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Chiacchiere da Bar…bieri – Ferrari, l’arte di (s)mentire

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Da poco prima dell’ultimo Gran Premio di Formula 1 della stagione, la Gestione Sportiva Ferrari è al centro di una serie di voci e controvoci, notizie e smentite, riguardanti il futuro del proprio Team Principal. Quel Mattia Binotto, tanto vituperato negli ultimi anni, quanto dipendente quasi modello in quel di Maranello, con i suoi ventotto anni di militanza in rosso. Entrato da stagista, ha scalato costantemente e inesorabilmente le gerarchie del Cavallino fino a diventare, nel 2019, la personalità di vertice della Scuderia Ferrari. Da lì è iniziata la sua parabola discendente perché, si sa, non si può salire per sempre e la cresta dell’onda ha una superficie sottile e precaria.

Per l’opinione pubblica Binotto è sempre stato il Direttore Tecnico che, come Icaro, puntava al sole. Il 2018 è stato all’insegna delle voci che davano l’ingegnere italo-svizzero in perenne conflitto con l’allora Team Principal, Maurizio Arrivabene, con Binotto che premeva sempre di più per fargli le scarpe. E così accadde, all’inizio dell’anno 2019, con il bresciano messo alla porta e il reggiano pronto ad invadergli l’ufficio. Negli anni però il rapporto con John Elkann, presidente Ferrari, e con il nuovo AD Benedetto Vigna, è andato costantemente incrinandosi, fino ad essere, da quanto trapela alla stampa, attualmente inesistente.

E sarebbe questa la motivazione che spingerebbe Mattia Binotto alle dimissioni, dopo una carriera quasi trentennale, nonostante un contratto valido fino alla fine della prossima stagione. Il condottiero sente di avere il vuoto intorno, non avverte la stima da parte dei vertici. Che, per inciso, non hanno mosso nemmeno un dito pubblicamente per far capire che il suo posto era da considerarsi saldo. Alla vigilia del GP di Abu Dhabi, infatti, la Gazzetta dello Sport uscì con l’indiscrezione di un imminente avvicendamento alla testa della GeS: Frederic Vasseur, attualmente alla Sauber, avrebbe preso il posto di Binotto. Dopo alcune ore di silenzio, fu la Scuderia Ferrari a smentire queste notizie, bollandole come infondate. C’è però un’analisi da fare, una cosa che non mi ha mai convinto fino in fondo. Questa smentita era firmata Scuderia Ferrari, vale a dire un reparto dell’azienda di Maranello. Questo reparto ha a capo Mattia Binotto, la stessa persona data per licenziata dai media. In altre parole, è come se la smentita l’avesse scritta direttamente Binotto e non un suo superiore. Per questi motivi, ho sempre considerato quel comunicato stampa privo di alcun valore, se non una vera e propria menzogna.

Questa tesi mi sento di ribadirla ora, quasi dieci giorni dopo, considerando un ulteriore sviluppo di settimana scorsa. Il Corriere della Sera, insieme alla Gazzetta dello Sport, nelle loro edizioni online venerdì mattina davano per imminenti le dimissioni di Binotto dalla Ferrari. Questa volta, dopo oltre 72 ore, non si registrano dinieghi di sorta provenienti da ambienti ufficiali del Cavallino. Segno che, stavolta, gatta ci cova, nonostante la quiete assordante. Se si guarda verso Maranello, infatti, sembra tutto calmo, tutto tranquillo. In realtà, ci possiamo immaginare un attacco intestinale in corso, che a breve si paleserà all’esterno. Quanto rumore farà? Non è dato sapere. Al momento, trapelano voci secondo le quali Benedetto Vigna prenderà in mano la GeS in attesa di trovare un nuovo responsabile.

Brutto segno. In Ferrari non sono pronti ad un avvicendamento. Non hanno un piano di battaglia. Fred Vasseur, il nome uscito nei giorni scorsi, è un ottimo manager, ma in Formula 1 non ha ottenuti risultati di rilievo. Inoltre è impegnato in molte attività nel motorsport, essendo titolare della Spark, azienda produttrice dei telai delle monoposto di Formula E, e della ART Grand Prix, scuderia di Formula 2 fondata con Nicholas Todt, figlio di Jean e manager di Charles Leclerc. Oltre a questo, Vasseur stesso sarebbe una scelta di ripiego, dati i rifiuti incassati da Elkann e Vigna. Su tutti quello di Andreas Seidl, attualmente in McLaren e poi chissà quali altri.

A Maranello Vigna e John Elkann si staranno guardandosi in faccia, non sapendo a chi lanciare questa patata bollente, che nessuno vuole. Al momento sembra che sia nelle mani dello stesso Vigna, che non sa per quanto tempo dovrà tenerla. Sono anni che i tifosi Ferrari si sentono dire di pensare al prossimo anno. Il 2023 però, se queste sono le premesse, inizia nel peggiore dei modi. La rossa, oggetto del desiderio di tanti, tra piloti e manager, è diventato un luogo da evitare come la peste, se non si vuole vedere la propria carriera colare a picco. Un brutto declino, che sta ai vertici aziendali interrompere il prima possibile.

Mi permetto un’ultima riflessione. Se è vero che, come gestore di un intero reparto corse, Binotto non ha portato risultati, è difficile dire lo stesso per il Binotto ingegnere. A quanto pare, il suo apporto è stato rilevante, sia come motorista che come Direttore Tecnico. Privarsi di un tecnico come lui può essere un’ulteriore zappata sui piedi, proprio nel momento in cui sarebbe meglio evitarle. In un mondo competitivo come quello della Formula 1, dubito che qualcuno non abbia già messo gli occhi sull’emiliano. Ricordiamoci anche che, proprio la già citata Sauber, dal 2026 diventerà Audi. Il colosso tedesco non entrerà nel circus per fare la comparsa e un tecnico capace, da quelle parti, farebbe sicuramente comodo. Attenzione.

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