Basket
Sarà fra un mesetto la vera Virtus Segafredo?
La prima notizia è che quest’anno, alle Final Eight, la Virtus Segafredo non incontrerà la Reyer Venezia, come viceversa sembrava probabile fino a poche settimane fa. Lo spauracchio, dopo le due eliminazioni consecutive al primo turno negli ultimi due anni, è scongiurato, per una volta abbiamo un due senza un tre che sul piano scaramantico (e la scaramanzia nello sport ha un suo perché) qualcosa vorrà dire. Poi, che si vada contro Brindisi o contro Brescia – e lo si saprà nel giro di una settimana – poco cambia, perché in apparenza Brindisi potrebbe sembrare più temibile, ma Brescia è in una fase di crescita considerevole e tutt’altro che da sottovalutare, senza contare il fatto che in un torneo come quello che si svolgerà a Pesaro tra il 16 e il 20 febbraio, fatto tutto di scontri diretti, ogni gara diventa difficile al punto che non è certo raro che i pronostici vengano sovvertiti. Quest’anno, poi, con ancora incombenti gli effetti della pandemia, la Coppa Italia potrebbe rivelarsi ancor più un terno al lotto, mentre c’è chi sostiene che non sarebbe proprio tra gli obiettivi primari della stagione per la squadra di coach Scariolo; tuttavia, tornare a vincerla dopo venti anni, esattamente come è stato per il campionato, non farebbe schifo di sicuro sia alla società che ai tifosi. A questo punto mi immagino già chi commenti: sì, SuperCoppa e Coppa Italia, come Milano la scorsa stagione, per poi non vincere niente di importante! Detto che negli albi d’oro è in ogni caso sempre preferibile esserci che il contrario, siccome ogni vittoria è necessariamente figlia di tutta una serie di condizioni favorevoli, portare a casa un trofeo rimane un obiettivo ben altro che disprezzabile, come mi pare abbia dimostrato, fin qui, di ritenere la proprietà, giustamente fiera di ogni coppa vinta, ad arricchire un palmares di prestigio come quello delle Vu Nere.
Fosse Brescia l’avversaria al primo turno ci riporterebbe all’edizione 2018, la prima dopo il ritorno in A1, terminata un po’ mestamente con un incontro dominato dai lombardi fin dai primi minuti. Era una Brescia con ambizioni superiori a quella attuale, che terminò la propria corsa in finale, contro Torino: squadre piene di ex virtussini, come Poeta, Mazzola, Moss, i fratelli Vitali. È stato anche l’unico trofeo raccolto in carriera, almeno fin qui, da Peppe Poeta: peccato, secondo me avrebbe meritato di più.
Detto questo, la Virtus oggi sta raccogliendo i pezzi sparsi un po’ qua e un po’ là e poco alla volta sta cercando di recuperare una fisionomia che possa assomigliare a quella pensata la scorsa estate. A dire il vero, non potrà mai farlo forse pienamente, giacché su una figura strategica nello scacchiere allora ipotizzato è difficile che si possa tornare a contare pienamente, in questa stagione. Epke Udoh, che doveva esserne il perno della difesa, è tornato a Bologna e sta facendo riabilitazione; lo vediamo, sì, in immagini che ispirano un qualche ottimismo, ma per adesso occorre concentrarsi su quella di JaKarr Sampson che sta riscuotendo più smorfie che applausi. Come ha ben spiegato anche Paolo Ronci proprio ieri, il giocatore deve adattarsi a condizioni di gioco estremamente differenti rispetto a quelle nelle quali si è formato, senza considerare i problemi fisici che ne hanno pressoché azzerato la condizione e ostacolato l’inserimento in squadra. Io continuo a vedere in lui le potenzialità di un fenomeno, nel contesto europeo, si tratta solo di avere pazienza, come per Nico Mannion. L’idea è che il loro arrivo in piena forma possa coincidere magari con le Final Eight, per le quali dovrebbe rientrare pure Teodosic. Chissà che a quel punto non si riesca a vedere una Virtus Segafredo finalmente davvero in linea col progetto originario, ancorché non certo al massimo.
Per il momento, però, la concentrazione va tutta ad ogni partita, incontro dopo incontro, che sia di campionato come di coppa, visto che saranno sempre minori i margini di errore concessi nell’avanzare della stagione. Che sono convinto peraltro riserverà ancora tanto divertimento ai tifosi della Segafredo, perché il lavoro che sta compiendo il suo staff tecnico è assolutamente convincente. Non fosse altro che perché comunque veder giocare la Virtus di San Teodosic e Pajolic, di Weems e Cordinier, di Hervey, Jaiteh e tutti gli altri quest’anno è sempre decisamente piacevole.
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