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Bologna, l’assenza di emozione è peggio del limbo di metà classifica

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Essere un tifoso del Bologna non è mai facile, e vivere la nostra squadra in questi tempi mette purtroppo davanti a un bivio. Inutile pensare se sia giusto e sensato, dividersi sempre tra favorevoli e contrari, tra realisti e sognatori o, come in questo caso, tra “maigoduti” e “sempregoduti”. Inutile ragionare sul fatto che esistano sfumature di tante intensità, sia nei gusti che nelle opinioni.

Chi scrive è il primo a essere in difficoltà, in continuo equilibrio tra due mondi apparentemente inconciliabili. Cercando di essere realista, a mente fredda, capisce la situazione e tutto sommato ne è contento: il Bologna è in sicurezza economica, ha una sua stabilità, ha alcuni giocatori interessanti e non rischia di retrocedere. Ma mentre sono allo stadio, mentre guardo la partita, non posso non essere quasi sempre negativo nel vedere da anni le medesime prestazioni, spesso ahimè non del tutto decorose.

Il problema, è che se è giusto e comprensibile che chi lavora nel mondo del calcio veda lo stesso come un business, e quindi agisca di conseguenza senza sentirsi obbligato ad agire solo per amore e passione, è altrettanto impossibile obbligare un tifoso, a ragionare da contabile.

Per il tifoso, il calcio non è business, è passione.

Ed ecco il vero problema, secondo chi scrive, di tifare Bologna oggi: le emozioni. Il tifoso vive di emozioni. Le brama come l’aria. Ecco perché alcuni arrivano all’estremo (sicuramente eccessivo) di rimpiangere quando si stava peggio, perché almeno lottavi per qualcosa, per quanto fosse la retrocessione. E a ben vedere, non è vero che se non lotti per nulla non puoi creare emozione. Il problema del Bologna è l’assenza di emozione. Certo, dopo la malattia e la morte di Sinisa, sembra eccessivo dirlo, ma stiamo parlando di calcio giocato.

Se il Bologna giocasse bene, divertendo, dando l’impressione di poter vincere ovunque e con chiunque, mettendo a segno quelle 5/6 vittorie annuali contro le cosiddette ”big”, creerebbe quelle emozioni che attualmente mancano. Anche una sconfitta contro una formazione più debole, magari ottenuta comunque dopo una buona prestazione, darebbe in qualche modo una scossa emozionale.

E invece si vivacchia, si giocano buone partite con le grandi senza però portare a casa dei risultati, a parte qualche sporadica mosca bianca, si inanellano serie di gare mediocri in cui il risultato è figlio di episodi casuali con formazioni alla portata o di qualità inferiore. E così, domenica dopo domenica, ci si trascina in una serie di gare tutte un po’ simili a loro stesse, con pochissimi acuti verso l’alto, e una stagnante sensazione di assenza di emozioni.

La sensazione è che il tifoso rossoblù non sia infastidito davvero dalla metà classifica che non porta stimoli, ma dal fatto che questa metà classifica venga ottenuta senza emozioni. Senza lotta e  convinzione. Vedendo spesso una squadra che sembra giochicchiare nelle partite abbordabili, e che si impegna in quelle difficili senza però riuscire a lasciare il segno quanto vorrebbe. Ecco, in assenza della possibilità di giocare in Europa, vincere una Coppa Italia o vedere stelle internazionali di calibro eccelso vestire la maglia del Bologna, basterebbe forse questo al tifoso: tornare a emozionarsi sapendo che ogni partita potrebbe regalargli una gioia, e vedendo che a ogni partita la sua squadra fa di tutto per regalargliela a prescindere dal risultato finale.

Avete mai pensato a perché Medel sia apprezzato più di altri giocatori tecnicamente più dotati? O perchè amiamo ancora el Ruso” Perez? Perché la grinta e il cuore messo in ogni pallone trasmettono un’emozione. E chi si ricorda il “calcio champagne” di Gigi Maifredi? Quel Bologna piaceva, divertiva, e poi certo, ha anche ottenuto ottimi risultati. Ma non partiva da nomi altisonanti, partiva da giocatori “normali”, che però mettevano tutta l’anima in ogni giocata, e che si amalgamarono alla perfezione, diventando poi in alcuni casi grandi calciatori. Ma soprattutto regalando emozione. La squadra che gira bene, che si impegna, regala emozione.

Al netto della buona vittoria contro lo Spezia di venerdì sera, il Bologna attuale, e quello degli ultimi anni, per un motivo o per l’altro non ha quasi mai regalato questo tipo di emozione, la consapevolezza di poter essere sempre e comunque in partita. Al tifoso, io credo, basterebbe questa emozione, questa sensazione. Giocarsela bene sempre e comunque, tenendo alti i propri colori, e non mettendo in campo sbiadite prestazioni alternate a disfatte e a pochissimi picchi positivi. Più dei punti, a fine anno, al tifoso mancano le emozioni positive.

Magari mi sbaglio, ma magari no.

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