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Carlo Mazzone, un grande allenatore tre volte sulla panchina rossoblù. Grazie Sor Carletto

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La morte di Carlo Mazzone è una di quelle cose che non può lasciare indifferenti gli appassionati di calcio. Ma come si fa a raccontare a qualcuno chi era Carletto Mazzone? Le statistiche in questo possono aiutare, ma non rendono l’idea. Non lo rendono per  i giocatori e gli allenatori normali, figuriamoci per Sor Carletto. Va bene, possiamo iniziare col dire che alla data della sua morte agosto 2023, detiene il record di panchine in Serie A (797 se si calcolano gli spareggi, 792 se non li si calcola) e che è anche il tecnico italiano più longevo in assoluto, con 1278 panchine ufficiali. Romano e romanista, col cuore che batte anche ad Ascoli (dove infatti è morto), città che nel 2019 gli ha intitolato la Tribuna Est dello stadio. Fa parte, chiaramente, della Hall of Fame del calcio italiano.

Però è un po’ poco questo, per una persona, prima che di un allenatore e di un giocatore, che ha sempre unito un carattere sanguigno ad una estrema professionalità, ha unito serietà a umiltà e schiettezza a educazione. Uomo d’altri tempi, si direbbe a suon di frasi fatte. Però è difficile uscire da questo stereotipo con Mazzone.

Più ci penso e più torno alla domanda iniziale: come si fa a raccontare a qualcuno chi era Carletto Mazzone?

Sicuro con uno dei migliori aneddoti: Mazzone allenava la Roma (1993/96) e l’allenatore sgridò Amedeo Carboni, difensore di fascia dei giallorossi perchè si spingeva in attacco con troppa costanza. E lo fece chiedendogli: «Amedeo, quante partite hai fatto in Serie A?». Alla risposta del giocatore che ne aveva già fatte 350, Carletto gli chiese quante volte aveva segnato. Carboni rispose quattro volte. «Ecco, allora vorrei sapere ‘ndo c***o vai!». Perché Mazzone era così, schietto e diretto. Era un professionista ma viveva la società come una grande famiglia con i rapporti interpersonali sempre in primo piano.

E a proposito di schiettezza sanguigna… chi non ha visto il video della sua mitica corsa sotto la curva dei tifosi dell’Atalanta?

Hanno detto di Carletto Mazzone

Ma forse per raccontare Carletto si deve passare da quello che ha fatto per il calcio. Ma non dai numeri, ma dai ricordi che ha lasciato. E quindi dobbiamo inserire altre tre citazioni, di tre personaggi che il calcio lo hanno capito e lo capiscono, e che hanno fatto la storia a loro volta.

Giovanni Galeone, grande tecnico, disse una volta: «A Napoli sono stato un po’ presuntuoso. Avrei dovuto capire che dove si ferma Mazzone non posso fare miracoli io».

Alziamo l’asticella e prendiamo una frase di Josep Guardiola, che non ha mai fatto mistero di aver imparato tanto da Carletto, dopo una delle sue prime vittorie in campo internazionale: «Vorrei fare una dedica per questa vittoria al calcio italiano e al mio maestro Mazzone: sono orgoglioso di averlo avuto come tecnico».

E finiamo con Roberto Baggio, uno dei massimi fenomeni del calcio italiano, che con Mazzone ha vissuto anni meravigliosi a Brescia: «Posso solo dirgli grazie. Mi ha dato, credendo ancora in me, la possibilità di vivere quattro anni in più di calcio, anni belli, pieni di significato. È una persona schietta, sincera, in un mondo in cui spesso vanno avanti i ruffiani, i leccaculo, gli opportunisti».

Ecco, quando impressioni sia per il tuo lavoro che per la tua persona, gente come Galeone, Guardiola e Baggio, evidentemente qualcosa di grande ce l’hai davvero dentro e lo mostri al prossimo.

Mazzone a Bologna, la prima e la terza volta

Ma qui siamo su 1000cuorirossoblu.it e vogliamo ricordarlo soprattutto come nostro ex allenatore. Mazzone si è seduto sulla nostra panchina in tre differenti momenti, onorando sempre il proprio ruolo e non nascondendosi mai dietro colpe altrui o problemi non dipendenti da lui. Parliamo prima delle due volte meno fortunate…

La prima volta è arrivato sotto le Due Torri nella stagione 1985/86, dando un passo regolare alla propria formazione che pur cercando di aumentare il proprio ritmo nel ritorno, non riuscì per poco a centrare l’obiettivo della promozione in Serie A, arrivando sesto alla fine della stagione.

La terza ed ultima volta, ci ha allenati per due stagioni, dal 2003 al 2005. Nella prima i rossoblù hanno ottenuto una salvezza tranquilla (12 posto), tenendo un percorso regolare in campionato ma uscendo abbastanza presto in Coppa Italia, contro un Udinese comunque più forte in quel momento. La stagione successiva, quella di Calciopoli e della retrocessione, è sicuramente meno positiva. Partiti lenti, i rossoblù recuperano ad inizio del girone di ritorno, ma poi crollano in modo decisivo: sei punti nelle ultime undici giornate sono un bottino comunque troppo insufficiente per poter poi andare a recriminare su Calciopoli. Soprattutto dopo la sconfitta nello spareggio retrocessione col Parma.

