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Il Personaggio della settimana – Troy Bayliss, leggenda in rosso

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Se nomini Troy Bayliss a qualsiasi appassionato di due ruote e soprattutto di SBK saprà raccontarti chi è. Il suo nome è nell’albo d’oro delle derivate di serie, ma anche in quello della MotoGP. Ma soprattutto nel cuore di tutti i ducatisti che hanno esultato per tutte le vittorie e i titoli dell’australiano dalla pelle dura, per tutti il “carrozziere”

Tra lavoro e corse

Troy cominciò a correre in moto all’età di dieci anni in competizioni di dirt track e motocross da buon australiano. Smise però molto presto perché non riusciva ad emergere e a causa delle difficoltà economiche per partecipare alle gare. Decise di mettersi a lavorare come carrozziere specializzato nella verniciatura spray, da lì il suo soprannome. Ma un amante delle corse non può rimanere troppo lontano dall’ambiente e quindi tornò a correre con la Kawasaki nel campionato 250SP australiano nel 1992 a ventitré anni. Inizia così la sua seconda gavetta che lo vide ottenere le prime vittorie e altri ottimi risultati che lo misero in luce e gli aprirono altre grandi opportunità. Con la Suzuki esordisce nel mondiale SBK come wild card nella sua gara di casa a Philipp Island nel 1997 a ventotto anni. Gli venne offerta anche la possibilità di wild card nel motomondiale classe 250cc sempre con la casa giapponese. Occasione nella quale non sfigurò arrivando sesto. Nonostante fosse considerato vecchio per la sua età il Team GSE decise ingaggiarlo come pilota per la British Superbike in sella ad una Ducati. Al primo anno dovendosi anche abituare all’ambiente inglese diverso da quello della sua terra si classificò solo settimo, ma l’anno successivo con ben sette vittorie e quattordici podi vinse il titolo inglese delle derivate di serie.

Colpo di fulmine

Dopo aver vinto il campionato d’oltremanica si accesero i riflettori della rossa di Borgo Panigale. Nel 2000 gli offrirono di correre il campionato SBK americano dove ottenne subito buoni risultati. In quella stagione la casa della Motor Valley nelle derivate di serie correva ancora con il pluricampione Carl Fogarty, leggenda della competizione e della Ducati. Purtroppo a causa di un brutto incidente il britannico si vide costretto al ritiro dal mondo delle corse. Si aprirono così le porte per Troy nel Team Ufficiale della rossa. La prima esperienza in Giappone non fu delle migliori, tanto che per il gran premio successivo a Donington Park i vertici Ducati decisero di chiamare Luca Cadalora al posto dell’australiano. Non ottenendo quanto sperato, Tardozzi e Ciabatti richiamarono Bayliss per il gran premio di Monza. Lì la svolta. L’australiano non vinse la gara ma ebbe una condotta che colpì tutti nel box. Tutti si ricordano ancora il mitico sorpasso dopo il lungo rettilineo a 300 km/h con il quale sopravanzò i quattro piloti che aveva davanti portandosi in testa. In quel preciso momento iniziò la sua vera avventura ufficiale con la Ducati nelle derivate di serie. Infatti nel 2001 lo confermarono per tutta la stagione e lui ripagò l’investimento fatto. Con la sua Ducati 996 R conquistò il titolo di campione del mondo a fine stagione con quindici podi e la certezza matematica della vittoria con alcune gare di anticipo. Il 2002 doveva essere l’anno della riconferma ma sulla sua strada trovò un Edwards con la Honda in grandissima forma. La battaglia si protrasse fino a Imola davanti a 100.000 spettatori, in casa della Ducati. Bayliss con solo un punto di svantaggio dall’americano doveva ribaltare la classifica. Alla fine di una battaglia epica ed estenuante ebbe ragione l’americano che vinse entrambe le gare e si laureò campione del mondo. Dopo una breve parentesi in MotoGP sempre con la Ducati, rientrò in SBK nel 2006 con la nuova Panigale 999. La moto si era già dimostrata competitiva vincendo due mondiali nel 2003 e nel 2004. Con l’australiano la storia non cambiò. Ritorno e titolo a fine anno. Il secondo della sua carriera. L’anno successivo faticò un po’ di più contro le moto giapponesi, ma provò lo stesso a giocarsi la corona fino alla fine. Il 2008 fu l’anno dell’annuncio. L’australiano decise di abbandonare le corse alla soglia dei quarant’anni. Ma il suo sogno era farlo tenendosi stretto il titolo vinto già due volte. Detto fatto. Con la nuova Panigale 1098R fu amore a prima vista. Ottenne undici vittorie che alla fine gli permisero di lasciare da Campione del Mondo SBK. Onorificenza più che meritata per una leggenda delle derivate di serie.

Pilota di Serie A

La parentesi in MotoGP fu molto breve. Solo tre stagioni con la Ducati. Ottenne solo qualche podio per poi ritornare in SBK nella stagione 2006. Ma quello stesso anno dopo aver vinto con anticipo il titolo, la casa bolognese gli concesse un’altra occasione nel motomondiale alla guida della rossa. A Valencia, atto conclusivo della stagione. La gara fu epica. Troy fu veloce tutto il week end, ma i riflettori erano puntati su un’altra sfida. Quella mondiale tra Rossi e Hayden, vinta poi dall’americano. Però a trionfare nella gara spagnola fu proprio Bayliss che riuscì a vincere la sua unica gara in MotoGP e soprattutto l’unica gara ad oggi vinta da un campione del mondo SBK nella classe regina del motomondiale. Con quel risultato dimostrò a tutti che le derivate di serie non erano una serie b, ma che anche i piloti che competevano in quella categoria erano degni del nome che portavano.

Campione di tutti

Troy fu ed è tutt’oggi amato da moltissime persone. Un animo d’oro e un campione che rimane nei cuori di tutti gli appassionati. Una storia che sa di perseveranza e resilienza anche contro i pregiudizi dell’età. Perché lui ha saputo dimostrare che anche da “nonno” è riuscito a dare della paga ai suoi avversari anche più giovani di dieci anni. Un talento smisurato che poi in realtà non ha mai smesso di correre veramente. Oggi è pronto ad accompagnare suo figlio nella sua avventura Ducati nel campionato australiano SBK, cercando di seguire forse le orme leggendarie del padre. Troy è un eroe per tutti i ducatisti e come dargli torto, lui ha legato il suo nome alla squadra della Motor Valley e in cambio ha ricevuto un affetto smisurato, quello che si regala solo ai grandi campioni.

Lo spettacolare sorpasso di Troy Bayliss a Monza nel 2000 (Copyright: YouTube – Legendary Races)

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