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Chiacchiere da Bar…bieri – La MotoGP non “tira” più?
È brutto essere profeti di sventure, ma alla fine, c’è sempre un certo grado di soddisfazione nel vedere realizzati gli scenari che si erano immaginati mesi prima. Lo avevamo detto un anno fa, per due volte: prima, avevamo detto che Dorna stava facendo di tutto per mantenere in piedi un “morto che camminava”, in senso sportivo, qual era l’ultimo Valentino Rossi su due ruote. Poi, dopo l’annuncio del ritiro del Dottore a fine 2021, avevamo detto che il 2022 sarebbe stato l’inizio del nuovo mondo per la MotoGP.
Andando via l’indiscusso mattatore di vent’anni di Motomondiale, l’organizzatore spagnolo avrebbe dovuto trovare un modo per sopravvivergli. Rossi, infatti, era diventato più grande dello sport stesso e, sebbene non fosse più ai vertici, portava uno zoccolo duro di affezionati di giallo vestiti che, ogni domenica, sperava nel miracolo di vederlo arrivare a podio. Ora che quel prodigio non può più verificarsi, c’è un’emorragia di spettatori nei circuiti. Il Mugello ha attirato un totale di 74.078 presenze nei tre giorni, delle quali solo 43.661 alla domenica. Numeri lontani rispetto al 2019, di certo non un’edizione record, dove 139.329 persone avevano assiepato le colline e le tribune del tracciato toscano. In tanti hanno dato la responsabilità di questo mesto risultato ai prezzi proibitivi decisi per il GP d’Italia, ma quanto accaduto nel fine settimane del GP d’Inghilterra, a Silverstone, dovrebbe forse far pensare che la motivazione del calo di spettatori non stia solo nel costo dei tagliandi. Nel Northamptonshire, infatti si è registrata la presenza di 100.400 persone nei tre giorni, dei quali 41.002 durante la domenica. Numeri che vanno in contrasto rispetto alle oltre 400.000 presenze viste durante il weekend della Formula 1, che prevedeva per la domenica costi minimi molto più alti (239 sterline per la F1 contro le 95 del Motomondiale).
Questo cosa sta a significare? Che, probabilmente, la MotoGP non offre più un rapporto qualità-prezzo accettabile dal punto di vista dello spettacolo. Nonostante la gara di ieri sia stata tra le più emozionanti della stagione, tanti spettatori preferiscono vedere le quattro ruote più veloci del mondo rispetto alle due ruote, nonostante i biglietti più onerosi. È vero che Silverstone è la culla della Formula 1, mentre non si può dire altrettanto per la MotoGP, ed è anche vero che sia in Francia che in Germania la MotoGP ha visto numeri record, ma due rondini non fanno primavera e Carmelo Ezpeleta se ne sta accorgendo. Sono lontani i tempi in cui in Formula 1 si assisteva a interminabili trenini di monoposto, mentre in MotoGP non si riusciva a commentare un sorpasso che subito se ne verificavano altri quattro. La situazione sembra essersi ribaltata, al netto delle fisiologiche differenze tra le due tipologie di mezzi meccanici e delle gare che li vedono protagonisti.
C’è da dire anche che la MotoGP è evoluta moltissimo negli ultimi anni, nonostante un sostanziale congelamento del regolamento tecnico. Lo sviluppo aerodinamico ha infatti cambiato notevolmente la fisionomia delle competizioni, unitamente all’introduzione di dispositivi quali gli abbassatori di assetto ed altri ammennicoli tecnologici che sembravano essere avulsi dalle motociclette. Che siano forse queste le motivazioni della disaffezione degli appassionati alla MotoGP? O è l’assenza di un vero catalizzatore di attenzione, di una sorta di showman, a portare gli spettatori verso altri lidi?
Il Motomondiale ha costruito la sua popolarità degli anni duemila grazie alla dirompente presenza di Valentino Rossi, che ad ogni fine settimana ne combinava una (o più) delle sue, fosse stato un sorpasso, una dichiarazione al parco chiuso o uno spettacolino dopo gara per festeggiare una vittoria. La MotoGP era imprevedibile, dentro e fuori dalla pista, grazie a Rossi. Attualmente, non sembra più essere così. O meglio, è difficilmente pronosticabile il risultato sportivo, ma al pubblico sembra non bastare.
Bisogna constatare che è mancata una strategia nel far affezionare gli spettatori al marchio MotoGP, più che ad un singolo pilota. Infatti, la Formula 1 è più grande dei suoi eccellenti campioni, cosa che non si può dire per i prototipi a due ruote. L’aver delegato il proprio successo a Valentino Rossi è stata la via più facile per Ezpeleta ma, probabilmente, si è trattata di un’arma a doppio taglio per il CEO spagnolo. Che ora, se non vuole rischiare di avere in mano due giocattolini non profittevoli, vale a dire Motomondiale e Superbike, snaturata all’inverosimile per salvaguardare la MotoGP, deve giocoforza tirare fuori il coniglio dal cilindro. O forse era più realistico sperare in un podio di Rossi nel 2021?
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