E per ricordare Carletto, penso abbia senso mostrare anche questo video, che ci riporta proprio in quei momenti di tensione. Oggi ormai gli allenatori rispondono costantemente con frasi fatte, quasi studiate. Voi come avreste risposto? Mazzone risposte come segue…

Mazzone e il Bologna 1998/99, l’ultimo Bologna a vincere in Europa

E allora perché Mazzone è così ben voluto a Bologna? Perché faccio fatica a raccontare chi è Carletto Mazzone? Perché Mazzone doveva essere vissuto in quegli anni in cui il Bologna apriva il cuore e ti faceva davvero sperare che vincere era possibile. Solo avendo vissuto il Bologna 1998/99 si può capire perchè un bolognese ami Carletto Mazzone.

Era il Bologna di Andersson e Ingesson (lacrimona sempre pronta a scendere), il Bologna di Signori e Kolyvanov, di Antonioli e Paramatti, di Fontolan e Nervo. Di Marocchi, Bia e ancora altri che andrebbero ricordati e che erano guidati saldamente da Carletto Mazzone. Era l’ultimo Bologna che abbia vinto in Europa e che abbia fatto davvero sognare qualcosa “di più” a chi ogni domenica andava allo Stadio.

Baggio se ne era andato, e il pubblico non era soddisfatto. Signori era una scommessa (vinta alla grande) ma la squadra divertiva anche se non aveva un gioco particolarmente complesso. Sor Carletto ci portò ad arrivare noni in quella stagione, facendoci qualificare di nuovo per l’Europa dopo che ci aveva portato fino in semifinale di Coppa Uefa in quell’annata (sento ancora il dispiacere per quell’1-1 maledetto contro il Marsigla). Una volta, mi pare alla Roma, disse: «Mi riconfermano se vinco in Uefa? Ma io voglio anche lo scudetto. E mettiamoci pure una coscia di pollo, và». E a Bologna ragionò allo stesso modo. Nono posto in campionato, con accesso all’Europa, Semifinale di Coppa Uefa, e semifinale di Coppa Italia, anche in questo caso purtroppo con esiti non fortunati per i rossoblù. Ma qualcuno si ricorda una stagione migliore di questa?

Anche perché spesso ce lo si dimentica, l’annata 1998/99 iniziò con la vittoria dell’Intertoto. Una coppetta? Una cosa inutile? Forse si, ma intanto dava accesso all’Europa, e il Bologna quell’anno lo vinse l’Intertoto, e che piaccia o meno, è stato l’ultimo trofeo internazionale alzato dai rossoblù. Roba da poco? Forse si, di certo però non per quelli che quell’anno lo hanno vissuto, e se lo sono goduto fino alla fine, innamorandosi di Carletto Mazzone e di quei ragazzi che ci hanno fatto sognare in giro per l’Europa oltre che per l’Italia, visto che fu anche l’anno in cui battemmo 3-0 all’andata pareggiando 2-2 in campionato contro la Juventus, che battemmo anche 1-2 in Coppa Italia, vincemmo contro l’Inter in casa e la battemmo anche nel doppio spareggio per andare in Europa la stagione successiva. Infine, tanto per ricordarsi un evento divertente anche se non collegato direttamente con Carletto, fu l’anno del gol di Eriberto/Luciano a Venezia… quel coast-to-coast leggendario.

Alla fine, pensandoci bene, Carletto Mazzone è l’ultimo allenatore ad aver vinto qualcosa con il Bologna. Ma è un personaggio talmente meraviglioso che risulta quasi secondario il fatto che abbia vinto, ci ha fatto talmente emozionare, dentro e fuori dal campo, che la vittoria è un di cui della sua carriera.

Se volete rivedere i gol della Coppa Uefa, ecco un video che ripercorre la cavalcata rossoblù

Un ricordo della Redazione di 1000 Cuori Rossoblù su Mazzone

Finiamo con un ricordo personale. Anni or sono facevamo una trasmissione radiofonica su Punto Radio. Abbiamo più volte cercato di coinvolgere Mazzone, come ospite telefonico. Non ci siamo mai riusciti nonostante Carletto non si sia mai negato. Ho parlato con lui in prima persona, ed ho parlato anche con la moglie, entrambi sempre gentilissimi ci hanno sempre risposto dicendo che di Bologna e dei bolognesi avevano solo ricordi meravigliosi. E Carletto era entusiasta delle nostre chiamate. Solo che poi c’era un problema tecnico…

Mazzone era un romantico, non un tecnologico. E quindi il telefono era sempre in casa e ci rispondeva la moglie, chiedendoci mille volte scusa imbarazzatissima e dicendo che ci avrebbe fatti richiamare appena Carlo fosse tornato a casa. Una volta lo fece davvero, ma a trasmissione finita. Era al centro sociale a giocare a carte, e gli era passata l’ora cercando di vincere l’ennesima partita. Gli ho voluto ancora più bene. Siamo sicuri che ci provò a richiamare anche le altre volte, ma forse non c’era più nessuno a rispondergli in radio. Fu comunque bello parlargli e sentire quanto era ancora appassionato e innamorato della nostra città, e delle emozioni che gli aveva regalato.

Insomma, io non so se ho reso giustizia a Carletto, né se ho spiegato a chi non lo ha vissuto cosa si è perso. Forse dovevo essere più professionale. Di certo c’è che oggi il calcio perde un grande uomo, oltre che un grande allenatore. Da parte mia posso solo aggiungere questo: Grazie Sor Carletto, è stato emozionante vederti e sentirti, sempre.

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