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La Virtus Segafredo “liquida” Milano e va in finale: 72-64 d.t.s.

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EA7 ARMANI OLIMPIA MILANO – VIRTUS SEGAFREDO BOLOGNA 64 – 72 (12-8; 26-22; 38-36; 59-59)

EA7 Armani Olimpia: Davies 4, Thomas 3, Mitrou-Long 2, Tonut 2, Melli 6, Baron 12, Ricci 2, Biligha 1, Hall 19, Baldasso 3, Alviti n.e., Hines 10. All. Messina

Virtus Segafredo: Cordinier 12, Mannion 5, Belinelli 4, Pajola 2, Bako 10, Ruzzier n.e., Lundberg 5, Menalo n.e., Mickey 13, Camara 2, Weems 2, Ojeleye 17. All. Scariolo

Arbitri: Rossi, Attard, Giovannetti

 

Tiri liberi: MI 19/25; BO 21/29

Falli: MI 30; BO 26

Rimbalzi: MI 32; BO 45

Tiri da 2: MI 12/30; BO 21/48

Tiri da3: MI 7/30; BO 3/13

Contro ogni più ragionevole pronostico la Virtus Segafredo batte in semifinale l’Armani Milano in una SuperCoppa che pareva fosse venuta a giocare più per dovere che per altro. Assenze fondamentali per entrambe le formazioni (Hackett, Teodosic, Abass, Shengelia e Jaiteh da una parte, Pangos, Datome, Shields e Voigtmann dall’altra) non hanno impedito alla gara di decollare se non sul piano tecnico di sicuro su quello dell’agonismo, ed alla fine ha prevalso quella che doveva essere quasi una vittima designata. Così non è stato, grazie in primo luogo ad una difesa bolognese che può considerarsi la vera MVP della partita (sebbene Ojeleye forse meriterebbe la palma del migliore).

I quintetti iniziali vedono Pajola, Lundberg, Weems, Ojeleye e Mickey per Bologna Hall, Baron, Thomas, Melli e Davies per Milano. L’avvio è complicato per entrambe le squadre. Gambe pesanti e idee un po’ confuse producono azioni approssimative sia nei giochi che nei gesti tecnici, per cui non si fa mai canestro, se si eccettua Ojeleye protagonista di un personale 5-0 che dura più dei primi cinque minuti. Poi Milano si sveglia e, in virtù pure delle diverse sostituzioni, a partire da una schiacciatona di Hines piazza un 9-0 che la lancia nel risultato. A fine quarto è 12-8: se vogliamo non proprio un granché, ma la gara non è priva di interesse sul piano della tensione che si sta generando sul parquet.

Il rientro è all’insegna del campetto “minors”, con errori pacchiani e lenti contropiedi, fino alla nuova tripla di Hall che detta il possibile allungo milanese. La difesa di Messina è implacabile, le Vu Nere ci sbattono contro e subiscono un 11-0 in virtù soprattutto della mira pazzesca appunto di Hall, che ha un 4 su 5 dalla lunga distanza. Poi anche lui deve rifiatare, e la Segafredo prova a rientrare, protagonista principale ancora Semi Ojeleye. Così, dopo aver avuta la sensazione che la partita fosse già potenzialmente decisa, Bologna ritrova il contatto con gli avversari, 24-22, che alla sirena diventa 26-22, con le ultime scelte del quarto dei virtussini francamente orribili. Fin qui Milano, oltre alle triple di Hall, ha trovato buoni canestri in contropiede. Di fronte, la Segafredo sta perdendo troppe palle, 9, contro 1 sola recuperata. Tuttavia per ora è avanti nei rimbalzi e, soprattutto, negli assist, e questo è un segnale più che positivo.

Si riprende con la stoppatona di Hines a Pajola, cui risponde l’ennesimo canestro di Hall, questa volta da sotto, con replica immediata. Brava la Segafredo tuttavia a non sciogliersi nonostante il nuovo tentativo di fuga milanese, conservando uno scarto poco più che minimo fino al contropiede di Mannion che sigla il 34-32 su palla rubata da Cordinier. Poi Belinelli fallisce il sorpasso dall’angolo, ma Cordinier prima in rovesciata dà la parità a 34, poi dai liberi il +2, pareggiato dalla lunetta da Davies. Insomma, è una “vera” sfida tra Virtus e Olimpia, con tutti i limiti del contesto specifico. Mannion quasi sulla sirena viene punito con un fallo assai discutibile e Baron dalla lunetta chiude il quarto 38-36. Il parziale è pertanto 12-14, roba da minibasket, se vogliamo, ma la tensione è pressoché quella di una finale.

Ojeleye e Cordinier riportano avanti Bologna ad avvio ultimo quarto, Melli ridà il pareggio dalla lunetta. In questo momento il playmaking di Pajola sta facendo una certa differenza, ma di là Hines emerge con tutta la sua classe, così come la fisicità di Cordinier che trascina avanti una Segafredo che tocca il+ 6 a 5’ dalla fine. E qui l’esperienza di Hines fa tutta la differenza del mondo. È un caso che in questi frangenti emergano soprattutto lui e Mickey? Prove tecniche di Eurolega? L’ultimo minuto risponderebbe di sì. Comincia con un tecnico alla panchina di Milano che frutta un libero per Lundberg. Poi il danese perde la palla sulla rimessa per limite dei 5″. Hall segna in penetrazione, Mickey ha un canestro assegnato per interferenza. Nel caos degli ultimi secondi Belinelli fa un 1 su 2 ai liberi, Baron rispara una cannonata da casa sua e Lundberg fa ancora solo 1 su 2 ai liberi per il 56-59. Poi l’invenzione di una terna arbitrale di totale discutibilità: fallo su Baron che ha ricevuto la palla, che tuttavia viene sanzionato con tre liberi (tirava, Baron???) che fanno imbestialire Scariolo: tecnico aggiuntivo, ma Baron fa “solo” 3 su 4 e così è supplementare, 59-59.

Il periodo aggiuntivo si gioca senza Hall e Mickey, ma non senza Ojeleye, Bako e Lundberg. A 1’07” è 68-59 per Bologna, quando Hines realizza il primo canestro milanese. La tripla di Baldasso a 6” non illude nessuno: Pajola con un 2 su 2 dalla lunetta fissa il risultato: 64-72. Segafredo in finale, dunque, e Armani scornata in una partita che sembrava segnata fino ad almeno metà del terzo quarto. La Virtus ha mostrato un carattere già immenso, vincendo una gara simile senza in regia Hackett e Teodosic. Milano doveva essere più in palla ma come spesso succede l’eccessiva sicurezza la ha letteralmente condannata. Di bello, soprattutto, è che si sia rinnovata una saga, già in apertura di stagione. Ne vedremo delle belle.

Comunque, la finale sarà Virtus Segafredo Bologna- Banco di Sardegna Sassari, domani, alle 20, 45.

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