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Il Semaforo Rosa – Lacrime amare
L’attesa per la 24 Ore del centenario era molto forte non solo per tutti gli appassionati in loco o a casa, ma anche per tutti i piloti e gli addetti ai lavori in pista. Come ogni grande evento quando si sente la possibilità di scrivere la storia, la responsabilità diventa tanta e tutti vogliono portare a casa il tanto ambito premio. Così non può essere, solo uno trionfa e solo uno si porta a casa il trofeo e la gloria. Per gli altri l’amarezza di uscire con una consolazione o con la tristezza di non essere riusciti a raggiungere quanto si erano prefissati, ma con la consapevolezza di averci messo tutto. Lo sport è questo, più nello specifico anche il motorsport non perdona e a volte, molto spesso sa essere anche crudele. Però come amano dire molti piloti “Lo amiamo per questo”. Sì, perché se sa deludere, sa anche far gioire e regalare emozioni uniche.
Oggi voglio ripartire da delle lacrime, quelle post gara di Michelle Gatting. La pilota danese è apparsa sui social della sua squadra Iron Dames, visibilmente commossa dopo la bandiera a scacchi. Il perché è presto detto. Le ragazze terribili di Deborah Mayer sono arrivate quarte nella classe LMGTE migliorando nettamente le prestazioni fin qui ottenute sulla pista della Sarthe, ma considerato l’andamento della loro gara, non può essere una soddisfazione. Sarah Bovy, Rahel Frey e la stessa Gatting, si sono più volte alternate alla guida della Porsche 911 RSR-19, hanno guidato la loro categoria per gran parte del tempo e sono state stabilmente sul podio per quasi tutta la durata della gara e alla fine è arrivata la beffa. Un quarto posto che ha lasciato l’amaro in bocca alle ragazze, perché l’occasione era unica, ma che con il tempo acquisterà il valore che merita, dando ancora più motivazioni al team di cesena per raggiungere grandi traguardi.
Le lacrime della veloce amazzone nordica si sono unite a quelle di gran parte della squadra delusa dal risultato finale, ma mai domata. Le ragazze non erano partite benissimo in quanto rimaste fuori dall’Hyperpole si erano dovute accontentare del 12° posto. Dalla griglia erano poi riuscite a risalire fino alla zona podio e alla testa della corsa. Purtroppo nell’ultimo pit stop i meccanici hanno dovuto sostituire i freni per un problema e questo ha richiesto più tempo del previsto, provocando così lo scivolamento della vettura #85 al 4° posto, dove è rimasta fino a fine gara.
Anche per la piccola di Iron Dames, ma con colori Prema, il centenario non è andato come sperava. Doriane sulla macchina #63 insieme a Kvyat e Bortolotti era riuscita a prendersi la terza posizione sulla griglia di partenza, seppur mancando la pole di 0.040 millesimi. Pin ha dovuto rinunciare al sogno di lottare per la vittoria, così come tutto il team italiano, a causa di un incidente in notturna di Kvyat che ha sbattuto contro le barriere. Vettura troppo danneggiata e conseguente ritiro.
L’ultima ragazza rimasta non ha avuto miglior fortuna rispetto alle sue colleghe. Lilou Wadoux, paladina di casa come Doriane, sulla Ferrari di Richard Mille è stata protagonista di un violento incidente con il quale è terminata la gara di tutto l’equipaggio. Fortunatamente niente di grave, ma per la giovane pilota del Cavallino, prima donna a vincere nel WEC a Spa, le aspettative erano altre.
Quest’anno la maratona della Sarthe non si è tinta di rosa, ma è stata bagnata dalle lacrime e dalla tristezza dei cinque volti femminili che ne facevano parte. Quando l’ambizione è molta, non ottenere ciò per cui si è lavorato fa male. Ma sono sicura che quando si guarderanno indietro sapranno che per arrivare lassù e scrivere la storia si deve necessariamente passare da questi momenti che fortificano e fanno crescere. Non ora, che lo sguardo è puntato in avanti alla prossima sfida da affrontare e mai indietro, almeno fino a fine stagione.
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