui a raccontarla:”I rossoblù mi contattano dopo cinque gare ma ho pensato che non fosse il momento giusto, poi a Gennaio 2021, ma la trattativa non si chiuse e di nuovo la scorsa estate. La fiducia che hanno avuto in me è stato il fattore decisivo“. Adesso, uno dei leader della difesa a tre di Sinisa Mihajlovic, corre il serio rischio di esordire, solo 15 mesi dopo dal possibile passo di addio al calcio,  con la nazionale maggiore belga. E tanto hanno fatto le ultime ottime prestazioni (che hanno portato il Bologna a pari punti con Juve e Fiorentina) e i suoi due goal, di cui uno al debutto.

Un giocatore così non poteva non piacere al tecnico serbo e di lui parla così il giocatore belga:”E’ chiaro che con uno come lui devi aspettare il Tuo momento. In Italia si fa tantissima tattica al video, per me è come andare a scuola: non mi piace tanto, ma è fondamentale per la mia crescita. Se fossi voluto restare nella mia zona di comfort, non avrei scelto la Serie A: ho imparato più in pochi mesi a Bologna, che in un anno ad Ostenda”. La saggezza di un grande giocatore in un ragazzo di soli 21 anni: li vogliamo fare i complimenti a Riccardo Bigon?

 

Fonte Alessandro Mossini – Il Corriere di Bologna

 

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