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Chiacchiere da Bar…bieri – Le Mans per tutti
La 24 Ore di Le Mans del Centenario è andata in archivio. E’ stata una manifestazione sportivamente meravigliosa e ancora più fantastica, se possibile, come evento in sé per sé. E’ difficile spiegare a parole cosa sia la Le Mans, come si svolga, cosa si provi mentre si è all’interno del Circuit de la Sarthe. Per citare i Maneskin, “è come spiegare i colori a chi vede in bianco e nero”.
Già, in bianco e nero. Questa definizione potrebbe essere interpretata in maniera negativa nei confronti di chi non ha mai assistito a questa gara o non l’ha mai considerata nei suoi interessi. In un certo senso, devo ammetterlo, è così. Lo dico da imolese, lo dico da commissario di percorso, da persona abituata a vedere auto e moto sfrecciare a pochi metri da me. L’impressione che ebbi al ritorno dal suolo francese nel 2017, anno della mia prima volta a Le Mans, fu quella di non aver mai visto una gara prima di quella volta.
La 24 Ore di Le Mans trascende la gara automobilistica ed è molto di più: è una Woodstock del motorsport. Può essere una gara noiosa, può essere una gara bella, può piovere per un giorno di filato, può essere freddo, caldo: non importa cosa succeda durante la corsa, di certo, allo spegnimento dei motori dopo bandiera a scacchi, c’è il vuoto interiore che lascia il termine della manifestazione.
Per seguirla per bene, godendosi anche le attività di contorno, bisognerebbe avere il dono dell’obiquità tante sono le diverse possibilità e i diversi modi di vivere la gara. Nei più giovani l’adrenalina scorre a fiumi e li vedi andare a destra e a sinistra, sopra e sotto, per non perdersi nulla di tutto quel ben di Dio creato da ACO. Ma l’evento non è solo per persone con una carta d’identità “leggera”. La cosa impressionante è che la Le Mans è come i giochi di società per famiglie, da 6 a 99 anni, ma anche prima dei sei, ve lo assicuro. Non è raro imbattersi in coppie di persone un po’ avanti con l’età curiosare nel villaggio pieno di stand promozionali e store ufficiali, bambini appoggiati sulle transenne sotto il palcoscenico di un concerto di Bob Sinclar o un ultra-ottantenne con le cuffie radio a bordo pista alle 22 che non vuole perdersi un attimo di azione.
La Le Mans è uno degli eventi più democratici che ci sia: ognuno può viverla a modo suo e non esiste un modo giusto o sbagliato per farlo, esiste il tuo modo. Non importa che tu abbia tante o poche disponibilità economiche, una possibilità adatta alle tue tasche c’è. La 24 Ore di Le Mans è davvero la gara di tutti, un patrimonio di tutti e dell’umanità, alla portata di tutti coloro i quali godono a vedere oltre sessanta auto contendersi il primato su una pista lunga oltre tredici chilometri e che trasuda leggenda in ogni suo metro.
Chi si interessa di Formula 1 e snobba le altre competizioni, salvo poi salire sul carro del vincitore una volta che questo guida un’auto rossa, abbraccia il daltonismo sportivo e rinuncia a vivere il motorsport nella sua essenza più profonda, che non è fatta di tifo e polemiche, ma di passione, gioia ed entusiasmo.
La 24 Ore di Le Mans riconcilia con il motorsport, riconcilia con la sportività, riconcilia con la vita. Non è un caso se è stata seguita sul tracciato da 200.000 persone negli anni sportivamente meno interessanti. Questa è LA gara. L’invito a tutti è quello di abbandonare il bianco e nero per vivere l’intero arcobaleno dell’automobilismo. Se andrete a Le Mans in futuro e resterete delusi ditemelo, vi rimborso io le spese. Tanto non succederà, ne sono certo.
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