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Il Resto del Carlino – La fine di un’era: Sinisa, Bologna e il Bologna

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4 vittorie in 8 mesi, 4 vittorie in 24 partite. I protagonisti della vicenda dell’esonero di Mihajlovic, lo sanno: ormai l’addio era inevitabile. Eppure qualcosa poteva essere cambiato, poteva andare meglio, poteva essere gestito in maniera diversa. 

L’esonero di ieri è sbagliato nei tempi. La tempistica dell’addio a Sinisa Mihajlovic ha reso questo saluto al tecnico rossoblù più apatico, duro e freddo di quello che in realtà è. Il tecnico serbo ha lasciato una traccia indelebile nella storia del Bologna, tornando sulla panchina rossoblù 10 anni dopo, con una nuova proprietà, con l’ambizione di riportare il Bologna laddove non volava da troppo tempo. Eppure, oggi, nonostante l’affetto di questi tre anni e mezzo, in questa separazione qualcosa sta mancando. L’addio, probabilmente, sarebbe stato più giusto e opportuno dopo la fine della passata stagione, ma è arrivato ora ed è giusto celebrare Sinisa al meglio possibile.

Bologna e il Bologna sono state segnate dalle vicende umane e calcistiche di Sinisa Mihajlovic. Quelle calcistiche hanno visto il tecnico serbo dare un’impronta indelebile al ciclo della proprietà Saputo, provando a giocare e giocarcela in casa e fuori, con un calcio sempre ostinatamente propositivo, per dare un marchio e provare a raggiungere l’Europa dalla porta principale, per provare ad arrivare quella fatidica quota 50 punti, passaggio importante per la crescita della squadra. Ci ha provato Sinisa, ha provato a rispondere all’ambizione di grandeur della città e della tifoseria rossoblù, prima ancora che della proprietà.

E poi ci sono vicende umane. Quelle della lotta alla malattia, della vicinanza della città al tecnico, del legame che si è creato tra Sinisa e Bologna. Un legame che ha cementato la sua figura nell’immaginario del Bologna squadra di calcio e della Bologna città. Sinisa ha rappresentato un simbolo per coloro che, seguendo il calcio, hanno affrontato la malattia, ma anche per coloro che lo hanno visto lottare per sé stesso e per dare il meglio ai colori rossoblù. Tre anni e mezzo, vissuti tra tante, troppe difficoltà, tre anni e mezzo che segnano un’era, che segnano un pre e un post Mihajlovic. E chissà se il finale fosse stato diverso…

 

Fonte: Andrea Zanchi, Il Resto del Carlino

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