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Il Personaggio della Settimana – Phil Read
Temerario
Circa una settimana fa si è spento una leggenda del motociclismo degli anni Sessanta e Settanta. Un vero gentlemen britannico che è riuscito a conquistare sette titoli mondiali tra 125cc, 250cc e 500cc con Yamaha e MV Augusta. Phil Read ha scritto pagine e pagine di motociclismo ed è senz’altro uno dei protagonisti indiscussi delle due ruote. È stato incluso nella MotoGP Hall of Fame nel 2002, segnando definitivamente lo status di icona sportiva. Rimangono leggendarie le sue battaglie con Agostini quando erano compagni in MV Augusta e anche quando l’italiano passò alla Yamaha. Una rivalità che segnò un epoca ricca di talenti indiscussi.
Phil si avvicinò al mondo delle corse quando era ancora un bambino e suo padre lo portava a Silverstone a vedere i piloti sfrecciare sull’asfalto inglese. Anche a quel tempo c’erano piloti da ammirare come Geoff Duke, John Surtees, Bob McIntyre e Dave Chadwick. Piloti che rimasero impressi nella mente del giovane Read come inspirazione per poter arrivare più lontano di quanto loro avessero già fatto. Phil è sempre stato così, cosciente di ciò che poteva fare, vedeva negli altri esempi da cui imparare, ma che potevano essere battuti e superati. Si è sempre concentrato su sé stesso e sulla sua guida, mai su quella degli altri. Il tempo gli ha dato ragione anche attraverso numeri e statistiche. La sua prima gara fu con una BSA Gold Star al Mallory Park Circuit, con sua madre che lo seguì con la tenda e tutto il necessario per campeggiare. Era il 30 maggio 1956 e da quel momento Phil iniziò a scrivere la sua storia personale sulle due ruote. Si fece notare nel Manx Grand Prix, ovvero l’alternativa privata al Tourist Trophy che correvano nell’iconica Isola di Man. Si classificò secondo dietro a Mike Hailwood nella classe 500, dopodiché decise di correre il mondiale con una EMC in 125cc e una Norton nella mezzo di litro e nella 350cc.
Il Primo Titolo
Dopo alcuni anni in cui si è destreggiato con Norton, Gilera e AJS arriva la Yamaha. Con la casa di Hamamatsu corre il primo Gran Premio di Suzuka nel 1963 in sella ad una 250. Lotta per la vittoria ma a causa di un problema tecnico dovette rallentare e arrivò terzo al traguardo. La casa giapponese si disse molto soddisfatta del lavoro svolto da Phil e si scusò molto per il problema accusato dalla moto. Dalla stagione successiva iniziò una storia che è destinata a entrare nei libri. Insieme hanno conquistato cinque titoli mondiali di cui uno in 125cc e quattro in 250cc. Ma il primo ad arrivare fu quello nella quarto di litro nel 1964. Pattuirono di correre cinque gran premi in quella stagione, ma Phil disse chiaramente che senza disputare le altre gare non avrebbero mai potuto vincere il campionato. Quindi chiese due moto e due meccanici per competere anche nelle corse “fuori contratto”, pagando di tasca propria le spese. Il risultato? Sette podi e cinque vittorie di cui quattro nelle gare che correva privatamente e alla fine si laureò campione del mondo. Regalando anche il primo titolo della storia alla Yamaha.
Phil vs Ago
Una delle rivalità che ha segnato la sua carriera è sicuramente quella con il pluricampione italiano Giacomo Agostini. I due si ritrovarono compagni di squadra in 500 con la MV Augusta nel 1973. I due si contesero il titolo e ne risultò vincitore l’inglese che riuscì a battere un’altra icona del tempo, se non il pilota al momento più amato. Quando l’anno successivo Agostini passò alla Yamaha, incontrò lo sfavore del pubblico che fino a quel momento lo aveva amato, perché visto come un traditore nei confronti della MV. L’amore dei tifosi ricadde tutto su Phil che anche nel 1974 vinse il titolo. Ma come disse lui stesso “Bastò poco perché Ago si facesse amare di nuovo”, dopo aver vinto alcune gare infatti il pilota italiano tornò ad essere il beniamino del pubblico. Nella sua carriera il grande Phil Read corse anche per la Motor Valley. Nel 1971 con la Ducati partecipò al Gran Premio delle Nazioni a Monza. Fece anche qualche corsa ed apparizione con la Benelli.
Oltre ad aver perso una leggenda del motorsport che da anni purtroppo combatteva contro un brutto male, la sensazione è quella che a lasciarci sia stato un personaggio iconico che ha scritto pagine e pagine nel proprio sport. Uno di quei personaggi unici destinati a grandi cose.
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