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Carspillar – Lamborghini Espada, ideata da Ferruccio

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Un’idea meravigliosa

Dopo essere entrato nel novero dei costruttori di vetture sportive con la 350 GT (evoluta in 400 GT), Ferruccio Lamborghini pensava già ad una nuova creazione. Era possibile unire lusso e comodità da berlina di alta gamma a meccanica e stile da gran turismo? Questo il tema proposto, alla Carrozzeria Bertone il compito di realizzarlo. Il risultato fu la Marzal, una “dream car” che fece da apripista al Gran Premio di Monaco 1967 strabiliando con un guidatore d’eccezione: il principe Ranieri III accompagnato dalla principessa Grace. Ma nessuno quel 7 maggio 1967 poteva immaginare che da quella vettura così particolare sarebbe nata la prima quattro posti di Sant’Agata: la Lamborghini Espada.

Il posteriore è sicuramente la parte più originale della Espada (Foto AutoMotorFargio)

Sotto la pelle solo certezze

Le reazioni ottenute nell’uscita monegasca dimostrarono la validità delle intuizioni di Ferruccio e partì l’ingegnerizzazione del modello da produrre in serie. Per la nuova nata il gruppo dei tecnici Lamborghini guidati da Paolo Stanzani e Giampaolo Dallara decise di utilizzare la meccanica della coupé 400 GT Touring. Oltre ad abbattere i costi, la scelta consentiva di affidarsi a una meccanica collaudata aumentando lo spazio per gli interni. Il telaio monoscocca in acciaio venne allungato di 15 centimetri ampliando l’abitacolo, mentre il bagagliaio arrivò a 250 litri grazie alla posizione anteriore longitudinale del motore. Quest’ultimo era il noto V12 da 3929 cc alimentato da sei carburatori Weber 40 DCOE 20-21 doppio corpo che sviluppava una potenza di 325 CV a 6500 giri/min e una coppia massima di 374 Nm a 6500 giri/min. Il moto era trasmesso alle ruote motrici posteriori attraverso un cambio manuale a 5 rapporti accoppiato al propulsore con una frizione monodisco a secco. Sospensioni con ammortizzatori a molle elicoidali e barre antirollio sia all’avantreno che al retrotreno completavano il quadro tecnico insieme ai freni a disco autoventilanti sulle quattro ruote. I cerchi erano quelli della Miura: Campagnolo in magnesio da 7×15”, calzati da pneumatici 215/70 VR 15. Nonostante il peso prossimo ai 1500 chilogrammi, la velocità massima di 250 km/h e il chilometro da fermo divorato in meno di 27” permettevano di rivaleggiare con le più evolute “supercar” dell’epoca.

La calandra della Espada con i fari collocati alle estremità laterali della griglia (Foto AutoMotorFargio)

Gandini colpisce ancora

Marcello Gandini, rese più convenzionali le forme della Marzal senza alterarne lo stile. Le porte ad ali di gabbiano vennero sostituite da due incernierate anteriormente, sufficientemente lunghe per un comodo accesso all’abitacolo. La nuova Espada (nome ripreso ancora dalla tauromachia) aveva l’aspetto di una coupè fastback che nonostante le dimensioni (lunghezza 4,73 metri, larghezza 1,86) manteneva un aspetto basso e filante grazie al padiglione alto solo 1,18 metri. L’anteriore con le due coppie di proiettori rotondi racchiuse da una griglia nera, la lama cromata del paraurti e le prese d’aria NACA sul cofano motore trasudava aggressività. La fiancata era attraversata da una modanatura nera ed era caratterizzata dalla forma dei finestrini posteriori, incurvati inferiormente verso l’alto e apribili a compasso. Caratteristico il lunotto spezzato in due parti: un cristallo più ampio e apribile sulla curva discendente del padiglione e uno fisso a fascia sullo specchio di coda. Sotto di esso, racchiusi da un profilo cromato che proseguiva con il paraurti, erano incastonati i gruppi ottici rettangolari e la targa. In basso quattro scarichi sportivi ANSA manifestavano l’anima da vera sportiva. Gli interni erano lussuosissimi: pelle, legno e moquette pregiati coccolavano gli occupanti in uno spazio accogliente e luminoso, con aria condizionata e vetri elettrici di serie. Infiniti gli accessori a richiesta: dai retrovisori esterni alla vernice metallizzata, dalle ruote a raggi all’autoradio per finire con il frigobar e il televisore Brionvega tra i sedili anteriori.

Il volante della Espada inserito in un abitacolo al contempo sportivo e lussuoso (Foto AutoMotorFargio)

Successo decennale

Il modello fu un successo in una fase complessa per la casa. Venne prodotta nell’arco di un decennio (dal 1968 al 1978) per complessivi 1217 esemplari suddivisi in tre serie. La potenza crebbe prima a 350, quindi a 375 CV e vennero aggiunti optional come servosterzo e cambio automatico, novità assoluta per la Lamborghini. Al momento dell’uscita dal mercato l’Espada non venne sostituita da modelli simili e, fatta esclusione per il mastodontico LM 002, solo nel 2008 la casa del Toro avrebbe riproposto una quattro posti, la Estoque, rimasta però un semplice esercizio di stile. Volete possedere oggi questo pezzo della Motor Valley? Preparatevi a sborsare una cifra tra i 120.000 e i 160.000 Euro. Oppure continuate ad ammirarla al Museo di Sant’Agata Bolognese.

Scendiamo in strada a bordo di una splendida Lamborghini Espada (DtRockstar1 su YouTube)

 

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