Basket
Fortitudo, Candussi: “Quando arriva la chiamata della Fortitudo non si può dire di no”
29 anni per 211 centimetri, l’esperienza e la verticalità di cui la Fortitudo ha bisogno in questo momento. Francesco Candussi si è presentato alla stampa introdotto dal GM Marco Carraretto. Le sue prime parole:
Carraretto: “Da un’esigenza tecnica di aumentare la qualità del reparto lunghi è nato il desiderio di coach Dalmonte di provare a portare Francesco Candussi a Bologna, poi esaudito dalla società. E’ un giocatore che ha grande esperienza sia in A1 che in A2, sa benissimo cosa può dare e cosa serve per raggiungere traguardi ambiziosi. Ringrazio lui e la sua agenzia che hanno reso possibile questa operazione, gli diamo il benvenuto, sicuri che potrà darci una mano per il resto della stagione.”
Candussi: “Quando chiama la Fortitudo è difficile dire di no, è una realtà storica e gloriosa sia per la pallacanestro sia per la città e la tifoseria. C’è stata la possibilità di dare una mano a questa società, non c’è molto tempo ma voglio ringraziare la società per l’opportunità, Dopo tanti anni a Verona mi rimetto in gioco.”
Come si entra in una squadra a stagione in corso?
“Bisogna entrare con intelligenza. Ogni giocatore che subentra deve capire le gerarchie dello spogliatoio, cosa vuole l’allenatore. Io non sono entrato in punta di piedi ma con tanta voglia, coinvolgendo per lasciarmi coinvolgere fin da subito, non facendo mancare l’impatto difensivo.”
Cosa pensi del roster e cosa puoi aggiungere tu?
“Il roster è di talento con una staff di alta qualità. A volte qualcosa non gira, io provo a dare una spinta in più, una scintilla per riportare in carreggiata la squadra, già comunque orientata a fare bene.”
Perché il numero 20?
“Di solito ho il 13 come il primo capitano che ho avuto ai tempi di Venezia ma qui non si può. Indosserò il 20, come il primo che ho avuto in carriera, come un ritorno alle origini. E’ sempre tosta giocare al Paladozza, lo ricordo da avversario, è un ambiente molto carico in cui si respira la pallacanestro ogni giorno, per questo sono venuto qui.”
Da dove viene il soprannome “Sindaco”?
“Viene dall’esperienza a Mantova, perché ero un punto di riferimento per i miei compagni, davo loro consigli e conoscevo tante persone.”
Hai parlato con Dalmonte, cosa ti ha detto?
“Il coach mi ha chiesto di dare profondità, chiudere le penetrazioni in difesa. Con lui c’è stato feeling come quattro anni fa a Verona. Cercherò di dare il mio contributo anche facendo qualcosa che non facevo ultimamente.”
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