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Chiacchiere da Bar…bieri – Guerra e pace

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Ci ho girato intorno per settimane, ma ad un certo punto l’argomento è inevitabile. Possiamo nascondere la testa sotto la sabbia, se vogliamo possiamo addirittura fare gli ignavi, anche se vi consiglio di andare prima a leggere cosa diceva di loro Dante nella Comedia (“non ragioniam di lor, ma guarda e passa”). La guerra non “è bella, anche se fa male”. E’ dolorosa, bastarda e infame. Tocca tutti, anche chi si nasconde. Tocca tutti, anche chi pensa che non lo riguardi.

In questo periodo anche il nostro amato motorsport è stato coinvolto dalle dinamiche scaturite dopo l’invasione delle truppe russe in Ucraina e ha deciso di non vestirsi di ignavia, così come ha fatto il mondo dello sport. La FIA, in una seduta straordinaria del World Motorsports Council, ha deciso che gli atleti russi dovranno correre sotto i colori di una bandiera neutrale. Prima però, dovranno firmare un documento con il quale ripudiano il conflitto. La F1 ha rotto il contratto con gli organizzatori del GP di Russia con effetto immediato, mentre la Haas ha deciso di rinunciare a Nikita Mazepin e ai suoi rubli, stracciando l’accordo con il main sponsor Uralkali. Inoltre, tutti gli eventi calendarizzati in Russia sono stati cancellati e verranno, se possibile, riprogrammati in altre nazioni. La FIM ha preso una decisione analoga, bandendo team e piloti che operano con licenza russa e bielorussa, cancellando anch’essa tutti gli appuntamenti in programma in Russia, Bielorussia e Ucraina.

In tanti si sono chiesti se sia giusto che persone che non hanno deciso nulla di quello che sta accadendo in Ucraina possano diventare vittime, subendo le decisioni delle massime federazioni internazionali. Io dico che umanamente dispiace, ma capisco queste dure prese di posizione. Innanzitutto bisogna capire effettivamente quanto non c’entrano nulla i piloti con questa situazione. Direttamente non sono coinvolti e non sono influenti, ma indirettamente? Facciamo l’esempio più semplice. Nikita Mazepin, il tanto bistrattato pilota russo ex Haas, è stato preso in giro per tutto il 2021 perché per molti correva senza averne le capacità, ma solamente grazie ai soldi del padre. Ecco il punto. A parte il fatto che Mazepin ha dimostrato di essere veloce quanto bastava per avere il diritto di occupare quel sedile, se vogliamo proprio metterla sul piano dei soldi, allora non è così innocente. Quei soldi sono frutto della ricchezza del padre Dmitry, proprietario dell’azienda Uralchem impegnata nello sfruttamento delle risorse naturali russe. Mazepin Sr. è uno degli oligarchi russi che orbita intorno a Vladimir Putin, del quale è amico. Se è vero che il buon Nikita aveva comprato il suo posto grazie ai soldi del padre, ecco, quei soldi vengono dalle politiche economiche e governative del presidente russo. Davvero Nikita Mazepin è innocente?

Ecco è questo il punto: il motorsport gode(va) a piene mani del denaro proveniente dai ricchi oligarchi russi. Continuare ad accettare quel gettito di denaro all’interno dell’industria è come accettare quello che Putin e i suoi oligarchi, molto influenti nelle politiche interne ed estere della Russia, vorrebbe dire accogliere a braccia aperte quelle decisioni.

Io posso capire la frustrazione dei piloti, che rischiano di non poter più svolgere le loro attività, ma essi sanno benissimo perché quelle attività sono state possibili. Nelle loro valige ci sono banconote sporche di sangue, russo e non. Ecco perché è un atto dovuto quello di prendere le distanze da questi centri di potere. Ed è anche l’unico modo che le federazioni hanno per ripudiare la guerra facendo qualcosa di concreto rispetto a delle bellissime dichiarazioni ai media.

Certo, c’è il rischio che la Russia si chiuda ancora più in sé stessa, isolandosi dal mondo. Davvero credete che chi uccide il prossimo voglia stare in sua compagnia, magari a pari livello, o vuole semplicemente dominarlo? La guerra è guerra, purtroppo è così. Si combatte in mille maniere, con le armi, con le parole, con il denaro, con le sanzioni. A ognuno le armi che gli competono e che sa usare. Finito tutto questo però, sarebbe anche ora di sotterrarle, tutte queste armi. Con il prossimo si lotta anche duramente a suon di sportellate, ma in pista, per vedere chi è il migliore. Il prossimo non è da dominare, ma da abbracciare. Il prossimo non ci limita, ci completa. Il prossimo è nostro fratello o nostra sorella: non sarà perfetto, magari non la pensa come noi, magari ci dice che guardare venti piloti che girano in tondo è da stupidi, certo, ma è da rispettare più di noi stessi.

Speriamo finisca questo inverno delle nostre coscienze, che tocca tutti noi. Dobbiamo farlo finire e dipende anche da noi. E’ così bello guardare le gare di MotoGP e Formula 1, per citare due campionati, senza certi pensieri ingombranti, vero? Come dite, non vi ricordate come sia questa sensazione? Ah, già…

 

Nikita Mazepin insieme a Mick Schumacher in uno dei siparietti organizzati dal Team Haas (YouTube – Haas F1 Team, copyright to the owners)

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