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Chiacchiere da Bar…bieri – Inconsapevolmente americani
In questo appuntamento con le mie “Chiacchiere da Bar…bieri” andrò subito al punto, senza troppi preamboli. Il GP d’Italia 2022 ha scoperto una delle caratteristiche che, noi europei, fedeli alla tradizione più tradizionale delle corse e della nostra ultra settantenne Formula 1, negheremo fino all’ultimo battito del nostro cuore conservatore. Siamo diventati americani.
No, tranquilli, non nel senso che ieri, al posto dell’Inno di Mameli, avremmo voluto che Andrea Bocelli intonasse “The Star-Spangled Banner”, non intendo questo. I fischi che si sono alzati durante gli ultimi giri e durante la cerimonia di premiazione ci restituiscono un dato incontrovertibile. Avremmo voluto un finale di gara come quello che abbiamo allontanato per anni dal nostro modo di concepire le corse, ovvero all’americana. Avremmo preferito una rissa motoristica di un giro alla fine naturale della corsa, seguendo la piega che avevano preso gli eventi.
È inutile che vi guardate intorno e dite “no, io non volevo che la corsa venisse fermata con la bandiera rossa per vedere due-tre giri all’ultimo sangue”, non vi credereste nemmeno voi. Quello che si è visto ieri è stato un finale indubbiamente brutto e non spettacolare. Essere spettatori degli ultimi giri, neutralizzati dalla Safet-y Car (se la leggete alla romagnola la capite), visto l’errore nel non precedere da subito il leader della corsa, non è piaciuto nessuno. Però, c’è un però, è la natura delle nostre corse europee per come sono concepite ora e per come gli eventi, tragici, le hanno plasmate. Ero piccolo, ma ricordo i commenti quando si parlava di far uscire la Safety Car ad ogni incidente o per ogni vettura ferma, come le caution in America. “Assurdo!”, “inconcepibile!”, “eh seh, adesso fermiamo la corsa ogni volta che una macchina va in ghiaia!”. Eh, seh, adesso, visto che qualcuno ci ha lasciato le penne, fermiamo la corsa ogni volta che una macchina va in ghiaia. Da lì, abbiamo capito che gli americani avevano introdotto una soluzione che poteva essere intelligente, per evitare che ci scappi il morto. E, con il passare del tempo, abbiamo visto che, se la neutralizzazione avviene in momenti topici della gara, ci si può divertire di più guardando colpi di scena su colpi di scena. Saremo anche europei, abitanti del Vecchio Continente, ma non possiamo dire che il divertimento sia una prerogativa esclusivamente americana.
Ed è quello che, praticamente tutti, avrebbero voluto vedere ieri a Monza. Probabilmente gli errori ci sono stati, sicuramente il fatto che la vettura di sicurezza non rintracci il primo è uno di questi. Ma la FIA, come spiegato nella nota diffusa ieri sera, ha ragione. Il protocollo è stato rispettato e quello non era un incidente tale da giustificare l’esposizione della bandiera rossa. Come dite? Le auto passavano a tutta velocità con una ruspa in pista? Vero. Bisogna però dire una cosa, fatto di cui mi sono reso conto già anni fa guardando una gara di vetture storiche da bordo pista, vestito di arancione (no, non stava correndo Max Verstappen). Ieri come allora, i miei colleghi arancio vestiti sventolano energicamente un drappo di colore giallo e mantengono un cartello bianco con una scritta nera che recita “SC”. Ecco, vedete, loro non stanno lì per bellezza o per folclore, né per vedere la gara gratis da postazione privilegiata. Quella bandiera gialla e quel cartello stanno a significare un pericolo in pista e una neutralizzazione della corsa. Sarebbe ora di smetterla di permettere ai piloti di rincorrere la testa del gruppo.
Anche io, ieri, ho scritto ad alcuni miei amici che sarebbe stato più bello che la gara fosse interrotta con la bandiera rossa non appena si era compreso che il recupero della vettura di Daniel Ricciardo sarebbe andato per le lunghe. Questo ci avrebbe permesso di gustarci un finale di gara pieno e, con ogni probabilità, divertente. Ma, appunto, ciò che parlava era il mio lato americano. In fondo, la gara sprint che si era vista nel 2021 a Baku, sebbene avesse fatto storcere il naso a tanti, aveva regalato un episodio che, con il senno di poi, è stato determinante per l’esito del campionato piloti. In fondo, a tanti sarebbe piaciuto vedere Leclerc in prima posizione con un colpo di scena insperato, negli ultimi chilometri della corsa di casa per la Ferrari.
Ecco, è ora di uscire allo scoperto e fare una sorta di “coming out”. I colpi di scena, anche se “artificiali”, piacciono anche a noi puristi europei. È inutile negarlo. Inconsapevolmente, siamo diventati americani.
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