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Curiosità e statistiche: Silverstone la culla della Formula 1

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Ben ritrovati amici e amiche della Motor Valley, ci avviciniamo al Gran Premio più storico della Formula 1, quello della Gran Bretagna, e lo facciamo dopo il parziale riscatto Ferrari – dal punto di vista della prestazione di piloti e macchina più che del risultato e strategia – di Montreal che speriamo abbia chiuso un capitolo negativo che ormai andava avanti da tre gare e cioè dal ritiro di Leclerc a Barcellona. Dall’altra parte l’Alpha Tauri continua a navigare a vista tra prestazioni in linea con quelle strepitose dell’anno scorso e altre anonime da parte medio-bassa della classifica.

Il Gran Premio di Gran Bretagna e quello d’Italia sono gli unici ad essersi disputati in ogni edizione del campionato Mondiale di Formula 1 e, per un periodo di quarant’anni, il circuito di Monza e quello di Silverstone si sono condivisi anche il termine di “templi della velocità” prima che le modifiche strutturali di inizio anni 90 non andassero a limitare la velocità media di percorrenza del circuito inglese per un beneficio da un punto di vista della tecnica.

Monza e Silverstone dicevamo, se il primo è sempre stato il circuito che da sempre ha rappresentato l’Italia al mondiale – e per questo è il circuito con più apparizioni registrate nel calendario di F1 -, quello inglese nel tempo è cambiato. Seppure sia proprio Silverstone il circuito rappresentante delle isole britanniche per eccellenza, tra il 55 e l’86 il Gp d’oltre manica si disputò a rotazione su tre tracciati diversi: Silverstone (15 edizioni), Brands Hatch (14) e Aintree (5). Fatte queste premesse la cosa interessante che ne deriva è che il primo pilota britannico a ad aver vinto un Gp davanti al proprio pubblico fu Starling Moss, nel 1955, sul circuito di… Antiree. Ebbene si, la prima vittoria patriottica britannica non ebbe luogo a Silverstone, e fu una vittoria importantissima perché interruppe il dominio italo-argentino dell’epoca.

Per una vittoria a Silverstone bisognerà invece aspettare il 1958, una gara nella quale non solo Peter Collins trionfò, ma anche il resto del podio si compose di suoi connazionali – Mike Hawthorn e Roy Salvadori –. Quello del 1958 fu il primo ma non ultimo podio completamente britannico di questo Gp, l’evento si ripeterà per altre tre volte, l’ultima nel 1965.

E se è vero che Silverstone non è sempre stato il Gran Premio d’Inghilterra, è anche vero che il circuito tra Londra e Birmingham è stato uno dei pochi ad ospitare due diversi appuntamenti nello stesso mondiale di Formula 1. Successe nel 2020, quando oltre al Gp d’Inghilterra venne anche organizzato sullo stesso tracciato quello celebrativo per il 70° anniversario della nascita della F1.

Parlando poi di vittorie non si può non ricordare il primo ad imporsi a Silverstone. Nel 1950 fu l’allora quarantaquattrenne, e futuro campione del mondo di quell’edizione, Nino Farina su Alfa Romeo ad imporsi tra le curve inglesi. Farina che può quindi considerarsi oltre che primo campione del mondo di categoria anche il primo pilota ad essersi mai aggiudicato una gara di Formula 1. Il primo invece a vincere una gara sul circuito aggiornato del 1991 fu Niegel Mansell su Williams motorizzata Renault, l’anno in cui Senna centrò il terzo campionato mondiale della sua carriera. L’ultimo a vincere è invece stato Lewis Hamilton, campione irridato di questo circuito dal 2019.

Il tracciato nato dalle ceneri di una base aerea della Royal Air Force risalente alla seconda guerra mondiale esalta da sempre le qualità e le motivazioni dei padroni di casa. Il pilota in assoluto più vincente è sempre Hamilton con 8 vittorie, quindi Clark con cinque – come Prost – e Mansel con quattro (nello stesso ordine i tre inglesi sono anche i leader per la classifica pole position). Discorso speculare dal punto di vista dei costruttori, dietro alla Ferrari è ancora la grande tradizione di oltre manica a farla da padrone con McLaren e Williams rispettivamente a quota 14 e 10 vittorie. Quindi attenzione ad Hamilton e Russel che stanno alzando i giri delle proprie prestazioni gara dopo gara e che qui potrebbero trovare la giusta determinazione per provare ad insediare RedBull e Ferrari per la vittoria.

Tra i record che il tracciato deteneva c’era quello di qualifica a media velocità più elevata fatto registrare dal campione del mondo 1982 Keke Rosberg nel 1985, con la media di 259 Km/h, record detenuto oggi da Rubens Barrichello con un giro del 2004 a Monza ad una media di 264 Km/h.

Una chicca fu l’edizione del 1976, l’unica gara di un mondiale di Formula 1 a vedere l’iscrizione di due donne pilota: Lella Lombardi e Divina Galica: Nessuna delle due riuscì però a qualificarsi per la gara.

 

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