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Dalla Rari Nantes alle Universiadi: Elena Altamura, ragazza d’argento
Le Universiadi di Chengdu hanno visto la pallanuoto italiana mettersi in risalto come nessuna altra nazione ha avuto la capacità di fare: l’Italia ha infatti conquistato uno splendido oro al maschile ed un altrettanto meraviglioso argento per le ragazze di Aleksandra Cotti, sconfitte dalla Cina nella finalissima. Un doppio podio estremamente soddisfacente per la Federazione ma soprattutto per atleti e rispettive società, che hanno visto i propri giocatori, tanto vincenti in campo quanto nello studio, tornare in patria con una medaglia al collo e tante speranze per il futuro pallanuotistico italiano.
Elena Altamura, tra le principali bocche da fuoco dell’ultima stagione della Rari Nantes, ha preso parte alla spedizione della nazionale universitaria, mettendo a disposizione della squadra il proprio feeling con il gol e contribuendo fortemente all’approdo azzurro sul podio. Non si tratta della prima apparizione internazionale per l’anconetana, che con le giovanili ha partecipato a diverse manifestazioni extracontinentali, meritandosi anche qualche convocazione col Setterosa.
Parallelamente, la classe ’98 ha anche terminato una parte del proprio percorso universitario, laureandosi a febbraio presso l’Università di Ancona nella triennale di Ingegneria biomedica. Nella stessa sede svolgerà anche gli studi magistrali, dovendo così, però, salutare la Rari Nantes dopo un solo anno di permanenza. Scelta obbligata ma dolorosa, in quanto la giovane marchigiana ha lasciato un bellissimo ricordo di sé in terra bolognese. Di buonissimo carattere, estremamente disponibile e sorridente, Elena ha raccontato la propria esperienza universitaria e sportiva, culminata con l’Universiade cinese.
Elena, hai recentemente chiuso una prima parte del tuo percorso di studi, e sei pronta a dedicare le tue energie ad una nuova sfida, il corso magistrale. Il tutto, ovviamente, condito dalla pallanuoto, che ti ha portato ad uscire dalla tua comfort zone, Ancona, verso nuove mete.
«Ho recentemente concluso la triennale di Ingegneria biomedica, e devo dire che ottenere una laurea parallelamente agli impegni che la pallanuoto implica non è stato per niente semplice. Nonostante questo, rifarei quest’esperienza altre mille volte! Non ho ancora smesso di studiare, perché a settembre comincerò la magistrale di Clinical Engineering nella mia città, Ancona, che ho lasciato due anni fa».
Parliamo ora della nazionale: non si trattava della tua prima volta, perché hai passato in azzurro tutta la fase delle giovanili. A luglio, però, è arrivata una nuova chiamata da parte della Federazione, che ti ha portato ad indossare ancora il Tricolore, questa volta con la nazionale universitaria.
«A dire la verità non pensavo che nella mia vita avrei riavuto occasione di vestire i colori e la calottina dell’Italia. Nonostante fosse passato diverso tempo dalla mia ultima manifestazione internazionale con le giovanili, ho risentito le stesse bellissime emozioni, come se fosse la prima volta».
Il gruppo era nuovo, chiamato a raccolta da mister Cotti poche settimane prima dell’evento. Come avete fatto in modo di trovare la giusta alchimia tra di voi?
«Anche se era la prima volta che ci preparavamo per questo appuntamento, tra di noi ci siamo trovate subito bene, perché negli anni spesso ci eravamo incontrate in finali giovanili o in altri collegiali: con alcune avevo anche giocato insieme a livello di club. È vero, abbiamo avuto poco tempo per conoscerci a fondo in acqua, ma proprio per questo motivo ce l’abbiamo messa tutta sin dall’inizio: in una decina di giorni abbiamo svolto la preparazione, facendo giornalmente doppi allenamenti, e devo dire che anche l’approccio con gli allenatori, Aleksandra Cotti e Marco Manzetti, è stato ottimo, perchè ci siamo trovati bene sin da subito. Abbiamo svolto, a mio avviso, un buon lavoro».
E poi siete arrivate in Cina: come è stato l’impatto con l’Universiade e con la città di Chengdu?
«Molto bello! Per quanto riguarda l’evento in sé, siamo state inserite in un girone unico, composto da 6 squadre: insieme a noi abbiamo trovato Cina, Giappone, Singapore, Australia e Sud Africa. La vera formazione da battere era quella padrona di casa, perchè si è presentata alle Universiadi con la squadra che aveva appena terminato i Mondiali a Fukuoka. Chengdu è una città fantastica, che ci ha accolte subito con un’atmosfera magica. Tutto era organizzato alla perfezione, i cinesi hanno cercato in tutti i modi di farci sentire a casa il più possibile. La sensazione è stata quella di vivere per due settimane in un universo parallelo, perché anche il villaggio ha superato ogni nostra aspettativa. Gli impianti erano nuovissimi e perennemente pieni di un pubblico super caloroso».
Dopo una buona fase a gironi ed una semifinale particolarmente agevole con il Giappone, siete approdate in finale con la Cina, padrona di casa, che ha conquistato l’oro dopo una partita molto combattuta.
«Loro erano molto più allenate, perché venendo dal Mondiale erano più preparate fisicamente, più pesanti in acqua e più abituate a giocare insieme di quanto lo fossimo noi, reduci da un lungo stop dopo la fine dei campionati. Nel girone le abbiamo sofferte molto, mentre nella finale le abbiamo messe in seria difficoltà, nonostante siano riuscite a portare a casa la partita nel quarto tempo».
Adesso potrai goderti un po’ di meritato riposo prima di riprendere la stagione sportiva. Dopo due anni, dove hai giocato tra Verona e Bologna, tornerai a vestire i colori della società che ti ha cresciuto, la Vela Nuoto Ancona.
«Sì, per motivi universitari purtroppo ho dovuto salutare la Rari Nantes a malincuore. Nonostante le nostre strade si separeranno, faccio un grosso in bocca al lupo a tutte le ragazze ed alla società per la prossima stagione di serie A2».
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