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Carspillar – Citroën-Maserati, in arte SM
Matrimonio franco-italiano
1968, l’anno che sconvolse anche il mondo dell’automobile. A marzo di quell’anno si consumò un’acquisizione che coinvolse due marchi tra i più amati dagli appassionati: la proprietà della Maserati venne ceduta dalla famiglia Orsi alla Citroën, a sua volta controllata da Michelin. La casa francese aveva da tempo avviato la lavorazione per un’innovativa coupé (internamente designata come “ progetto S”) e l’arrivo in famiglia di una casa sportiva fornì lo scambio tecnico decisivo per completare l’opera. Il risultato fu una vettura unica: la Citroën SM – Maserati.
Meccanica d’eccezione
La gestazione del modello fu lunghissima e figlia dei “diktat” della dirigenza: racchiudere sotto la carrozzeria tutti gli elementi meccanici propri del “double chevron” ad iniziare dalle sospensioni idropneumatiche, mutuate dalla DS. In quattro sfere in acciaio riempite a metà di gas, un circuito idraulico distribuiva l’afflusso di un apposito liquido in funzione del profilo del fondo mantenendo in piano la vettura. Figlio di uno specifico sviluppo fu invece l’impianto sterzante a servoassistenza variabile (Diravi). Tale sistema rendeva più duro l’azionamento dello sterzo all’aumentare della velocità migliorando il controllo. Raffinatissimo l’impianto frenante, con dischi sulle quattro ruote. Ben prima dell’avvento dell’ABS un dispositivo impediva il bloccaggio delle ruote posteriori su fondi a scarsa aderenza portando il sistema Citroën al vertice della categoria. Mancava solo un motore degno di tanta eccellenza e l’acquisizione di Maserati non poteva essere più tempestiva.
Propulsore nato a Modena
All’indomani dell’acquisto, il responsabile tecnico del Tridente Giulio Alfieri si mise al lavoro per realizzare il C114-1, un 6 cilindri a V di 90° da 2670 cc con distribuzione a due assi a camme in testa per bancata e due valvole per cilindro. Alimentato da tre carburatori doppio corpo Weber 42DCNF, era capace di sviluppare 180 CV a 6250 giri/min. Un “cuore” nato nella Motor Valley che negli anni ricevette prima l’iniezione indiretta Bosch (1972), quindi crebbe di cilindrata fino a 2965,46 cc per arrivare a 190 CV. Anche il peso crebbe da 1460 a 1520 chilogrammi mantenendo la velocità massima fissa a 220 km/h: valore insuperato nella sua categoria per ben quindici anni.
Design sconvolgente
Unica, innovativa ed indiscutibilmente Citroën. Queste le caratteristiche stilistiche della SM che colpirono sino dalla presentazione, nel 1970. La linea affusolata che dall’appuntito frontale terminava con la coda tronca mascherava i 4,89 metri di lunghezza. Unico era l’anteriore con il gruppo fari-calandra carenato in vetro con finiture cromate. Al centro si trovava l’alloggiamento della targa a sovrastare la lama del paraurti che la divideva dalla presa d’aria motore ricavata in basso. Ai lati trovavano posto due gruppi ottici autolivellanti e simmetrici a tre elementi, anabbaglianti esterni e doppi abbaglianti interni, gli ultimi orientabili con lo sterzo. Al posteriore abbondavano le cromature intorno alla fanaleria rettangolare. Le ampie le superfici vetrate, sia anteriormente che sul portellone posteriore, alleggerivano forme che coniugavano eleganza ed efficacia aerodinamica, con una cura sottolineata dalla carenatura delle ruote posteriori. All’interno i generosi sedili garantivano quattro posti veri, mentre la strumentazione a tre strumenti di forma ovale incastonati sotto una palpebra dolcemente fusa al cruscotto era originale nella sua semplicità. Il volante monorazza infine era un elemento tipico per una vettura della doppia spiga.
Al momento sbagliato
Nonostante il valore sportivo e tecnico (riuscì anche ad imporsi nel durissimo Rally del Marocco 1971) la SM ottenne un successo limitato. La raffinata meccanica richiedeva una manutenzione specifica che provocò molte lamentele alle quali Citroën non seppe far fronte. A ciò si unirono anche situazioni sfavorevoli come la mancata omologa negli USA e lo scoppio della crisi energetica, vera mazzata per le vetture ad alte prestazioni. Dato un prezzo non esattamente da utilitaria si può comprendere che il declino per la francese col cuore da Motor Valley fu abbastanza rapido. La produzione si chiuse dopo cinque anni e 12920 esemplari prodotti, quando la casa francese si liberò anche del marchio Maserati, posto in liquidazione e quindi rilevato da Alejandro De Tomaso. Ma il tempo ha saputo restituire alla SM ciò che al tempo le fu negato: un posto riservato tra le automobili che hanno caratterizzato un’epoca.
Alla scoperta di una SM a iniezione elettronica dal vano motore ai raffinatissimi interni (SM su YouTube)
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