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Con quali carte la Virtus Segafredo potrà giocarsi il prosieguo della stagione?

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Normalità. Tutto ciò di cui avrebbe bisogno, in questo periodo, una incerottatissima (anche, se non soprattutto, nello spirito) Virtus Segafredo sarebbe proprio la cosa in teoria più lontana da qualunque impresa sportiva. Si potrebbe obiettare infatti che non ci sia alcunché di normale nelle grandi imprese dei miti dello sport, tali proprio per l’eccezionalità delle loro prestazioni; tuttavia, quello che manca attualmente alla truppa di Sergio Scariolo in linea di massima dovrebbe invece costituire il quotidiano di una squadra, fatto della routine di allenamenti con i quali si preparano le partite, con l’organico sostanzialmente al completo, in una successione di eventi programmata ad avvio di anno sportivo. Ora, al di là del covid che sta colpendo, o ha colpito, un po’ tutti, la stagione virtussina è stata talmente bersagliata da infortuni e da incastri fra questi ultimi e il covid che viene davvero da chiedersi come sia possibile che si trovi ancora al secondo posto in classifica in campionato e pienamente in gara in Eurocup, dopo aver già vinto la Supercoppa a settembre (ricordiamo, già senza Udoh e Mannion). Poi, la “figuraccia” alle Final Eight, tanto deprecata pure dai vertici societari (con parecchie riserve sull’opportunità e tempestività di certi interventi sui media), francamente più in linea con quanto stia patendo e sopportando la squadra rispetto ai risultati fin qui raggiunti. D’altronde, a Bologna ci si sta abituando ad una eccezionalità per cui ci si meraviglia quasi più se non arrivano gli assist da sogno di SanTeodosic o le strabilianti triple sulla sirena del Beli, i recuperi incredibili di Pajolic o le esaltanti schiacciate in contropiede, e di normalità non si vuole proprio sentire parlare, a meno che non coincida con lo stupefacente. A parole si è un po’ tutti consapevoli della difficoltà di procedere in emergenza, però al dunque di un risultato non soddisfacente eccoci pronti ai mugugni, alle accuse, al più inveterato pessimismo.

La Virtus sta per affrontare un periodo cruciale: fra inizio marzo e Pasqua sarà in campo ogni tre giorni, per fortuna senza trasferte troppo lunghe, in Europa, consapevoli però che questi saranno i giorni decisivi per definire le diverse griglie dei playoff. Scariolo e il suo staff in questo momento stanno cercando di ridare ossigeno alla squadra e completare l’inserimento o il reintegro dei vari Sampson, Teodosic, Hervey, in assenza peraltro di Pajola, Mannion, Jaiteh, Cordinier, Tessitori e Alibegovic, ovvero proprio quelli coi quali i giocatori di cui sopra dovrebbero ritrovare l’intesa. Ce la farà, Scariolo, a ricostruire un gruppo in grado di esprimersi per le proprie teoriche potenzialità? Questa è la sfida, molto più impegnativa di quanto tanti non siano disposti a credere, ancorati ai nomi dei giocatori quasi fossero figurine Panini. Dando per scontato come non sia ancora il tempo delle sentenze, il lavoro che dirigenza e staff tecnico dovranno affrontare è di estrema delicatezza, visto che in condizioni di precarietà si dovrà riuscire a dare normalità al quotidiano della squadra per poter raggiungere la condizione migliore questa primavera. La Virtus ha chiamato a raccolta i tifosi, proponendo un interessante miniabbonamento per venie incontro ai tifosi che vorranno manifestare la propria vicinanza alla squadra. Anche il calore della miglior Segafredo Arena servirà certamente: la sola cosa invece che non dovrebbe comparire, almeno fino a Pasqua, è l’atteggiamento accusatorio di quella parte del tifo pronta a sottolineare più i difetti che i pregi, appollaiata come i condor. La stagione della Virtus Segafredo è ancora tutta da essere giocata, nonostante quello fin qui accaduto, e a mio parere il bicchiere può essere ancora visto mezzo pieno.

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