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L’altro spogliatoio: l’evoluzione tattica dello Spezia di Thiago Motta

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Il mondo alla rovescia. Così si può definire questo Monday night di Serie A che vede coinvolte Bologna e Spezia, in una sfida che, risultati alla mano può tirar fuori in maniera quasi definitiva una delle due dalla lotta per non retrocede. Un mondo alla rovescia che oggi vede uno Spezia ben più lanciato della squadra di Sinisa Mihajlovic, con 10 punti su 15 conquistati nel 2022 e una serie di ottime prestazioni che fanno ben sperare i liguri in ottica salvezza.

CONTINUITÀ E ADATTABILITÀ – Thiago Motta, tecnico dello Spezia, è stato più volte in discussione nel corso di questa stagione. I pochi alti e i molti bassi della squadra bianconera avevano portato l’italo-brasiliano più volte sull’orlo dell’esonero. Un allontanamento che poco prima di Natale sembrava certo, ma non è poi effettivamente avvenuto. Da lì in poi la squadra del tecnico ex Genoa ha trovato una quadratura, probabilmente originata anche dalla continuità tecnica e tattica che la conferma di Motta le ha dato. Il tecnico aveva inizialmente impostato la stagione su un modulo fluido che poteva variare da 3-4-3, al 4-3-3, fino al 4-2-3-1, proponendo un modo di giocare molto proattivo, nel tentativo di imporre il proprio il gioco e mantenere a lungo il possesso del pallone. Una situazione tattica che, per caratteristiche, la rosa dello Spezia non è stata in grado di sostenere. Motta ha così confermato la volontà di giocare un calcio elegante e tecnicamente apprezzabile, ma ripiegando su un atteggiamento più reattivo e una manovra più verticale. In questa maniera, lo Spezia ha trovato anche una certa solidità difensiva, grazie all’introduzione di più uomini in grado di svolgere la doppia fase.
Ne ha giovato la fase difensiva, che con giocatori in grado di interpretare la fase di possesso nella giusta maniera, hanno potuto usufruire di un atteggiamento più accorto per controllare minori porzioni di campo e una volta recuperata palla ripartire velocemente.

FASE OFFENSIVA – Di questo nuovo modo di interpretare la gara ha usufruito anche la fase offensiva e realizzativa. La squadra ligure non ha un vero e proprio bomber da doppia cifra, ma piuttosto tanti attaccanti in grado di segnare tra i 5 e i 10 gol, spesso brevilinei e con qualità per lanciare i compagni negli spazi, o con la velocità per attaccare gli spazi aperti. Il riferimento centrale invece fa spesso tanto lavoro sporco per aprire gli spazi agli attaccanti esterni e all’inserimento delle mezzali o del trequartista a seconda del modulo schierato per il match.
SI tratta di una situazione tattica molto fluida, che viene enucleato in schemi “classici” con difficoltà: le punte si interscambiano, così come i centrocampisti e i terzini.

 

 

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