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Meteore: Christophe Sanchez

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Il calcio italiano richiede adattamento, non a caso molti giocatori da cui tutti si aspettano grandi cose faticano ad ambientarsi in un campionato così complesso. Ci sono poi le eccezioni: giocatori che al primo anno segnano e insegnano, altri invece che non sembrano proprio essere compatibili con la nostra Serie A. 

È il caso del protagonista di questa nuova puntata, considerando che in un anno e mezzo (allerta spoiler) ha collezionato solo 9 partite in totale.

 

Christophe Sanchez nasce a Montpellier il 4 ottobre 1972. Nonostante le origini chiaramente spagnole, Sanchez muove i primi passi nel club omonimo della sua città, squadra con cui esordisce tra i professionisti nel 1993.

Punta centrale di peso, dato il suo metro e 86 centimetri per 81 chili, il suo marchio di fabbrica è il gioco aereo, oltre alla capacità di fare da sponda e permettere alla squadra di alzare il baricentro e ripartire in contropiede.

 

Dopo il primo periodo da riserva, Sanchez riesce ad assicurarsi una maglia da titolare e gioca con continuità trovando anche una certa facilità realizzativa. 

Nel 1998, dopo 142 partite giocate con il Montpellier e 37 gol segnati, il suo nome inizia a circolare tra i club in cerca di un rinforzo offensivo. 

Si fa avanti il Bologna, che lo acquista per circa 2 miliardi di lire dopo una lunga trattativa che impegna la triade Gazzoni-Oriali-Mazzone.

 

Davanti alla prospettiva di un ingaggio qui non ho esitato ad accettare, perché in Italia si gioca il campionato più forte e più bello del mondo, e alla mia età può essere il trampolino per una bella carriera. Intanto ho firmato per tre anni nella speranza di fermarmi qui il più a lungo possibile”.

 

La concorrenza davanti è molta: Signori, Kolyvanov, ma sicuramente il giocatore in rosa più simile alla nostra meteora è Kenneth Andersson, non proprio l’ultimo arrivato.

Nonostante questo, Sanchez non si scoraggia, anzi si presenta così davanti ai suoi nuovi tifosi: “Ho un buon colpo di testa, gioco come Andersson. Mi ispiro a Roby Baggio e Batistuta. Assomiglio a Cantona”.

Di certo il ragazzo è sicuro di sé. Tuttavia, l’inizio in rossoblù è subito segnato da un brutto infortunio rimediato alla prima amichevole estiva: rottura del legamento crociato e 5 mesi di stop per lui.

 

Per il Bologna non è poi un dramma, visto che la coppia Signori-Andersson funziona a meraviglia, e il nuovo acquisto ha quindi tutto il tempo per poter ritrovare la migliore condizione.

L’esordio arriva infatti il 27 febbraio 1999, nella gara persa contro il Piacenza per 5-0. Esordio che non dimenticherà mai… in negativo.

Nonostante la stima di Mazzone, il francese non sembra trovare la sua dimensione e nel resto della stagione prende parte solo ad altre due partite, se pur contro Fiorentina e Inter.

 

Terminata la stagione, tra i tifosi iniziano a crescere dubbi sulle qualità del nuovo acquisto. La dirigenza rossoblù, tuttavia, non sembra affatto preoccupata del rendimento non brillante del giocatore, tant’è che in estate cede inspiegabilmente Andersson alla Lazio. La fiducia del club è fuori discussione e Sanchez lavora duramente per ripagarla. 

Nel frattempo, avviene anche un cambio sulla panchina del Bologna, con l’arrivo di Sergio Buso. 

 

Il cambio allenatore non porta nuovi stimoli al giocatore, che gioca a inizio stagione contro Parma, Reggina e Milan senza mai trovare il gol. 

La pazienza ha un limite e a seguito dell’ennesima prestazione non indimenticabile Sanchez si riaccomoda in panchina senza mai più vedere il campo.

Nella finestra di mercato invernale la nostra meteora fa ritorno in patria, questa volta al Bordeaux, per oltre 3 miliardi di lire, concludendo la sua esperienza in rossoblù con 6 presenze e 0 gol.

 

In Francia il minutaggio cresce, ma il fiuto del gol sembra essersi perso chissà dove: in tre stagioni gioca la bellezza di 65 partite segnando 6 reti, non proprio ottimale per uno che veniva considerato “un ottimo finalizzatore”.

Nell’estate del 2002 resta svincolato e, a sorpresa, viene ingaggiato dal Venezia in Serie B, dove gioca 9 partite senza mai trovare la via del gol. 

A fine stagione Sanchez fa poi ritorno in Francia, al Sète in Serie C, dove chiude la sua carriera a 32 anni.

 

Purtroppo, o per fortuna, il talento può portarti fino a un certo punto, poi sta al lavoro e alla dedizione fare il resto, senza contare quella giusta dose di fortuna utile in ogni situazione. 

Christophe Sanchez non ha certamente reso quanto ci si aspettava, e dire che si è subito paragonato a un certo Eric Cantona. “State tranquilli però: non ho l’abitudine di prendere a pugni i tifosi”, queste le parole riferite al connazionale. Peccato però che a momenti erano i tifosi a prendere a pugni lui. 

 

 

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