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Chiacchiere da Bar…bieri – Sprinterlagos
Sabato sera, orario europeo, secondo tanti doveva essere l’ora della verità su una delle più discusse innovazioni della Formula 1 contemporanea. Ma che dico ora della verità, tanti si aspettavano una pietra tombale sulla Sprint Race, o Sprint Qualifying, per come la conosciamo ora.
Forse sarà così, dal momento che si sta discutendo di renderle dal 2023, quando saranno sei nell’arco della stagione, un evento a sé stante che non determinerà la griglia di partenza del GP vero e proprio della domenica. A mio avviso questa è un’innovazione che può starci. A due anni dal debutto di questo format e sei Sprint Race dopo, è il momento di fare un bilancio.
Sfido chiunque a dire di non aver pensato, almeno per un momento sabato sera, la frase “le Sprint dell’anno prossimo facciamole tutte a Interlagos”. La garetta, da me definita a tavola con i miei genitori “puttanata” del sabato, si è rivelata assolutamente divertente, come già fu nel 2021. Bisogna dire grazie al layout del circuito paulista e al DRS, che permette sorpassi agevoli in curva 1. “Fazil”, direbbero nei bar della nostra terra, “con vent chilometer ureri ed diferenza a so bon neca me”. Vero, ma qui entriamo in un discorso che affronteremo a tempo debito, promesso.
La corsta (corsa corta) brasiliana, seppur movimentata, presta il fianco ad alcune critiche. Innanzitutto, il format ha tolto una meritata pole position a Kevin Magnussen, relegando il danese nel pacchetto di mischia domenicale del quale è stato incolpevole vittima. So già cosa state pensando. Se la qualifica si fosse fatta al sabato come in un weekend classico, Magnussen non avrebbe conquistato la partenza dalla prima posizione. Vero. Tralasciamo però questo particolare e arriviamo al punto. Il fatto che la Sprint sia “qualifying” rende meno importante ciò che succede nella qualifica. Inoltre, la garetta viene corsa dai piloti in funzione della domenica, ben sapendo che un errore al sabato pregiudicherebbe pesantemente la gara vera e propria.
Chi è che azzarderebbe un sorpasso difficile per guadagnare una sola posizione alla domenica e, se entro i primi otto, un solo punticino? Nessuno, esatto. Infatti i sorpassi che ci hanno entusiasmato compiuti a Interlagos sabato sono stati completati in sicurezza. Sulle altre piste che hanno ospitato la Sprint, invece, abbiamo visto pochissimi tentativi di sorpasso, proprio perché in queste piste la manovra era meno safe che in Brasile.
Quanto visto a San Paolo ci ha dimostrato diverse cose. La prima è che non è equo togliere valore alla qualifica. La seconda è che i piloti compiono i sorpassi solo quando e se sono sicuri di portarli a termine senza patemi. La terza è che i punti di differenza tra alcuni piazzamenti, soprattutto quelli di vertice, sono pochi. La quarta è che qualche team potrebbe spingere i propri piloti a non prendere rischi per evitare di spendere soldi nelle riparazioni che dovessero rendersi necessarie dopo un incidente. La quinta è che ci sono piste adatte e piste non adatte a questo tipo di gare dalla distanza di 100 km.
Per il resto però, perché privarsi di un’occasione in più per divertirsi, quando si possono apportare dei semplici accorgimenti ad un evento che, con determinate caratteristiche, può funzionare?
Quindi, ecco di seguito alcuni spunti di miglioramento. Perché a criticare senza dare soluzioni sono buoni tutti.
1) La gara sprint del sabato non sia determinante per la griglia di partenza della domenica;
2) la gara sprint del sabato non sia determinante per la griglia di partenza della domenica (non è un errore di battitura);
3) modificare il punteggio assegnato utilizzando quello in vigore fino al 2009 (10-8-6-5-4-3-2-1);
4) prevedere un portafoglio, all’interno del budget cap, di fondi da utilizzare solamente per la riparazione dei danni conseguenze di incidenti durante le Sprint Race;
5) selezionare per le Sprint Race piste con un’alta incidenza storica di sorpassi, valutando le statistiche, e con almeno due zone DRS.
Con questi correttivi sono certo che avremmo una bella occasione per passare mezz’ora eccitante attaccati ai teleschermi o per esaltarsi sulle tribune di alcuni circuiti prescelti. E avere meno sabati pomeriggi di Imola e più sabati sera di Interlagos.
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