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Mondiali atletica leggera – Budapest day4: Gianmarco Tamberi è campione del mondo
Serata caldissima in quel di Budapest, il National Athletic centre della capitale magiara è quasi sold-out per lo spettacolo della grande atletica internazionale. I dodici della finale del salto in alto maschile sono in pedana che provano le rincorse scambiandosi rapide occhiate per scrutare il proprio rivale come a decifrare da uno sguardo eventuali debolezze e insicurezze.
Sulle tribune molte le bandiere tricolori, molte parole in italiano: c’è Gianmarco (Gimbo) Tamberi in pedana, carico e determinato come non mai, pronto a dare spettacolo.
L’inizio
Gimbo inizia la gara con un errore sui 2,25, tipico di chi deve solo trovare l’equilibrio giusto in una serata importante. C’è il bahreinita Mutaz Barshim, amico e avversario di sempre per Gimbo, forse il più grande talento del salto in alto da 30 anni a questa parte. C’è lo statunitense Harrison, il futuro, giovane e forte anche nel salto in lungo. Ci sono poi il sudcoreano Woo e il cubano Zayas, che assieme al tedesco Potye sono scomodi clienti, protagonisti durante la stagione. Da 2,25 si va a 2,29, poi a 2,33, tutti iniziano a sbagliare, tranne Gimbo, che non butta mai a terra l’asticella.
La curva si accende ancora di più quando, senza errori, Tamberi si trova nei migliori tre, certo di una medaglia, ma non della Medaglia, quella d’oro.
Gimbo è Campione del Mondo
L’apoteosi è al 2,36: seguito da un boato generale e da un alzarsi di tricolori, Gimbo salta al primo tentativo, portandosi in testa, mentre Barshim e tutti gli altri, tranne Harrison, escono dalla gara. Restano in due ai 2,38, Gimbo e l’americano, che ha valicato i 2,36 però al secondo tentativo. Ora è adrenalina pura: se entrambi sbagliano i 2,38 vince Gimbo, se invece Harrison ce la dovesse fare la situazione sarebbe molto complicata per l’azzurro (che ha 2,39 di personale). Ecco che in una notte ungherese di mezza estate di colpo il cielo diventa azzurro. Harrison sbaglia, Gimbo esulta portando le braccia al cielo e iniziando a correre all’impazzata mentre dalla curva tutti gli italiani venuti appositamente per lui esultano sventolando sempre più forte i tricolori. Tamberi prova per onor di gara i 2,40, ma la testa non c’è: è campione del mondo, per la prima volta, e per la prima volta l’oro è solo suo (a Tokyo fu pari merito con Barshim).
Ricordare di esserci stati in una delle serate più emozionanti nella storia della grande atletica internazionale rievocherà sempre magiche emozioni per chi è stato sulle tribune a soffrire insieme a Gimbo.
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