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Chiacchiere da Bar…bieri – Tutti sul carro!

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C’è una data da segnare sul calendario, da tramandare ai posteri come se fosse l’Ave Maria, il Padre Nostro (ora è “e non abbandonarci alla tentazione”, ricordatevi di insegnarlo corretto) o l’elenco dei mondiali vinti da Michael Schumacher. Come dite? No, non è quella del 6 novembre 2022. La data da imprimere a fuoco nella memoria collettiva è quella del 7 novembre 2022. Esatto, quella del lunedì, quella del giorno dopo. Quella nella quale tutti, o quasi, dopo aver metabolizzato l’accaduto, salgono sul carro del vincitore.

Caro Francesco Bagnaia, in famiglia e ormai anche in arte Pecco, ti tocca ora fare spazio a tanta gente sul carro in cui viaggiavi dopo il Sachsenring o dopo Motegi, nel quale eri solo con pochi intimi. In quel carro, ora, dovrai accogliere, più o meno volentieri, tutti noi. Tutti quelli che hanno sempre creduto che tu avessi i numeri per riportare il mondiale MotoGP in Ducati e in Italia, riproponendo dopo cinquant’anni il binomio pilota-moto italiani e vincenti. Sì, perché mentre tu ti davi del… buono a nulla, diciamo così, nella via di fuga giapponese e tutti quanti, sui social, ti davamo ragione, in realtà sapevamo che ieri ti saresti laureato campione del mondo della classe maggiore.

Certo, nessuno te lo diceva. E scrivevamo che non avresti mai vinto il titolo perché sbagliavi troppo. Che il titolo se lo sarebbe meritato Quartararo perché stava facendo le nozze con i fichi secchi, nonostante la sua Yamaha e Marc Marquez. Si scriveva che se fossi stato tu, l’erede di Valentino Rossi, allora potevamo star freschi. E che Ducati aveva sbagliato a puntare tutto su di te.

Tutte queste cose però non erano vere, non le pensavamo. Erano scritte e dette ovunque solo per spronarti a fare meglio, per spingerti verso l’obiettivo finale, quello della vittoria che hai raggiunto a Valencia. In realtà siamo sempre stati con te, anche se non si vedeva, anche se ti davamo del fallito. Era tutto per il tuo bene, come le sculacciate che danno i genitori al bambino che deve crescere bello, sano e forte. Perché sì, se poi il bambino, da grande, fa delle stupidate, “è perché ne ha prese poche da piccolo”. Mentre tu, Pecco, crescevi, ne hai prese tante, da tutti noi.

Sin dai tempi della Moto3 quando, compagno di squadra di Romano Fenati, nel 2013 non facesti neanche un punto, contro i 73 del tuo vicino di box. E l’anno dopo, quando entrasti sempre con Romano nel Sky Racing Team VR46, quando non cogliesti neanche un podio, contro le quattro vittorie di Fenati. Quante te ne abbiamo date Pecco, ma era per il tuo bene. Poi andasti in Mahindra nel Team Aspar e, dopo un solo podio nel 2015, l’anno successivo finalmente vincesti due gare. In tanti pensavano che fossero un fuoco di paglia, invece era la miccia che stava facendo accendere ciò che abbiamo visto dal 2018, con la vittoria nel mondiale Moto2, in avanti.

E’ per questo che ieri, alla fine, hai vinto. Per tutti gli schiaffoni che ti abbiamo dato durante la tua carriera. Ti hanno fatto diventare bello, sano, forte e vincente. Ricordatele l’anno prossimo, se farai delle stupidate. Saremo sempre lì, pronti a dartele. Salvo poi, quando vincerai, salire sul tuo carro, che dovrai faticosamente condividere con noi, anche se non vorrai. Quando perderai invece, perché ogni grande vincente alla fine perde più volte di quelle in cui vince, non ti stupire se ti troverai da solo, con la tua famiglia e i tuoi amici intimi. Sono gli schiaffoni che arrivano da noi. Che ti faranno crescere ancora. Sempre più bello, più sano, più forte. E più vincente. Sono per il tuo bene. E, forse, anche per il nostro. 

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