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Il Personaggio della settimana – Arturo Merzario, il cowboy della Formula 1

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Sicuramente uno dei personaggi più stravaganti che il mondo della Formula 1 potesse conoscere. Tutti lo ricordiamo per la sua aria da cowboy perché girava nel paddock con il suo inseparabile cappello che gli dava quell’aria western alquanto insolita ma che allo stesso tempo lo rendeva unico nel suo genere.

I primi passi 

Arturio Merzario, per tutti Arturo, nasce e cresce a Civenna. Proveniente da una famiglia benestante è sempre riuscito a coltivare la sua passione per i motori. Esordisce nelle competizioni a soli diciannove anni guidando una Giulietta Spider nel tempio della velocità a Monza. Poco dopo aver vinto la sua prima gara in un rally in Sardegna si fece notare alla guida di una Fiat-Abarth 1000 con la quale gareggiò nel 1964. Prese parte anche alla 500 km del Nürburgring e ad altre gare nella classe Turismo Europeo che gli permisero di approdare nella scuderia dello Scorpione. Da lì fu adocchiato dal grande Enzo Ferrari che non esitò un attimo a vestirlo di rosso.

Un cowboy a cavallo della Motor Valley

A Maranello Merzario cominciò a correre il Mondiale Marche con una Ferrari 512 partecipando alle gare di Daytona, Sebring, Brands Hatch e Monza. Per la prima vittoria importante dovette però aspettare il 1972 quando con la 312P vinse la 1000 km di Spa con Brian Redman. Nello stesso anno arrivò la conquista anche della prestigiosa Targa Florio insieme a Sandro Munari. L’anno successivo fu un anno molto difficile con la rossa e fu solo il preludio alla separazione che avvenne nel 1974. Ma la sua carriera con il Cavallino è legata anche alla Formula 1, perché con i risultati ottenuti nel 1972 impressionò Enzo Ferrari che gli diede una chance sulla sua monoposto rossa al posto di Regazzoni che si era infortunato. Al primo gran premio in Inghilterra ottiene subito il sesto posto, guadagnando così il suo primo punto nella classe regina. Per la stagione 1973 diventò pilota ufficiale della Scuderia di Maranello insieme a Jackie Ickx. Fu un anno molto difficile per la scarsa competitività della macchina e l’abbandono del belga durante la stagione, ma anche per Arturo non ci furono grosse soddisfazioni con ritiri che si alternavano ad alcuni piazzamenti ma niente di speciale. Invece quello stesso anno nel Mondiale Sport arrivò secondo nella 24h di Le Mans e alla 1000 km del Nürburgring insieme a Carlos Pace con una Ferrari 312 PB. Come anticipato il 1974 sarà l’anno della separazione con la rossa a causa di un rapporto ormai deteriorato, in quanto per quella stagione Enzo Ferrari offri al pilota italiano un contratto solo per i prototipi con un ingaggio limitato e solo qualche apparizione in Formula 1. Si separarono così le due strade, forse al momento sbagliato perché la Ferrari cominciò ad essere di nuovo competitiva.

Nella Motor Valley però Merzario non si è vestito solo di rosso. Ha indossato anche i colori della Tecno quando corse in Formula 2 con il Team Iris Ceramiche e nel 1995 a 52 anni quando tornò a correre su richiesta di Maserati con la quale gareggiò nel Trofeo Ghibli Open Cup.

Pseudonimo di Eroe

La sua carriera in Formula 1 non è però solamente legata al Cavallino. Dopo l’esperienza in Ferrari corse con molte altre scuderie come la Iso-Marlboro, la scuderia di Sir Frank Williams, il team di Fittipaldi, la Shadow, la scuderia Merzario, il team di cui fu fondatore e proprietario e con la March. Con quest’ultima squadra si rese protagonista di un episodio che lo consegnò alla storia e gli fece guadagnare di diritto il titolo di eroe. Gran premio di Germania 1976, si corre al Nürburgring. Merzario con la sua March si trova dietro a Lauda quando vede letteralmente la Ferrari del campione del mondo in carica prendere il volo e trasformarsi in una palla di fuoco. Non ci pensò un attimo. Fermò la sua monoposto prese l’estintore più vicino e corse verso la rossa di Niki ormai completamente avvolta dalla fiamme. Insieme a lui c’erano Guy Edwards, Brett Lunger e Harald Ertl che però non riuscivano ad intervenire. Ciò che invece fece Arturo cercando di sganciare le cinture a Lauda in modo che potesse liberarsi dall’abitacolo. A causa dei movimenti del pilota austriaco non fu così facile cercare di salvarlo dalla morsa delle fiamme, fino a quando non perse i sensi e l’italiano riuscì a slegare le cinture sollevando di peso il corpo di Niki dall’abitacolo. Un atto da vero eroe che quel giorno ha evitato una tragedia molto più grande.

Le immagini del salvataggio di Lauda, nel quale Merzario fu protagonista (Copyright: Julio Alvaro – YouTube)

 

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