Basket
Dell’Aquila e il Leone S2 #4 – Luce accesa, luce spenta
L’episodio sulla Fortitudo che gioca ad intermittenza alternando all’interno della stessa partita momenti di lucidità a lunghi blackout è sempre d’attualità in questi primi mesi di A2. Me lo gioco stavolta, dopo una vittoria che, tirando le somme del calendario e dell’avversario, vale moltissimo.
San Severo in casa propria è la classica gara “trappola”, quella che sottovaluti e al termine dei 40 minuti torni a casa con le pive nel sacco. Alla Effe non è successo ma c’è mancato poco. Al di là dei meriti di Ed Daniel e compagni, ancora una volta convivono due Fortitudo all’interno della stessa gara.
Una è quella che accende la luce su tutta la squadra e si esprime in maniera brillante annichilendo i dirimpettai, l’altra è quella che si dimentica di scendere sul parquet e rimane in letargo mentre dall’altro lato del campo si prende il largo.
E’ successo domenica scorsa, in parte a Cento e per tutta la Supercoppa; al Paladozza l’unica eccezione, per ora. Questo può farci pensare che si tratti di una problematica esterna? Sabato se ne potrà capire di più. L’effetto casalingo è da sempre indubbiamente l’arma aggiuntiva della Fortitudo, l’atteggiamento focalizzato sulle dinamiche della gara per tutta la sua durata lo testimoniano, Questo non accade alla Milwaukee Dinelli Arena e lo sottolinea Dalmonte nel post-partita: “Abbiamo giocato 25 minuti”, poi la luce si spegne. Avviene proprio contro Chiusi San Giobbe, prossima avversaria, al PalaSavena ma al contrario: luce spenta prima e accesa poi. La corrente alternata messa in chiaroscuro in Puglia pochi giorni fa, certifica il reiterare della situazione.
Situazione che oltre al rendimento complessivo, si trova anche nelle singole prove di tanti protagonisti delle prime giornate biancoblu. Forse Aradori e Thornton ne sono i massimi esponenti. Dietro il loro rendimento statistico offensivo che mette praticamente tutti d’accordo, si cela un’intermittenza, quell’intermittenza citata finora.
L’americano sembra quello più in grado di fare il buono e il cattivo tempo biancoblu, quando s’illumina il suo talento la Fortitudo viaggia e scava solchi oppure li ricuce, ma quando non s’illumina con lui tutta la manovra si affievolisce. Certo, non si può addossare al miglior marcatore della Effe tutta la responsabilità dell’alternanza di rendimento all’interno della stessa partita; anzi sono gli altri a doversi interrogare in questa direzione. Discorso simile per Aradori, constante nei propri numeri, anche qui niente da dire, ma non equamente distribuiti. Ieri sera ai microfoni di Icaro Tv ha sottolineato l’importanza del risultato colto ma al tempo stesso gli aspetti sui quali devono ancora lavorare.
Su quali aspetti, quindi, Dalmonte e il suo staff devono direzionare in primis il lavoro e le energie? Seguendo l’illustrazione di questa analisi, bisognerebbe dire l’aspetto mentale affinché la Fortitudo possa sempre rimanere in partita, senza addormentarsi improvvisamente. In termini più cestistici deve evitare di giocare delle partite fatte di parziali e contro parziali, quanto meno solo in un senso. Risulta quindi fondamentale la gestione del coach anche durante la gara: sfruttare a dovere i time out con le giuste indicazioni e, soprattutto motivazioni.
Detto in parole semplici, “rimanere sul pezzo” e non solo quando giochi davanti agli oltre duemila della Fossa, ma anche quando ti allontani da Bologna e ti ritrovi in un palazzetto che ricrea un’altra BasketCity.
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