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Il Personaggio Della Settimana – Roberto Nosetto
Un uomo innamorato della Ferrari e delle corse. Aveva un sogno fin da bambino, divenuto aspirazione quando era un ragazzo e che si è poi realizzato quando era uomo. Roberto Nosetto è un nome che nel mondo delle corse ha detto tanto e tanto ha da raccontare. Il suo amore più grande era la Rossa di Maranello e niente l’avrebbe mai scalfito. Quando era bambino già sognava le auto da competizione, ne era innamorato alla follia. Crescendo la voglia di trasformare quella passione nel suo lavoro si è concretizzata sempre di più e poi la sua vita lo ha portato a ricoprire molti ruoli dopo esser stato in Ferrari negli anni ruggenti tra Lauda e Villeneuve. Non solo le auto, Nosetto dedicò anima e corpo al motorsport anche nel mondo delle due ruote, nel quale per alcuni anni è stato Direttore di Gara per MotoGP e SBK. Un uomo che ha dato tutto alla sua più grande passione, ma non da solo perché al suo fianco era presenza stabile e di supporto Renata Musso, sua fidanzata diventata poi moglie nel 1967, anno dal quale ha preso il cognome del marito ufficialmente. Avere vicino una donna forte e tenace pronta a condividere quello stesso sogno che alimenta la passione non è cosa scontata né tantomeno banale. La Signora Nosetto fu Direttrice della Comunicazione per Dorna così come molto tempo prima svolgeva anche il ruolo di assistente del Direttore dell’Autodromo Enzo e Dino Ferrari, che al tempo era proprio suo marito Roberto.
Ma avvolgiamo un attimo il nastro del tempo. Non aveva ancora dieci anni quando la passione scoppiò nei suoi occhi. Al Gran Premio del Valentino del 1952, nella sua Torino, guardava sfrecciare le auto che tanto ammirava, ma è in quel giorno, che il suo più grande sogno iniziò a prendere forma. Lui da grande voleva lavorare in Ferrari e avere il privilegio di mettere piede nella celebre fabbrica di Maranello. La scelta degli studi è presto fatta: prima Liceo Classico al D’Azeglio e poi il percorso per diventare ingegnere al Politecnico di Torino, unico modo per sperare un giorno di entrare nella casa della Scuderia Ferrari. Negli edifici dell’allora Gestione Sportiva Ferrari però Roberto ci entrerà prima della laurea, in occasione del suo lavoro sul motore Testa Rossa per la tesi. È proprio in quei frangenti che incontra per la prima volta il Drake, uomo che tanto ammirava, sperando magari di essere preso per un ruolo all’interno dell’azienda. I tempi però non erano maturi e Enzo Ferrari gli disse che avrebbe fatto meglio ad accettare un posto come ricercatore nell’Università in cui aveva studiato. Roberto non si arrese tanto facilmente e per questo, sempre con la moglie Renata accanto, iniziò qualche blitz sporadico al Ristorante Cavallino dove spesso si fermava il patron della Rossa. Dopo qualche anno il Drake, che non si scordò di lui, lo chiamò ma stavolta per una vera assunzione.
Così iniziò il suo percorso in Ferrari e a metà degli anni ’70 divenne Direttore Sportivo della Scuderia, vivendo in prima persona anche alcune delle vicende più memorabili di questo sport. Fu lui ad assistere alla separazione tra Lauda e la Ferrari, che a fine del ‘76 portò l’austriaco a firmare per la Brabham. Così come visse a pieno l’era dell’arrivo di Gilles Villeneuve proprio per sostituire Niki. Con il canadese Roberto instaurò un legame incredibile, confermato anche da Renata nel libro uscito pochi anni fa in cui racconta il marito e la loro storia insieme. Gilles con loro si sentiva in famiglia e per la Signora Nosetto era come un figlio. Roberto da Direttore del circuito imolese, nel 1982 ebbe anche modo di ascoltare il dialogo tra Villeneuve e Pironi sulla griglia proprio mentre i due si accordavano sulla gestione della gara che però poi andò diversamente.
L’incarico presso l’Autodromo del Santerno lo aveva ricevuto nel 1980 con una candidatura fortemente sostenuta anche da Enzo Ferrari stesso che, di fatto, lo inviò a Imola. C’è una lettera che appare nel libro scritto da Renata, “Giù la visiera e piede a tavoletta” del Drake a suo marito in cui gli racconta i motivi che lo legano al tracciato e quelli per cui Nosetto sarebbe stato l’uomo perfetto per portare ad alti livelli l’impianto imolese. Di fatto il primo Gran Premio di Formula 1 organizzato in loco fu il GP d’Italia 1980 nel quale trionfò Piquet. Dal 1981 si arrivò al Gran Premio di San Marino, corso per ben 26 edizioni, e l’organizzazione data dal Direttore fu chiave per fare dell’Autodromo Dino Ferrari uno dei più all’avanguardia al mondo. Fu lo stesso Enzo Ferrari a congratularsi in un’intervista con il suo ex collaboratore per il lavoro svolto, ammettendo che certi comfort non li aveva mai visti in altre strutture motoristiche, anche in quelle già affermate da tempo. L’Ing. Nosetto rimase a Imola fino al 1989, logorato dai sempre più frequenti contrasti con la SAGIS e, dopo il GP di quell’anno, andò a lavorare per conto di Bernie Ecclestone, prima a Spa-Francorschamps diventando direttore di gara F1, per poi passare in Dorna con il Motomondiale, al fianco tra gli altri di un grande imolese come il dottorcosta, per poi passare in SBK fino a ritirarsi a vita privata nel 2004 dopo una parentesi nel campionato Superstars. Insieme a Renata ha però lasciato il cuore a Imola, la quale della città romagnola è sempre stata amante. Con i Nosetto il circuito ha conosciuto vita nuova ed è diventato quello che oggi tutti conoscono come una pista unica al mondo, con la sua storia da raccontare.
Enzo Ferrari in lui ci aveva visto lungo, sapeva che Roberto era un uomo che avrebbe segnato pagine di storia del motorsport per molto tempo, e così è andata. Il suo nome risuona a 360° nel motorsport, un uomo con valori saldi e con la determinazione di inseguire i suoi sogni e le sue ambizioni. Un uomo diventato grande anche grazie alla sua compagna di vita con la quale ha condiviso un amore puro e saldo alimentato dalla fiamma dei motori e dalla loro passione comune.
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