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Una gara da mito – Il sogno di Jody si realizza: è campione del mondo, a Monza

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Mentre i Bee Gees cantavano “Tragedy”, in Italia Umberto Tozzi incideva “Gloria”, in Giappone veniva venduto il primo Walkman da parte di Sony e Jody Scheckter si laureava campione del mondo, il primo e unico detentore del titolo con passaporto africano. Una carriera con tanti alti quella di Jody a cui fino al 1979 mancava solo l’acuto finale: che Tozzi pensasse anche a lui mentre scriveva il pezzo che gli consacrò la carriera?

 
Nel 1979 Scheckter firmò un contratto annuale con la Ferrari sostituendo così Carlos Reutemann finito alla Lotus per affiancare il campione del mondo in carica Mario Andretti. La Williams trovò l’accordo con Regazzoni mentre Villeneuve, i cui rumors lo vedevano vicino alla Wolf, rimase in Ferrari. 
 
Il Gran Premio d’Italia si disputò nel settembre di quell’anno come 13° e terzultima tappa del mondiale. Arrivati a quel giorno la classifica vedeva la premiata combinazione Schekter-Ferrari al comando con, a sorpresa, Laffite e la Ligier a rincorrere.
 
Qualifiche.
La differenza abissale tra le vetture di questa stagione e quelle del 78 si vede già dalla prima giornata di prove ufficiali con Arnoux, il più veloce, che rifila più di tre secondi al tempo fatto registrare dal campione del mondo in carica Andretti l’anno prima. Il sabato ci pensò poi Jabouille a fermare ancora prima il cronometro meritandosi così la quarta pole di stagione. Al fianco del francese proprio l’altra Renault di Arnoux, quindi Scheckter, Alan Jones e Villeneueve. Solo settimo Laffite.
 
La gara.
Le vetture si dispongono in posizione sulle caselle del via, splende un caldo sole di fine estate nei cieli brianzoli e le tribune sono gremite di tifosi Ferrari. arriva il momento della luce verde, le monoposto staccano dalle proprie posizioni, Scheckter è un proiettile: le due Renault vengono sorpassate, come se fossero ferme, da una livrea rossa che se le divora dalla sinistra. Il leader della classifica mondiale vede il frutto della propria carriera maturo e pronto per essere colto: se oggi va come deve andare, sarà campione del mondo, è stato un pilota consistente nel corso della carriera, serve un ultimo sforzo, la determinazione e la concentrazione di un vero campione. Poco dietro anche Villenueve parte bene e dopo le prime curve è già terzo a rincorrere la Renault di Arnoux.
Passa un giro, Arnaux è vicino e sul rettilineo del via prende tutta la scia al pilota Ferrari che diligentemente rimane nella propria traiettoria, i 600 cavalli della Renault fanno tutta la differenza del mondo sul dritto come quello e prima della chicane il francese è davanti. Nel secondo giro Nelson Piquet abbandona per primo la gara finendo fuori pista dopo un contatto con Regazzoni nella battaglia per il settimo posto.
Villenueve nel frattemo fa il suo lavoro per tutta la prima gara riuescendo a tenere a bada, con le buone e con le cattive , l’arrembante Lafitte: il francese da parte sua finalmente sembra aver trovato il feeling giusto con la pista dopo la deludente due giorni di qualifiche, anche se la Ligier sul rettilineo sembra mancare di quello spunto per poter chiudere il sorpasso. I primi cinque, le due Ferrari, le due Renault e Lafitte, hanno già staccato il resto delle vetture e dopo 7 giri si trovano ancora uno dietro all’altro, racchiusi in una manciata di secondi.
 
E’ il 12° giro, i primi quattro sono ancora diligentemente in fila indiana quando Arnoux all’improvviso comincia a decellerare in entrata di curva: il francese prova a spostarsi di traiettoria venendo infilato dagli avversari, da primo a quarto in poche decine di metri; purtroppo la gara del pilota Renault finirà di lì a due giri per un problema al motore della sua monoposto.
La gara passa di mano quindi alla doppietta Ferrari e l’unico che sembra avere i mezzi per poter rovinare questo quadretto italiano sembra essere Laffite alle loro spalle. I tre piloti in testa alla corsa sono a loro volta i tre che guidano la classifica generale, la tensione è alle stelle. E mentre nelle retrovie il giovane talento Bruno Giacomelli, fresco vincitore della Formula 2, continua a scalare le gerarchie con il soprasso ad Andretti, Laffite comincia a perdere terreno dal duo di testa, forse per un problema tecnico, forse per il ritmo indemoniato imposto da Scheckter.
 
Al 42° giro Lafitte lascia definitivamente la corsa e le speranze di conquista del titolo piloti. Da quel momento Scheckter, consapevole che Villenueve non lo supererà per concedergli la vittoria matematica del titolo piloti, riduce l’andatura, i due taglieranno il traguardo praticamente a braccetto con Regazzoni di poco lontano a godersi lo spettacolo di una Monza tutta in piedi per il ritorno ad una doppietta Ferrari e soprattutto per la concquista, da parte della rossa, del nono titolo piloti e del sesto costruttori mettendo di fatto fine ad un decennio di grandi successi per la rossa. Per attendere un decennio altrettanto (e più) ricco di soddisfazioni bisognerà attendere i primi anni duemila, quelli di Michael Schumacher.
 
Quella di Monza fu una prova di forza che andò ben oltre la vittoria, seppur determinante per la matematica conquista di quel mondiale. La Ferrari 312 convinse in termini di affidabilità e qualità in pista come poche altre vetture di quegli anni.

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