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Il Personaggio della Settimana – Riccardo Paletti

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La storia della Formula 1 è fatta di personaggi, nomi e volti. È fatta di storie raccontate e tramandate nel tempo. Dai più conosciuti a quelli meno noti, tutti hanno contribuito a scrivere una parte della storia della classe regina. Se torniamo indietro di quarant’ anni precisi arriviamo al 1982 anno in cui Gilles ha volato per l’ultima volta ma anche il più giovane e meno conosciuto Riccardo Paletti ha trovato la sua fine, in un destino che sembra quasi incrociarsi con quello del canadese.

Il sogno di Riccardo

Riccardo aveva iniziato con gli sci, disegnando le curve tra i manti innevati delle montagne. Poi un colpo di fulmine con le corse. Il primo gran premio di Formula 1 visto a sedici anni grazie al padre Arietto, originario di Fucecchio, e lì Riccardo ha capito cosa volesse fare da grande. Il pilota di auto, con un sogno. Arrivare in Formula 1. Parte dalle formule minori con la Formula Ford nella quale arriva terzo a fine stagione senza mai vincere una gara anche a causa di sfortune meccaniche nei momenti migliori. Nel 1979 riesce ad esordire in Formula 3 e poi in Formula 2 grazie anche agli investimenti degli sponsor. Milita nelle categorie inferiori fino al 1981 anno in cui grazie alla Pioneer riesce a trovare un posto in Formula 1 con la Osella motorizzata Cosworth.

 

Debutto nella Motor Valley

La stagione 1982 segna il suo debutto nell’Olimpo delle corse automobilistiche. In quel periodo la Formula 1 era caratterizzata da qualifiche tiratissime dove i piloti rischiavano di rimanere fuori dal Gran Premio già al sabato. L’inizio stagione per Riccardo non fu dei più esaltanti. Non riesce a qualificarsi per le prime gare fino al Gran Premio di San Marino a Imola. In quell’occasione con la diatriba tra FISA e FOCA e le scuderie inglesi che disertarono la partenza sulla griglia si trovarono in quattordici a partire tra cui Paletti e la sua Osella. Per il pilota Il pilota italiano non ci poteva essere esordio migliore. Purtroppo non riesce a terminare la gara per un problema. Un gran premio che rimarrà alla storia per quanto successe tra Villeneuve e Pironi tra le curve dello storico autodromo romagnolo e che fu la scintilla di una tensione che portò il canadese verso la fine della sua corsa nel gran premio successivo a Zolder. Ma i destini di Paletti e dei due alfieri Ferrari erano destinati ad incrociarsi ancora una volta. L’ultima per l’italiano.

Destini incrociati

Sul circuito di Montreal in Canada, a casa di Gilles, da poco scomparso il pilota lombardo riesce a qualificarsi per la gara dimostrando la sua velocità. Quella fu la sua seconda partenza in Formula 1, considerato che a Detroit si era qualificato ma non riuscì a partire per un incidente nel Warm Up. Quel fine settimana doveva essere di commemorazione per il compianto Villeneuve, non di tragedia come poi si è trasformato.

Prima però di parlare dell’incidente c’è una considerazione da fare. Le macchine di quella generazione erano considerate pericolose in quanto la posizione del pilota era molto spostata verso l’avantreno con le gambe del pilota che molto spesso terminavano anche oltre l’attacco delle sospensioni anteriori. Tanti incidenti erano fatali o deleteri per gli arti inferiori di chi guidava quelle monoposto. Di fatto questo può essere una delle cause principali della morte di Riccardo al via del Gran Premio del Canada.

I semafori si spengono e i piloti partono. Dalla prima casella scatta Pironi, quella intitolata a Gilles, ma qualcosa non va. La sua Ferrari resta piantata. Tutti la riescono ad evitare anche gli ultimi dello schieramento. Tutti tranne uno. Riccardo Paletti. Centra con un urto violentissimo il retrotreno della rossa e la sua Osella si accartoccia su sé stessa alimentando un incendio che lo tiene prigioniero per mezz’ora, quando i commissari riescono a liberarlo usando degli attrezzi meccanici per tagliare le lamiere. Riccardo ha il torace e gli arti compromessi e a poco servirà la corsa in ospedale dove si spegnerà poco dopo alle 23.45 italiane. L’immagine della madre, alla sua prima gare in cui seguiva il figlio, che straziata prova a scendere dal muretto per correre verso l’auto in fiamme resta indelebile. Come lo resta Paletti stesso, un ragazzo di ventiquattro anni che per l’età che aveva si sarebbe trovato tra i libri universitari e invece seguendo il suo sogno ha incontrato la sua fine. Come quell’aviatore volato via qualche settimana prima più noto alle pagine di storia. Ma così come Gilles anche il giovane Riccardo è destinato a rimanere nel tempo vivo nelle menti e nei cuori degli appassionati con una storia bellissima, la sua.

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