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Una Virtus Segafredo bella e ambiziosa

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Ad un mese esatto prima della partita di ritorno con Milano, alla Segafredo Arena, la Virtus Segafredo si ritrova un po’ più bella, dopo la vittoriosa trasferta a Venezia. In uscita da un periodo abbastanza cupo, condizionato da tutta una serie di problemi piccoli e grandi, la squadra di Scariolo ieri sera al Taliercio ha messo in luce l’ampliamento delle potenzialità che ovviamente le concede l’inserimento di un campione come Daniel Hackett, in attesa di accogliere un altro fenomeno, quel Toko Shengelia che fino a pochi giorni fa apparteneva all’album delle figurine di un pianeta diverso, come poi lo stesso Hackett. Dopo Teodosic e Belinelli la proprietà si è infatti concessa due ulteriori lussi che parlano tanto di voglia di Eurolega, che tuttavia andrebbe conquistata sul campo perché le aspettative legate a temi di politica sportiva ed eventuali wild card sono sempre piene di incognite. Ieri sera però si è confermata soprattutto una cosa: quando a gestire il gioco sono registi della qualità della coppia Hackett/Teodosic si eleva in modo esponenziale il rendimento di ciascun giocatore. Sarà un caso, ma ieri è stata la migliore partita di Alibegovic di questa stagione, Sampson è riuscito ad inserirsi su binari più congrui alle esigenze della squadra, la quale ce l’ha fatta a non soccombere all’assalto all’arma bianca protratto da Tonut, nel terzo quarto, con una serie di triple da spezzare le gambe. Invece, la reazione virtussina, con i colpi di classe del dio Milos prima e la saggia gestione di Hackett poi, ha frustrato ogni velleità di rientro dei veneziani. Jaiteh ha riaffermato i grandi progressi che sta compiendo partita dopo partita ma in generale è stata la personalità con la quale la squadra ha affrontato le difficoltà che ha colpito, dando la sensazione di trovarsi di fronte ad una macchina da canestri sulla scia di quelle di cui si godeva decenni or sono, a Bologna. È incredibile, perché la qualità della vittoria ha quasi messo in secondo piano l’infortunio di Belinelli, una botta da tramortire, potenzialmente. L’attesa del responso della risonanza è fremente, il dubbio che possa trattarsi di cosa tutt’altro che lieve è forte, e sarebbe un handicap non da poco per l’importanza del Beli come arma tattica nei momenti cruciali delle gare, ma l’autorevolezza emersa ieri sera ha rincuorato rispetto a quello che può rimanere comunque nelle corde di questa Virtus. La questione Eurocup è peraltro ancora tutta in fieri; ad oggi non si conosce ancora il destino delle formazioni russe e in ogni caso ad ogni turno si registrano risultati inattesi che mischiano enormemente le carte in tavola. Inutile fare previsioni nell’uno e nell’altro girone, occorrerà farsi trovare pronti ad ogni gara, a prescindere, sebbene i verdetti definitivi arriveranno solo in quella stravagante parte finale fatta di incontri secchi. A quel punto, ci si augura che la sfortuna si prenda un po’ di vacanza, concedendo a Scariolo di non dovere fare i conti con l’infermeria e obbligandolo a scelte dolorose riguardo ai turn over: uno, obbligatorio, in campionato, visto che gli stranieri sono diventati sette; gli altri puramente tecnici, che dovrebbero riguardare la componente italiana del roster di cui anche “pezzi grossi” potrebbero essere costretti alla sosta. Si fanno presto i conti: cinque posti per Hackett, Pajola, Mannion, Alibegovic, Tessitori, Ruzzier, Ceron e, si spera, Belinelli. Quest’ultimo, nel caso, intoccabile, come i primi due della lista. Sugli altri si vedrà, potranno essere in gioco tante considerazioni, tenendo pure conto che potrebbe riaffacciarsi il convalescente Abass: questo però è il destino per chi entra nel roster di una squadra impegnata ai più alti livelli cestistici. Cui la Virtus Segafredo punta con sempre maggiore convinzione. Dopo ieri sera, a mio parere a piena ragione.

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