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Il Semaforo Rosa – Piloti e Pressione
Sotto il casco, la tuta e guanti molto spesso li confondiamo per dei robot. Sempre perfetti, un livello di guida altissimo e di grande qualità perché rappresentano l’élite nei motori. Ma non è così. Anche loro, soprattutto i piloti sono umani come chiunque altro e a volte il limite sottile tra la loro visiera e il resto del mondo non basta a renderli invincibili e in alcune occasioni ci ricordano come anche loro la pressione la sentano e anche che sono più simili a noi comuni mortali di quanto possiamo immaginare
Supereroi sottopressione
Gesti atletici fuori dal comune, acrobazie su due e quattro ruote, sorpassi millimetrici e gesta che solo i veri campioni possono fare. Per loro la pura normalità, per chi li guarda spettacolo e magia per gli occhi. Ma ci siamo mai chiesti come sia veramente essere un pilota professionista? Ma soprattutto un atleta ai massimi livelli, nelle due categorie regine Formula 1 e MotoGP? Forse a volte a chi non vive quella realtà sulla sua pelle direttamente o indirettamente non riesce pienamente a capire cosa significhi. Molto spesso le critiche negative troppo affrettate o i giudizi di elogio si sprecano quando sarebbe meglio contestualizzare le situazioni e a conti fatti a mente fredda tirare certe conclusioni.
Davanti ai nostri occhi tutti i weekend abbiamo sempre dei ragazzi che stanno vivendo la loro più grande passione, a volte anche giovanissimi ancora ragazzini che arrivano a toccare il cielo prestissimo. Siamo consapevoli, in primis loro, del livello di pressione che c’è attorno a circus come Formula 1 e MotoGP. Perché se sei lì vuol dire che rappresenti l’élite nel tuo sport e le aspettative su di te da parte di tutti dai tifosi al tuo team al tuo entourage sono altissime. Ma ricordiamoci che sono soprattutto uomini che giocano con la velocità e che rischiano la loro vita, quando in un qualsiasi momento un dettaglio sbagliato può trasformarsi in tragedia.
Eppure loro quando abbassano la visiera lasciano tutto fuori ed entrano in un modo quasi parallelo nel quale conta solo vincere e andare più forte di quello davanti. Come se qualsiasi cosa esterna sparisse. Le preoccupazioni, la paura, le persone, tutto svanisce dietro i tear-off che nascondono gli occhi e l’anima dei piloti. Sotto quelle tute sembrano indossare quelle dei supereroi e invece come tanti altri sono dei bambini che hanno inseguito il loro sogno. Per alcuni la pressione non esiste, non la sentono, la percepiscono come normalità oppure come uno stimolo ad andare sempre più forte ad affermarsi sempre di più. Questa dote l’hanno in pochi, solo quelli che riescono a diventare campioni e dimostrare di essere un gradino sopra a tutti. Hamilton, Rossi, Marquez, Verstappen solo per citarne alcuni dei più grandi e dei più recenti. Per loro la pressione non ha mai rappresentato un problema e tutti sono stati in grado di aprire il loro ciclo di onnipotenza nel quale sembravano intoccabili e inattaccabili. L’olandese tutt’ora sembra essere inarrestabile dopo aver vinto in modo clamoroso il suo primo titolo, oggi sembra guidare senza la pressione del dover vincere o senza dimostrare niente a nessuno, con una leggerezza che lo rende sempre più forte.
Come ogni aspetto naturalmente varia da persona a persona, ma per diventare grande tra i grandi, per laurearsi campione quella pressione che ti stringe lo stomaco prima di scendere in pista si deve trasformare nella loro migliore amica, potendo così diventare solo un ricordo o una sensazione che non ha minimo effetto sulle prestazioni.
Una valle di pressione
A casa nostra il tifo e l’effetto verso i propri preferiti è mille volte più calorosa rispetto ad altre realtà e quando devi rappresentare due marchi storici e importanti come Ducati e Ferrari che sono un po’ come la nazionale delle due e delle quattro ruote le aspettative non possono che essere alte. Quando vesti di rosso non puoi accontentarti, devi puntate in alto con ambizione verso la vittoria. Che siano Leclerc o Sainz per il Cavallino di Maranello o Pecco e Miller per la rossa di Borgo Panigale la pressione di portare in alto certi colori che rappresentano un popolo intero è alta e forte, come quasi rappresentasse un obbligo o una maledizione da sfatare, considerati gli anni ormai passati dagli ultimi successi iridati.
Eppure le vittorie arrivano e la qualità dei piloti è chiara a tutti, ma nella Motor Valley le eccellenze non possono accontentarsi, si deve volere sempre di più e l’obiettivo minimo a volte sembra solo quello massimo. Quello che gli è richiesto però non è una cosa da tutti i giorni. Riportare il titolo a Maranello o a Borgo Panigale dove manca da troppo tempo non è impresa semplice e ci sono campioni ai quali viene proprio imputato il fatto di non avercela fatta. Come se quel fallimento macchiasse delle carriere stellari.
Tutti coloro che arrivano ad alti livelli nei propri ambiti si devono confrontare con pressioni e aspettative che a volte diventano ingestibili, e anche i piloti che per ciò che fanno ci appaiono come supereroi non sono esentati. Dietro quella visiera o dentro quel casco c’è un mondo a parte dove soli con sé stessi i piloti si trovano e riescono a esprimersi per il loro meglio. Un mondo dove la pressione svanisce perché allo spegnersi dei semafori non guardano più a niente ma solo avanti, il più lontano possibile.
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